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Degustazioni

L’eccellenza di Jacquesson: di bene in… meglio!

(II PARTE) Come promesso, eccomi a raccontare le altre novità di Jacquesson che ho avuto la fortuna (e l’onore…) di assaggiare insieme a Jean-Hervé Chiquet. Oltre alla Cuvée...
di Alberto Lupetti

Champagne Jacquesson

(II PARTE)

Come promesso, eccomi a raccontare le altre novità di Jacquesson che ho avuto la fortuna (e l’onore…) di assaggiare insieme a Jean-Hervé Chiquet. Oltre alla Cuvée 739 e alla Cuvée 735 DT viste la scorsa volta, andremo subito a scoprire gli altri champagne che fanno del ‘Programme 2016’ e che, pertanto, usciranno via via nel corso della seconda parte di quest’anno.

I Lieux-Dits

Nel 2002, i fratelli Chiquet prendono una decisione coraggiosa: smettere di produrre il classico Millésime (il 2002 sarà l’ultimo) per dare da un lato maggiore spazio alla Cuvée 7xx e dall’altro offrire, come millesimati veri e propri, quattro champagne frutto di altrettanti vigneti specifici, ma solo nei casi nei quali l’annata lo permetterà e in quantità limitata. Prende così forma la linea Lieux-Dits, composta da due blanc de blancs (Corne Bautray – Dizy e Champ Caïn – Avize), un blanc de noirs (Vauzelle Terme – Aÿ) e un rosé (Terres Rouges – Dizy). Quest’anno ne vedremo solo due, eccoli!

Jean-Hervé Chiquet
Per la degustazione di questi millesimati Jean-Hervé Chiquet prende bicchieri più grandi (i maggiori della linea ideata da Philippe Jamesse, sommelier de Les Crayères) e li avvina personalmente…

 

Jacquesson Corne Bautray - Dizy 2007

Corne Bautray – Dizy 2007

100% Chardonnay
Forse il più prezioso dei quattro, frutto del vigneto omonimo di 9.000 ‘piedi’, piantato dal padre di Jean-Hervé e Laurent nel 1960 nella parte più alta della collina che domina Dizy, su suolo argilloso al limitare del bosco. Prodotto per la prima volta nel 1995 (ma non commercializzato), ha debuttato in sordina con la vendemmia 2000, cui hanno fatto seguito la 2002, la 2004 e la 2005 (nell’ultima edizione della guida Grandi Champagne). Colpisce che gli Chiquet non abbiano ritenuto idonea la 2006 per sposare, invece, la 2007, invero poco millesimata dagli champenois… Vendemmia il 9 settembre, 10,8° di alcol potenziale e 8,2 g/l di acidità; il 27 giugno 2008 sono state tirate 5.160 bottiglie e 300 magnum. Degorgiato a gennaio 2016, non è stato dosato.

Naso denso e fitto che dà una netta sensazione di solarità, ciò nonostante non manca affatto di vivacità. Più d’ogni altra cosa, è uno champagne importante, autorevole. Sa di frutta secca e spezie dolci, di fiori appassiti e di mineralità, in un cotesto che definirei ‘scuro’, ma indiscutibilmente affascinante. Più espressiva, compiuta, la bocca: energica, fatta di una splendida materia spessa che è agrumata all’attacco, poi nettamente minerale fino al finale secco. Attenzione, secco perché naturalmente tale e non certo perché sia non dosato, nel senso che non sembra proprio che questo non sia stato aggiunto. Una bellissima prova per questa etichetta che amo in maniera particolare e che trovo in quest’annata superiore alla precedente. Per non parlare del fatto che questo champagne è solo all’inizio del suo cammino…
Voto: 95/100

 

Terres Rouges - Dizy 2009

Terres Rouges – Dizy 2009

100% Pinot Noir in rosa
Vigneto molto esteso, di oltre 6 ettari, a bassa pendenza, posto al limitare del Cru tra Hautvillers e le prime propaggini della Montagne, caratterizzato da un suolo bruno-rossiccio, da cui il nome. È stato piantato tra il 1971 e il 1993 parte a Pinot Noir e parte a Meunier. In passato questo champagne era frutto di entrambe le varietà, ma dal 2007 nasce da una sola una parcella (1 ettaro, per 11.500 piante) a Pinot Noir. È un rosé de saignée, nel caso macerato per metà in cuve e poi fermentato interamente in tonneaux.

