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Cuvée de Prestige

Philipponnat Clos des Goisses 2000: il ritorno…

Degustazione per la prossima edizione (2018-19) della guida Grandi Champagne, è il turno di Philipponnat. Grazie a Charles e a Nicoletta abbiamo assaggiato diverse anteprime esclusive, degorgiate appositamente...
di Alberto Lupetti

Clos des Goisses 2000

Degustazione per la prossima edizione (2018-19) della guida Grandi Champagne, è il turno di Philipponnat. Grazie a Charles e a Nicoletta abbiamo assaggiato diverse anteprime esclusive, degorgiate appositamente per noi, ma anche una versione particolare dello champagne di punta della maison: il Clos des Goisses 2000 “L.V.”, dove queste due lettere stanno per ‘Long Vieillissement’.

Si tratta, pertanto, di un dégorgement tardif di questo grande champagne. Anzi, per essere precisi, si tratta di un nuovo progetto fermamente voluto da Charles Philipponnat che, in questa prima fase, vede proporre agli appassionati, purtroppo e ovviamente in quantità limitata, vecchie annate di Clos des Goisses rimaste più a lungo sui lieviti, mentre, con annate più recenti, si è razionalizzato questo progetto e, al momento del tiraggio, una parte delle bottiglie sono bouchon liège (come peraltro è stato fino al 1999 per tutti i Clos des Goisses…) affinché diventino in futuro “L.V.”.

Clos des Gousses 2000 brut e brut lv
Con l’annata 2000 il Clos des Goisses debutta anche come dégorgement tardif, “L.V.” per Philipponnat. Eccoli assaggiati side-by-side con il nostro calice di riferimento, il Riedel ‘Champagne Wine Glass’, qui nella nuovissima versione ‘Fatto a Mano’ con stelo colorato.

La degustazione per la guida era programmata già da alcuni giorni, così il grande appassionato Marcello Bergonzini, oramai parte attiva del panel di degustazione, mi dice che poterà dalla sua cantina personale un Clos des Goisses 2000originale’, in modo da fare il confronto. Nonostante le non poche bottiglie che ci aspettano, la proposta è davvero interessante, anzi stuzzicante, così abbiamo assaggiato con curiosità queste due diverse declinazioni del Clos des Goisses della medesima annata 2000, prima quello “L.V.” con dégorgement maggio 2015 e poi quello ‘originale’, degorgiato giusto due anni prima. Solo 24 mesi di distanza tra le due bottiglie, ma le differenze ci sono. Prima, però, un dettaglio non trascurabile: il Clos des Goisses 2000 fu recensito nella prima edizione (2012) della guida Grandi Champagne, ma si trattava di un dégorgement ancora diverso, ottobre 2009. Già, perché Philipponnat non degorgia mai tutta la produzione, ma procede per lotti, pertanto, nel corso della permanenza sul mercato di un’annata, si trovano dégorgement diversi, anche distanti un bel po’ tra il primo e l’ultimo, come abbiamo visto nel caso di questo 2000: ben 4 anni!

Del Clos des Goisses, il vigneto e anche lo champagne, abbiamo parlato più volte su questo sito, quindi non è necessario ritornarci, invece è interessante scoprire le differenze tra la degustazione di 6 anni fa e l’attuale, quindi dello stesso champagne in versione ‘originale’. Non prima di aver ricordato che il Clos des Goisses 2000 è stato il primo ad abbandonare il tappo di sughero (bouchon liège) e passare a quello a corona di metallo per il tiraggio.

villaggio di Mareuil
Il Clos des Goisses, 5,5 ettari di vigneto in forte pendenza alla fine del villaggio di Mareuil. È antichissimo e, per molti, il miglior vigneto della Champagne.

