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Non solo Champagne

Monte Rossa Cabochon Rosé: caspita quanto è buono!

Prima premessa: questo sito è dedicato allo champagne, salvo alcune rare eccezioni rappresentate da bollicine nostrane che si dimostrano non solo interessantissime, ma rivelano un tale spessore da...
di Alberto Lupetti

Monte Rossa Cabochon Rosé

Prima premessa: questo sito è dedicato allo champagne, salvo alcune rare eccezioni rappresentate da bollicine nostrane che si dimostrano non solo interessantissime, ma rivelano un tale spessore da non avere nulla da invidiare a buona parte delle etichette d’Oltralpe.

Seconda premessa: ho detto più e più volte che è molto difficile declinare in rosa le bollicine, lo è in Champagne, figuriamoci altrove.

Ecco perché questa versione rosé del Cabochon di Monte Rossa mi ha più che colpito e molto, molto positivamente. Al punto da sentirmi di dire che condivide con l’Annamaria Clementi Rosé di Ca’ del Bosco e con il Perlè Rosé di Ferrari il podio dei migliori rosé italiani in assoluto…

Emanuele Rabotti casa vinicola Monte Rossa
Emanuele Rabotti ha eredato dai genitori una grande azienda vitivinicola e ha avuto l’abilità di renderla eccellente.

Monte Rossa è la splendida realtà creata da Paola Ravetta e suo marito Paolo Rabotti recuperando la tenuta sulla collina omonima e sviluppando tra i primi quello che poi diventerà un vero e proprio “sistema Franciacorta”, ovvero un vino a rifermentazione in bottiglia legato ed espressione di uno specifico territorio. Successivamente, l’azienda è sviluppata in maniera encomiabile dal figlio Emanuele, che ha portato molta Francia, la Francia champenoise, in azienda e lo ha fatto in maniera intelligente: non cercando di produrre simil-champagne in Franciacorta, bensì applicando le tecniche tradizionali della Champagne, compresa la fermentazione in piccole botti di legno, per far esprimere al meglio il terroir di Franciacorta. E nel 2002 costruisce una nuova cantina su tre livelli che lavora esclusivamente per gravità e sintetizza la propria filosofia in un vero e proprio decalogo, anzi un manifesto di ben 19 regole. Una visione molto intelligente, insomma, e i risultati lo confermano: le circa 500.000 bottiglie annue di Monte Rossa si muovono su livelli tra il buono e l’eccellente. Con l’eccellente rappresentato dal raro Cabochon Rosé. Raro perché nella storia dell’azienda è stato prodotto solo quattro volte: nel 1992, nel 1995, nel 2001 e nel 2005, quest’ultimo forte di un significato molto particolare in quanto lanciato in occasione del quarantennale di Monte Rossa (1972-2012). Tecnicamente è un Franciacorta Rosé Riserva ed è prodotto con le uve dei soli comuni di Cazzago San Martino e Passirano dai soli vigneti di proprietà (15 ha) e, nello specifico, dai cru (in Champagne diremmo lieux-dits) Pratone, Barek, Brolo, Palo e Nespoli, con piante vecchie una quindicina d’anni. La resa in mosto è di circa il 35% per il Cabochon e ciascun cru è vinificato separatamente in barrique, dove rimane a maturare fino al febbraio successivo alla vendemmia. Dopo l’assemblaggio e l’imbottigliamento, questo rosé ha maturato 60 mesi sui leviti. Se il Cabochon Rosé è stato prodotto in sole 12.000 bottiglie, la cantina di Bornato dimostra la sua predilezione (e la bravura) per il rosé con il non millesimato “P.R. Rosé Brut”, che rappresenta ben il 50% della produzione totale.

cantina vini Monte Rossa
Dal 2002 Monte Rossa può contare su una nuova cantina su tre livelli voluta da Rabotti per lavorare esclusivamente per caduta.

bottiglia di vino Cabochon Rosé, Monte RossaMonte Rossa Cabochon Rosé 2005
43% Pinot Noir in rosa, 57% Chardonnay
sbocc. 2011 – Colore oro rosa piuttosto carico per un bel naso davvero, ricchissimo, addirittura denso di frutto, ma fresco e croccante, nonché snellito da un vena agrumata scura, una finissima mineralità e appena un accenno di dolcezze. Bocca ancora piena ma snella, croccante di frutto, sempre di sviluppo agrumato sui toni dell’arancia scura, con un bel sottofondo di accennata maturità. È un rosé molto gustoso e con un bellissimo finale, di sottile e lunga persistenza sempre sugli agrumi scuri, oltre a una scia sapida. Gran bel vino, importante, ma che si beve con rara piacevolezza.

E ora mi vengono i capelli (!) dritti per quello che sto per dire, ma devo ammettere che dà la paga a diversi champagne rosé. Con mia somma sorpresa…
Voto: 91/100

Vorrei chiudere con un pensiero di Emanuele Rabotti, che ho avuto il piacere di conoscere la scorsa estate, trovando una persona straordinaria, appassionata e competente. Un pensiero che va oltre gli slogan dimostrando inequivocabilmente che c’è produttore e produttore: “un vino buono nasce, prima che in vigna, da un’idea che solo il tempo, l’esperienza e la passione possono realizzare”. Chapeau.