Olfatto veramente attraente in quanto sfodera le note selvatiche e fruttate tipiche dei grandi vini da Pinot Noir. È, dunque, bello, vivace, fresco, perfino elegante. Bocca perfettamente simmetrica, gustosamente secca, ma anche minerale a ricordarci che siamo pur sempre in Champagne. Ecco, rispetto a molti altri rosé di questa tipologia, ha il ‘vantaggio’ di non scadere mai in un’eccessiva vinosità per rimanere sempre uno champagne, uno champagne di carattere, che ti conquista sorso dopo sorso anche per la sua capacità di distendersi con inusitata linearità fino al finale, ancora asciutto e con i ritorni tipici del Pinot Noir. Confesso che questo è l’unico champagne di Jacquesson che non mi ha mai convinto, ma stavolta mi ha veramente sorpreso, in positivo, ovviamente! Jean-Hervé commenta: “accidenti, dovevamo arrivare al penultimo della serie per fartelo piacere!”.
Voto: 93/100

 

Terres Rouges - Dizy 2012

Terres Rouges – Dizy 2012

100% Pinot Noir
In occasione di questa grande annata, i fratelli Chiquet prendono un’altra decisione coraggiosa: smettere di fare questo champagne come rosé e d’ora in avanti renderlo un blanc de noirs (allora avevo ragione a non essere convinto…). Pertanto, dalla vendemmia 2012 i Lieux-Dits saranno tutti bianchi, mentre dal 2008 hanno anche iniziato a essere tirati ‘bouchon-liège’, quindi con il tappo in sughero. Ovviamente si tratta di un’anteprima assoluta in quanto questo champagne non vedrà il mercato prima di altri 5 anni!

Beh, se il buongiorno si vede dal mattino… e a dispetto della iper-giovinezza! Già, perché denota ora e immediatamente stoffa e fascino, oltre a una personalità ben diversa – giustamente – dal Vauzelle Terme (l’altro blanc de noirs). Rispetto a questo – un paragone è impossibile non farlo, mi sia concesso – è meno denso, quindi più fine, ma anche più immediatamente accattivante in quanto giocato su dolcezze di frutto che man mano si spingono fino alla pasticceria. Giusta la definizione di Jean-Hervé, che lo trova “gourmand”. Ma attendendolo un po’ nel bicchiere, eccolo farsi sempre meno dolce e sempre più minerale e fruttato, un fruttato acidulo tipo del Pinot Noir in bianco. E la bocca colpisce proprio per questa assenza di pesantezze, di vinosità, anzi è bello teso e addirittura elegante. Un giudizio più articolato è in questa fase è difficile, ma le promesse ci sono tutte. Voto in prospettiva:
Voto: 94/100

I Dégorgement Tardif

Tra le tante novità introdotte dai fratelli Chiquet, anche la commercializzazione, purtroppo in quantità estremamente limitata, di alcune vecchie annate rimaste a maturare sui lieviti. Il primo champagne a essere riproposto come DT fu il Grand Vin Signature, al quale poi si sono via via accodati il Millésime e il mono-Cru Avize. Con l’annata 2000 qui esaminata siamo di fronte all’ultimo Avize della serie e al penultimo Millésime (l’ultimo Grand Vin Signature DT è stato invece il 1995), mentre in futuro questa linea riguarderà ovviamente i Lieux-Dits per quanto riguarda i millesimati Jacquesson.