 

Clos des Goisses 2000

Bottiglia Clos des Goisses 200065% Pinot Noir, 35% Chardonnay; dosage 4,5 g/l
degustazione aprile 2011, dég. ott. 2009 – Olfatto molto complesso e levigato, che spazia dalle note fungine al tabacco, dai legni pregiati fino al frutto ancora maturo. E proprio la maturità di frutto segna il palato, carnoso e con ritorni continui e gustosissimi che si susseguono in un quadro coinvolgente per non dire affascinante. Fino al trionfale finale sapido e gustoso. Non è uno Champagne per tutti, perché la spiccata maturità potrebbe lasciare interdetto il grande pubblico, ma gli appassionati lo troveranno entusiasmante. E non solo non ha detto tutto, ma ha un futuro lunghissimo davanti a sé. È da mito, ma risente dell’annata, che per certi versi supera…
Voto: 94/100

Questa la scheda di degustazione del 2011, durante gli assaggi per le guida, qui sotto, invece, quella di ieri, durante gli assaggi per la nuova edizione.
Per il Clos des Goisses 2000 “L.V.”, invece, dovete avere un po’ di pazienza e aspettare la suddetta nuova edizione di Grandi Champagne…

degustazione giugno 2017, dég. mag. 2013 – Il naso rispecchia in linea di massima quello del “L.V.” (torrefazione, sottobosco, canditure, miele, panificazione, dolcezze), ma inizialmente con una sensazione di maggiore freschezza data dalla mineralità, oltre a denotare minore potenza. Non solo: le note di miele e le canditure sono più presenti e, per certi versi, si avverte il ‘calore’ dell’annata. La bocca segue questa falsariga, soprattutto nel senso che è meno complessa rispetto al “L.V.”, è anche meno intensa, ma finisce per essere più scorrevole nonostante sia rotonda al limite del materico. Questo per via di un’acidità ben integrata (e impensabile per l’annata…) che porta con souplesse a un finale agrumato e di una secchezza quasi inaspettata. Alla fine, pur non “facendoti saltare sulla sedia” (© Daniele Agosti) come fa il “L.V.”, è molto buono, anzi ottimo. Tanto che… più lo bevi e più ti piace.
Voto: 96/100

La degustazione è nel suo insieme molto interessante perché ci fa capire diverse cose. Innanzitutto che, a parità di cuvée (e nel caso di champagne di un certo pregio, ovviamente), a diverse maturazioni corrispondono non sfumature, ma sensazioni ben diverse. In secondo luogo, scopriamo che anche due soli anni possono fare la differenza e, terzo ma non meno importante, che i dégorgement tardif hanno una marcia in più e non solo sul versante della freschezza. Ma c’è un altro aspetto sul quale riflettere: i Clos des Goisses 2000 “L.V.” e ‘maggio 2013’ avevano vissuto un bel periodo di riposo post dégorgement, almeno 2 anni, che per Bruno Paillard (uno che sul dégorgement ha fatto esperimenti molto approfonditi) rappresenta il minimo affinché un grande champagne che abbia passato 8-10 anni sui lieviti possa poi risultare correttamente espressivo.

Interessante, no?

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15 risposte a “Philipponnat Clos des Goisses 2000: il ritorno…”

  1. Buondì Lupetti, una domanda/curiosità tecnica : come mai avete assaggiato prima il 2000 “L. V.” (deg 2015 di cui ci parlerete in guida) e poi il 2000 “originale” (deg 2013) ? Non era meglio fare il contrario ipotizzando una “verticalità” ove abbia più “valore” la rimanenza sui lieviti ?
    grazie

    • Buongiorno,
      preferisco sempre assaggiare prima il più ‘fresco’ e dopo il più ‘maturo’, o, se preferisce, prima il più giovane e poi il più vecchio. A mio avviso la visione che sia ha dei vari vini è più chiara.