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11 risposte a “Monte Rossa Cabochon Rosé: caspita quanto è buono!”

  1. Mi piace come racconti la tua conoscenza vinicola ….fai dei corso , on-líne per quelli che dobbiamo avere un mínimo di informazione visto che anche questo è Arte

      • Buna sera sig lupetti secondo lei è possibile che 12 bottiglie su 12 di cabochon rose del 2001 possono andare a male , e come scusante l’azienda dice : eee sonno del 2001 cosa pretende ?
        A mio avviso dato che il vino è sempre stato tenuto in casse di legno chiuse ad una temperatura costante di 15 gradi e il vino il problema . Lei cosa ne pensa ?

  2. Che dire : sono un commerciante ed esperto di bollicine : non pensavo che il trattamento peggiore me lo riservasse propio la franciacorta , monterossa in particolare pensa di fare il bello è il cattivo tempo , ma non è così .
    Da una azienda come questa ci si aspetta di più , in particolare quando si parla del cabochon rose 2001 fiore all occhiello dell azienda ,vi spiego: acquistato direttamente dalla monte rossa venduto al cliente 6 bottiglie , di 6 bottiglie 6 erano senza bolle e con un cattivo sapore di vino marsalato . Chiamata l’azienda non ci anno sostituito il prodotto è come scus hanno detto che cosa vuole pretendere da un vino del 2001. Alche gli ho risposto che la sera precedente avevo bevuto uno champagne rose del 1985 ed era in splendide condizioni. È questa l’eccellenza italiana ? Un top di gamma da 50€ al commerciante marcito dopo così poco tempo ? Non voglio essere polemico ma aziende di questo genere fanno vergognare l’Italia rispetto alla più piccola azienda di champagne che per loro il cliente è sacro e merita rispetto per quello che sta bevendo .

    • Accidenti! Sono esterrefatto…
      Devo avere ancora un 2005. Verifico, lo riassaggio e le rispondo con calma.

      • Buona sera sig lupetti ci siamo conosciuti ad una master class di philarmonica , ricordo ancora con piacere la nostra conversazione. Del charles 1981 magnum . Che champagne !,
        Se mi permette le omaggio una cabochon rose del 2001 .così potrà apprezzare ancora meglio il prodotto in questione .
        Al vinitaly ho bevuto dei Franciacorta vintage di marche diverse del 2001/2002 e le devo dire che non è un problema di anno sul vino e lei me lo insegna .
        Attendo buone nuove con stima marco

        • Bella serata e piacevolissima conversazione… Ma veniamo a noi.
          Innanzitutto evitiamo paragoni di longevità tra Franciacorta e Champagne perché non stanno in piedi. Essendo quest’ultimo il vino più longevo al mondo…
          Ritengo il Cabochon Rosé la migliore etichetta di Monterossa, ma l’ultimo assaggiato è stato proprio quello dell’articolo. Successivamente non ho avuto altre occasioni. Ciò nonostante sono sorpreso. 16 anni per un Franciacorta non sono pochi, ma neanche tali da giustificare la profonda ossidazione (sapore marsalato) da lei lamentata. Neanche se le bottiglie sono state conservate a qualche grado in più (15°C) dell’ottimale (10°C). Inoltre, essendo il fenomeno esteso a tutte le bottiglie, la cosa è veramente curiosa.
          Sarei tentato di dire che quel lotto di bottiglie ha avuto una partita di tappi scadenti e il vino si è ossidato, ma, da quanto le è stato risposto dalla stessa azienda, mi viene il dubbio che il problema sia dello stesso vino e la cosa sia a conoscenza della Monterossa. Ovviamente, non è tollerabile, ma lo è ancora meno il modo con cui le hanno risposto. Fossi in lei, proverei a contattare Emanuaele Rabotti, patròn di Monterossa, per metterlo a conoscenza sia del problema avuto con tutte le bottiglie, sia del modo in cui le è stato risposto in azienda.
          Mi faccia sapere

  3. Buona sera Sig. Lupetti,
    Fino a quanto può arrivare la longevità di un Franciacorta conservato in cantina? Un Riserva quanto può resistere nel tempo? Lo so che è una domanda a cui è impossibile dare una risposta certa, però mi piacerebbe capire quanto tempo posso fare aspettare certe etichette, evitando di trasformare un “voler far evolvere ancora di più la bottiglia” ad un “perlage svanito nel nulla”.

    Grazie per la disponibilità.

    • Allora, i migliori Franciacorta degli anni ’80 mostrano ancora un’ottima vitalità, anche se non paragonabile a quella degli champagne di pari annata.
      Successivamente, complici il clima e la maggiore concentrazione, mi sembrano via via meno vitali, quindi non scommetterei su una lunga longevità.
      In parole povere, con i non millesimati attuali non andrei oltre i 2-3 anni dalla sboccatura, con i migliori millesimati mi terrei entro i 6-8, al massimo 10 con quelle 2-3 cuvée di riferimento.

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