 

Jacquesson Avize - Grand Cru 2000 DT

Avize – Grand Cru 2000 DT

100% Chardonnay
Uve delle tre parcelle – La Fosse, Némery e Champ Caïn – che la maison possiede ad Avize, piantate tra il 1962 e il 1983 su suolo di pura craie ed esposte a sud-est. Nel 2000 si vendemmiò il 19 settembre e le uve furono eccellenti, con 10° gradi alcol potenziale e 8 g/l di acidità nonostante l’annata fu molto calda (furono registrate le temperature più alte dal 1956!). Fermentazione in botte, poi assemblaggio delle tre parcelle e tiraggio il 30 maggio 2001 di 32.107 bottiglie, 1.500 magnum e pure 60 jéroboam. Per la riedizione come DT, invece, ne sono state tenute 1.464 bottiglie e 114 magnum, degorgiate a novembre 2015 e dosate a 1,5 g/l.

Appena messo il naso nel bicchiere ti trovi di fronte a un’evidente maturità, ma, si sa, champagne del genere non amano la fretta. Ciò nonostante, la curiosità prende il sopravvento, così l’assaggio mi mette di fronte a un bellissimo Chardonnay, certamente maturo tra note di miele e frutta secca, ma insitamente fresco, vivo e vivace, tanto che si arricchisce di frutta a pasta bianca e tanta mineralità. È un vino denso ma fine, levigato e succoso, lungo a lasciare la bocca infinitamente agrumata e minerale. Rimane, però, uno champagne da intenditori, o meglio, da appassionati. A me è piaciuto parecchio, Jean-Hervé dice che è l’annata che gli piace di meno di questa serie. Sarà…
Voto: 94/100

 

Jacquesson Millésime 2000 DT

Millésime 2000 DT

50% Pinot Noir, 50% Chardonnay
Dopo la degustazione a giugno dei vins clairs, i fratelli Chiquet decisero di comporre un assemblaggio con le uve nere di Aÿ (10%, dal Vauzelle Terme), Verzenay (20%) e Dizy (20%), unite allo Chardonnay del solo Champ Caïn. Lo champagne fu tirato il 2 luglio 2001 in 18.638 bottiglie, 1.003 magnum e soli 50 jéroboam e oggi, come DT, ne sono riproposte 1.460 bottiglie e 194 magnum, degorgiate a novembre 2015 e poi dosate a 1,5 g/l.

Il naso appare da subito molto meno maturo del precedente, ma, soprattutto, più compiuto. È fruttato, appena dolce di crema, anche fumé, sottilmente minerale. È bello, attraente. Bocca di valore, succosa, anche questa da un lato giustamente matura nel gusto, ma pure fresca nella stessa materia, perfettamente intrecciata tra frutto e mineralità, agrumi e spezie, di sviluppo più ampio che profondo, ma con una chiusura di eccezionale persistenza. Così, alla fine e a differenza del precedente, ti fa alzare il sopracciglio. Anche perché riporta in auge, dandogli maggiore lustro, quello che fu un grande millesimato di Jacquesson. Consideriando che è stato 14 anni sui lieviti e poi che sono passati solo 6 mesi dal dégorgement, pertanto ha bisogno almeno di un altro anno e mezzo (peraltro come l’Avize…), posso dire che sarà capace di stupire. Per questo ritengo vada premiato.
Voto: 95/100

Gli champagne Jacquesson sono distribuiti in esclusiva da:
Pellegrini – tel. 035/781010 – www.pellegrinispa.net

 

Suggerimenti a tema:

9 risposte a “L’eccellenza di Jacquesson: di bene in… meglio!”