      • Mmm…. mi faccia capire meglio :
        – quindi a parità di millesimo per Lei è più giovane quello con degorgement più recente, giusto ?
        Cioè non conta una protratta rimanenza sui lieviti.
        Se mi conferma ciò, mi può spiegare meglio (mi perdoni…) il perché ?
        Provando a spiegarmelo da solo : l’affinamento successivo al degorgement dà più “maturità” degli anni sui lieviti per via, comunque, di un certo inizio di ossidazione dovuta alla sboccatura (solfiti più, solfiti meno) ?
        Grazie 🙂

        • Esatto, a parità di vino considero più giovane il dégorgement più recente. D’altronde, finché rimane sui lieviti, lo champagne invecchia molto, molto lentamente.
          Infatti, finché la bottiglia non è dogorgiata è non solo in una situazione riduttiva (assenza – o quasi – di ossigeno), ma beneficia anche dell’azione protettiva dell’autolisi dei lieviti. Poi, una volta degorgiata, inizia il suo cammino evolutivo, più o meno lungo…

          • Grazie Lupetti !
            Però a questo punto le ripongo la domanda, per la quale mi era scaturito il dubbio, la curiosità iniziale, con un oggetto differente, ma caso del tutto simile :
            – se dovesse degustare, in contemporanea, dello stesso millesimo un P1, P2 e P3 di DP avrebbe dunque sempre lo stesso approccio (partendo da l P3) ?
            Grazie ancora e mi scusi l’insistenza, è che a volte diamo certe cose come “scontate”, invece, col confronto (parlo per me ovviamente), via via si imparano sempre più sfacettature di uno stesso argomento e questo è solo un bene.
            saluti

          • Assolutamente sì! D’altronde, anche quando faccio le degustazioni con lo stesso Geoffroy si fa prima Vintage, poi P2 e, infine P3…
            C’è una certa scuola, però meno diffusa, che fa il contrario, quindi prima il più vecchio e poi, salendo, il più giovane, ma personalmente sono convinto della sequenza più giovane -> più vecchio.
            Buona giornata

  2. Ho stappato il Clos des Goisses 2000 (ovviamente in versione originale) a fine Febbraio e devo dire che ero rimasto un po’ deluso: era “maturo”, forse un po’ troppo e poi l’ho trovato molto “corto” in bocca. Adesso, rileggendo queste tue note di degustazione, capisco che la bottiglia al 99% aveva qualche difetto. Pazienza, prima o poi, berrò il 1998 sperando sia in forma strepitosa.

    • Versine originale sì, ma quale dégorgement? Visto che nel corso della sua vita questo champagne ne avuti diversi…
      Ciò premesso e alla luce di quanto da lei riscontrato, era ovviamente una bottiglia con dei problemi, perché il Caos des Goisses assaggiato nella prima guida e quello riassaggiato ora (sempre ‘originali’) erano uno ottimo e uno notevole.
      Peccato. Succede, anche se non dovrebbe. Spero abbia più fortuna con il 1998, che dovrebbe anche essere migliore!
      Mi faccia sapere

      • Mannaggia a me: non ho fatto la foto della contro etichetta, comunque l’avevo acquistato a dicembre 2011 quindi dovrebbe essere lo stesso degustato da voi per la guida. Sicuramente era la bottiglia perché, davvero, si sentivano solo la troppa maturità (ossidazione?) e l’acool.
        Grazie ancora, e buona giornata!
        PS. Alle degustazioni fatte assieme ci davamo del “tu” 🙂

  3. Buongiorno, argomento di estremo interesse quello di cui sopra…
    Una domanda: ma il deg. 2013 non rappresenta pur sempre un periodo di L.V. anche se inferiore al deg. 2015?
    A parità di millesimo, dovendo scegliere, Lei opterebbe sempre per una permanenza per es. di 2 anni in più sui lieviti o 2 anni di invecchiamento in bottiglia post deg.?
    Un esempio: l’anno scorso intorno a natale e nei due mesi successivi ho bevuto diverse bt. di un ottimo Drappier nature, complesso e succoso.
    Il medesimo champagne acquistato in primavera non era più lo stesso, magro e corto…
    Ho riscontrato, in calce alla bt., impressa sul vetro una data di deg. successiva di almeno 4 mesi.
    Secondo me è cambiata l’annata base di riferimento, se il vino fosse stato il medesimo con una successiva sboccatura, ne avrebbe guadagnato…
    Lei cosa ne pensa?
    Grazie

