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Rosé

Moët e l’ultimo champagne rosé del XX secolo

Come avevo detto prima in occasione del lancio dei Grand Vintage 2006 e successivamente con la presentazione dei Grand Vintage Collection 1999 e 1985, Moët & Chandon ha proposto queste...
di Alberto Lupetti

Moët & Chandon Grand Vintage Collection Rosé 1999

Come avevo detto prima in occasione del lancio dei Grand Vintage 2006 e successivamente con la presentazione dei Grand Vintage Collection 1999 e 1985, Moët & Chandon ha proposto queste ultime due annate da ‘collezione’ anche in versione rosé. Senza troppo clamore, è vero, ma le quantità sono talmente ridotte da giustificare questa riservatezza. Però, non ringrazierò mai abbastanza lo chef de cave Benoît Gouez per avermi dato la possibilità di assaggiare anche questi rari champagne tanto come anteprima, quanto, una seconda volta, come plus per la nuova edizione (2016-17) della guida Grandi Champagne. In effetti, in guida troverete, nell’ambito della gamma del colosso di Epernay, anche delle chicche. Quali? Beh, inizialmente sarebbero dovuti essere proprio i due Rosé della linea Grand Vintage Collection, ma nel frattempo (giusto 2 giorni fa…) è saltata fuori una novità Moët & Chandon della quale non posso assolutamente parlare fino a settembre: alla luce di ciò, in guida troverete quest’ultima novità e il GVC Rosé 1985, mentre il Rosé 1999 ve lo racconto qui in esclusiva.

Benoît Gouez, chef de cave di Moët & Chandon
Benoît Gouez, chef de cave di Moët & Chandon, è più che mai una delle figure più talentuose del panorama champenoise. Ma non solo…

Prima, però e proprio a seguito di questa super novità più o meno top secret, vorrei spezzare ancora una volta una lancia in favore di Benoît Gouez. Credo che questo incredibilmente talentuoso chef de cave sia stato colpevolmente sottovalutato da molti appassionati a criminalmente ignorato dai cosiddetti ‘talebani’ (questi ancora credono che Moët & Chandon faccia champagne di scarso valore…), quando, invece, sta chiaramente dimostrando come qualità possa far rima con qualità, anche a fronte di numeri a dir poco da capogiro. Gusti personali a parte, ne è un clamoroso esempio in Brut Impérial, ma bastano ancora un paio di mesi di pazienza perché il nuovo champagne targato Moët si riveli e disintegri in un sol colpo ogni dubbio, anche quello di più ortodossa fede ‘talebana’…

cantine Moët & Chandon
Nelle splendide cantine della maison a Epernay si trovano veri e propri tesori che, periodicamente, lo chef de cave rivela agli appassionati come autentici regali.

Bene, nel frattempo torniamo a questo benedetto Moët & Chandon GVC Rosé 1999, scelto dallo chef de cave per accompagnare nel suo debutto sul mercato il Grand Vintage Rosé 2006, che, per la cronaca, rimarrà valido per tutto quest’anno e parte del prossimo. I rosé sono veramente rari nell’ambito della linea Collection, ma sono anche perfettamente emblematici della lunga e felice tradizione di Moët pure quando si parla di champagne in rosa. Non a caso, il 1999, oltre a essere l’ultimo millesimato del XX secolo, è il 35° Vintage Rosé della maison. Ricordo che la 1999 è stata un’annata molto calda, dall’andamento contrastato: inverno freddo e dolce, con giornate soleggiate, nonché tanto nevoso quanto piovoso; poi, la primavera è stata calda ma anche contraddistinta da una gelata a maggio (!) che ha compromesso circa 700 ettari, quindi da giugno è arrivato il gran caldo con una fine d’estate addirittura ‘tropicale’. La vendemmia ha visto un elevato alcol potenziale (10°) e, soprattutto, una resa da record, ben 19.000 Kg/ha! A ogni modo, il Moët & Chandon Grand Vintage Collection Rosé 1999, proposto sia in bottiglia, sia in magnum, ha maturato oltre 13 anni sui lieviti ed è poi stato dosato a 7 g/l.

Moët & Chandon Grand Vintage Collection Rosé 1999

Grand Vintage Collection Rosé 1999

48% Pinot Noir, di cui il 22% in rosso, 26% Chardonnay, 26% Pinot Meunier
dég. set. 2013 – Approccio olfattivo fatto di una base matura sulla quale poggia un vino certamente di bella complessità che si offre tra note floreali e di erbe aromatiche, un tocco fumé e, soprattutto, tanta frutta rossa che si spinge fino alla confettura, oltre a una sfumatura di fico secco e sentori di pellame. La bocca di questo Moët & Chandon è ampia e solida, rotonda e gustosa, di incredibile freschezza, per questo meno vinosa di quanto ci si aspetterebbe e, anzi, in un certo senso addirittura ‘leggera’. Così, la matrice fruttata è fusa a un’importante componente di tabacco dolce e a un’anima minerale, oltre a un delicato tannino pulente in chiusura, per un risultato elegantemente soddisfacente.
Voto: 91/100

Uno champagne rosé rotondo e fine che Benoît Gouez definisce “radioso, potente, raffinato”…

Gli champagne Moët & Chandon sono distribuiti in esclusiva da:
Moët Hennessy Italia – tel. 02/6714111 – www.moethennessy.it

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3 risposte a “Moët e l’ultimo champagne rosé del XX secolo”

  1. Slave sig. Lupetti
    Ho una curiosità,ma nella maison Dom Perignon,nelle annate in cui non viene prodotto il millesimato perché non all’altezza di certe qualità,per cosa viene utilizzato quel raccolto? Ad esempio nel 2001 dove non è stato prodotto il loro vintage.

    • In una grande maison, che poi fa parte di un grande gruppo, la catena produttiva è molto complessa. Nel caso di Moët, consideri che la struttura produttiva è condivisa con DP e Ruinart, che significa scegliere tra vendemmia e fine fermentazione cosa sarà destinato alla stessa Moët, cosa a DP e cosa Ruinart. Comunque, nel caso della vendemmia 2001, tutti i mosti sono stati usati per la produzione dei sans annue e la costituzione della scorta di vins de réserve…

      • Ah grazie mille,non lo sapevo…
        Volevo anche chiederle se lei ha mai sentito il michel dervin e savart l’ouverture e se si cosa ne pensa? Grazie.

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