  1. Egr Sig Lupetti,
    complice l’annata 2002, che apprezzo molto, complice la stima per il lavoro dei fratelli Chiquet, che non apprezzo quanto vorrei, complice il fatto che ho letto che non sarà più prodotto ( ed il millesimo 2002 era per l’appunto l’ultimo), l’altro giorno mi sono concesso l’acquisto di una bottiglia di Millésime di Jacquesson. Può darmi qualche notizia in più riguardo a questo Champagne? Ha avuto l’occasione di berlo.
    La ringrazio anticipatamente per il tempo che vorrà dedicarmi.
    Cordiali saluti

    Giacomo

    • Ne conservo gelosamente in cantina 2 bottiglie e, a questo punto, mi ha incuriosito, quindi penso che presto ne stapperò una e ne farò la recensione.
      A ogni modo, quando lo assaggiai a suo tempo, lo ricordo uno champagne nobile, godibilissimo già all’epoca (era il 2011), ma con un eccellente potenziale di invecchiamento. Era uno champagne a leggera prevalenza di Pinot Noir sullo Chardonnay, vinificazione in botte nel tipico stile Jacquesson e dosaggio a 3,5 g/l. Ne furono tirate poco più di 35.000 bottiglie e le confermo che fu l’ultimo ella serie. Tra qualche anno, comunque, lo rivedremo come DT…
      A questo punto… teniamoci in contatto!

      • Non si preoccupi, la seguo fedelmente, nel frattempo la su menzionata bottiglia è finita in cantina insieme alle sue coetanee.
        Ancora cordiali saluti

  2. Salve Alberto, conosco Jacquesson più di fama che altro, avendo assaggiato solo un paio delle sue cuvée ‘7xx’ e ora vorrei provare uno dei suoi lieux dits.
    Ero orientato per il Champ Cain di Avize, con possibilità di scelta tra il millesimo 2004 e il 2005, poi però ho letto l’articolo qui del Corne Bautray di Dizy (2007) dove dichiara di amare questa etichetta e lo definisce come – forse – il più prezioso fra i lieux dits prodotti dalla Mason
    Di questo ho trovato disponibilità per i millesimi 2002/2004/2005/2007
    Quale consiglia fra i due – e quali differenze – e in quale millesimo? Io li proverei anche tutti..ma il portafoglio è quello che è..
    Grazie per l’attenzione e la risposta che so sarà esaustiva.

    • Allora, il top dei Lieux-Dits è, a mio avviso, il Vauzelle Terme (blanc de noirs), ma se ne produce pochissimo.
      Tra i blanc de blancs, dipende dalle annata, anche se, alla fin fine, il Champ Cain tende a prevalere. Quale annata? 2002 se da invecchiare, 2004 se da bere subito.
      Mi faccia sapere

  3. Salve Alberto,
    per curiosità stavo rileggendo questo suo vecchio articolo e mi è caduto l’occhio su un dettaglio particolare. Nella seconda foto, cioè quella di Jean-Hervé Chiquet, mi hanno colpito i calici che sta avvinando, non riesco a capire quali calici siano della linea Jamesse.
    Guardando la foto non sembrano essere i Synergie, ma sembrano essere i Grand Rouge (almeno per quanto si riesca a vedere) al che mi ha fatto pensare non poco.
    Per caso si ricorda quali calici avete utilizzato?
    E un’altra domande, se posso, che cosa ne pensa nel utilizzare calici così ampi su champagne non così maturi ma bensì relativamente “freschi” e giovani come quelli di questa degustazione?
    Il dilemma “bicchiere ideale” è sempre dietro l’angolo e a mio parere non si finisce mai di imparare.
    Grazie mille e tanti complimenti per la guida.
    Cordiali Saluti e tanti auguri di buon anno

    • Questa è telepatia! Proprio lunedì pubblicherò un articolo sui bicchieri Jamesse, che dal 2019 saranno gli ‘ufficiali’ di Grandi Champagne e LeMieBollicine.
      Sì, per i Lieux-Dits e le vecchie cuvée Jacquesson utilizza dei Grand Rouge personalizzati, anche perché quando li scelse non c’erano ancora i Synergie.
      Per il resto rimando all’articolo di lunedì, se permette.
      Ha ragione, infine, non si finisce mai di imparare…

  4. Salve mi sono procurato un millesime 2002 degorgemant tardif, avendo già la 96 dt e volendo prossimamente berne finalmente una quale pensa sia da aprire per prima ?

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