    • Il discorso è lungo e complicato. Provo a sintetizzare.
      Innanzitutto, non esiste una regola più a lungo sui lieviti = maggiore complessità. Vale solo per champagne di un certo valore, anche se gli ultimi ‘studi’ di Lécaillon (chef de cave Roederer) porterebbero, per quanto possa apparire strano, verso una maggiore ossidazione degli champagne tenuti molto a lungo sui lieviti, da cui la sua idea del 10+10 (10 anni sui lieviti e 10 anni post dégorgement) che rappresenterebbe l’ideale.
      A ogni modo, in linea generale, uno champagne rimasto più a lungo sui lieviti è più fresco e fine rispetto al suo omologo degorgiato prima, fermo restando che dopo 8-10 anni sui lieviti è necessario un periodo di ‘riposo’ post dégorgement di 1,5-2 anni.
      E, per rispondere alla sua domanda, personalmente tendo a preferire gli champagne rimasti più a lungo sui lieviti.
      Capitolo Drappier: a naso son d’accordo sul fatto che cambiava l’annata base (il Nature è un non millesimato), altrimenti una simile differenza sarebbe veramente strana. O, nel secondo caso, si trattava di una bottiglia non perfetta (succede)…
      Clos des Goisses, infine: tra l’ultimo dégorgement della versione ‘originale’ e l’LV la differenza è effettivamente ridotta (2 anni), ma a volte differenze simili sono citate anche tra La Grande Année e RD. Nel caso di Philipponnat, comunque, come ho scritto i dégorgement sono effettuati per lotti e, magari, proprio questo ha portato all’idea dell’LV. Comunque, 2 anni su 10 rappresentano pur sempre il 20% e questo alla fin fine incide. Come ha puntualmente dimostrato l’assaggio.
      Rapidamente, ma spero di aver risposto a tutto.
      Saluti

      • Grazie…..c’è materia su cui riflettere, anche perché appunto l’argomento è complesso e da adito a numerosi interrrogativi.
        Comunque il secondo round di Drappier – quello meno buono – è alla quarta bt., quindi…e poi ormai ho sufficiente palato per capire se si tratta di una bottiglia difettosa – cosa ben difficile al giorno d’oggi nel vino.
        Saluti

        • Oddio, non volevo certo dubitare della capacità di individuare una bottiglia non buona…
          Invece, mi riferivo non alle bottiglie ‘bouchonné’, non alle bottiglie evidentemente ‘andate’ o ‘difettate’, ma a quelle che in champagne chiamano ‘deviate’, quindi non palesemente difettate, ma ‘strane’.
          Saluti

          • Buongiorno, sgombriamo subito il campo dal problema tappo, che ben conosce chi abbia un’esperienza anche minima di vino.
            Non ho pensato si riferisse a quello.
            Ha ragione, sì, sì, bottiglie strane, deviate, forse succede più con lo champagne che col vino fermo…
            A ribaltare con perfidia quanto affermato con sicurezza nella mia del 26 u.s., è arrivato cinque sere fa un Jacquesson 739 – deg. avril 2016 – ne avrò bevute quest’anno una decina di bottiglie di questo grande -, totalmente inespressivo, alcol, carbonica e amaro a fine bocca; lottando con tutta l’attenzione sensoriale, solo in fondo in fondo si percepiva soprattutto con l’olfatto lo champagne Jacquesson, avrei scagliato bottiglia e bicchiere contro il muro, perché solo una settimana prima, della medesima partita perfino del medesimo cartone ho bevuto un bt. strepitosa, da balzare sulla sedia e da 93/100!!!
            Dato per scontato che in tutto il vino è difficile trovare una bottiglia identica all’altra, sono in effetti un po’ strane e incomprensibili tali differenze….
            Un problema su tutti: l’INESPRESSIVITA’ che a volte in misura maggiore o minore affligge gli champagne.
            Saluti

          • Accidenti…
            Vogliamo complicare le cose? In questi giorni ho parlato con diversi chef de cave e sono stati tutti concordi nel dire che: il vino è un essere vivente, quindi risente del viaggio.
            Quindi, a volte, la stranezza di alcune bottiglie è imputabile al viaggio, che hanno ma tollerato. E questo potrebbe portare all’inespressività…

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