12 commenti
Verticale

Dom Pérignon: dalla durezza della pietra nasce il suo contrario

Torniamo a parte di Dom Pérignon Vintage in verticale, con ancora maggiore profondità e soprattutto con giusto un anno in più di invecchiamento. E le sorprese non sono...
di Vania Valentini

Fantastica Verticale Dom Pérignon Vintage

Torniamo a parte di Dom Pérignon Vintage in verticale, con ancora maggiore profondità e soprattutto con giusto un anno in più di invecchiamento. E le sorprese non sono mancate… Ma lascio la parola a Vania per il suo racconto.

Alberto Lupetti

La scorsa settimana ho avuto il grandissimo onore di essere ospitata all’Abbazia di Hautvillers per una memorabile degustazione con il mitico, insuperabile per estro e genialità, Richard Geoffroy. Non era la prima volta, ma vuoi per la compagnia estremamente competente, vuoi per la confidenza e il rapporto d’amicizia che ormai si è instaurato con Richard, questa è stata senza ombra di dubbio l’esperienza per me più significativa, quella in cui ho davvero capito la visione di Dom Pérignon e del suo chef de cave.

Richard Geoffroy chef de cave Dom Pérignon
Richard Geoffroy, il mito! Ogni degustazione con lui è ben più che un’esperienza…

Dom Pérignon è lo champagne che stupisce per profondità, definizione, ma che, allo stesso tempo, possiede l’incredibile capacità di elevarsi, sgranarsi, di vibrare nel palato e nell’anima. È imponente, pietroso e stratificato, ma anche inafferrabile, leggero e sfuggente. E proprio qui sta il cardine della visione di Richard, lo spirito immutato di Dom Pérignon, perpetuato da chef de cave a chef de cave e immortalato, Vintage dopo Vintage, in ogni singola bottiglia. Lo Yin e Yang proprio della filosofia orientale, per riprendere un aspetto tanto caro a Geoffroy, lo stesso di cui parla probabilmente anche Italo Calvino nella prima delle sei ‘Lezioni Americane’, dove approfondisce uno degli argomenti più belli della letteratura, ridisegnando l’ideale di leggerezza: “dalla durezza della pietra nasce il suo contrario”. La leggerezza riesce non solo a sovvertire la gravità, ma anche a dominarla. Parlando di Dom Pérignon, è indubbio come questa impalpabile componente abbia in sé anche la straordinaria capacità di portare questi vini a essere profondi, pietrosi e densi, pur sempre con una levità e una definizione inarrivabili. Champagne che mutano, vivono e pulsano in continuazione e che ci hanno dato prova, ancora una volta, di non aver nessuna intenzione di fermarsi.

Dopo un anno esatto, come ha anticipato Alberto, abbiamo riassaggiato tutti i millesimi Dom Pérignon dell’ultima decade in verticale, ma con il plus dell’entrata in campo del Vintage 2009. Ecco le mie impressioni…

 

Dom Pérignon Vintage 2009

Vintage 2009

Lo troverete dettagliato nella prossima edizione della guida Grandi Champagne, nel frattempo posso anticipare che, ancorché ancora imprigionato, è luminoso, salino e fresco, preciso e dinamico, ampio ed elegantissimo, mentre la bollicina sottilissima e carezzevole è perfettamente fusa nel liquido. Ha un sorso scintillante, quasi elettrico. Diventerà un gigante.
Voto: 96/100

 

Dom Pérignon Vintage 2006

Vintage 2006

Naso in una fase meno esotica e solare rispetto agli assaggi passati, più austero. Infatti, è ora concentrato su una mineralità gessosa, refoli marini, pizzichi di pepe bianco. Al sorso, tuttavia, perde di vigore e spinta minerale, per abbandonarsi a note più soavi, fruttate e agrumate, disteso in un finale leggermente amaricante. Dalla carbonica puntiforme e vigorosa è quello che, stavolta, mi ha convinto di meno.
Voto: 94/100

 

Dom Pérignon Vintage 2005

Vintage 2005

Lucente e invitante al calice, quasi a preludio della fase felice che andremo a ritrovare al palato. Al naso l’evoluzione dello Chardonnay si delinea con fresche note di burro di montagna, che anticipano quelle del bergamotto, delle erbe aromatiche, della salvia. Si distende, infine, su ricordi salmastri e di pietra bagnata, solo con l’innalzarsi della temperatura un soffio di cioccolato bianco. Il sorso è avvolgente, ricco, saporito e goloso, salino e dolcemente agrumato, asciugante nel finale. La grana carbonica è fine e maliziosa. Un millesimo che ha sicuramente guadagnato in dinamismo rispetto agli assaggi dell’anno scorso. che comincia a farsi sentire rivelandosi superiore alle nostre aspettative (per Alberto la sorpresa della giornata), ma non a quelle di Richard…
Voto: 94/100

 

Dom Pérignon Vintage 2004

Vintage 2004

Continua la personalità austera ed elegante di questo 2004, un Dom di grande aderenza espressiva e capacità evocativa. Ritroviamo qui, infatti, la profondità pietrosa, la freschezza marina, la pioggia sull’asfalto ad affiancare gli agrumi gialli, il kumquat, la buccia di limone. Con l’evoluzione nel calice affiorano note di cioccolato bianco. Al palato è impetuoso, prorompente, dalla vena minerale decisamente salina e con un’acidità in pieno vigore. È pulsante, il sorso è levigato e materico, ma ad altissima definizione. Mentre i Vintage di questa decade sembrano mutare continuamente, proponendo di volta in volta espressioni diverse e nuove, questo rimane l’unico a mantenere le medesime caratteristiche iniziali, slanciandosi in potenza, intensità ed eleganza. Statuario.
Voto: 96/100

 

Dom Pérignon Vintage 2003

Vintage 2003

Al naso è affascinante e caldo, quasi orientale nel proporre spezie, zenzero candito, pasticceria, pan brioches poi accenni fruttati e floreali, per evolversi nel finale su intriganti sentori ‘conchigliosi’, ferrosi e metallici. Al palato si evidenzia ancora di più grazie alla grandissima pulizia e precisione dei dettagli, focalizzando quanto già regalato all’olfatto come sotto una lente d’ingrandimento. Piacevole e in piena evoluzione, è uno champagne che andrà sicuramente lontano giocando su registri di calore e sull’intensità. Il “figlio difficile” di Geoffroy (ricordiamo l’annata caldissima), ma quello che tra tutti, oggi, gli sta più a cuore. E che ci sta regalando le sorprese migliori.
Voto: 94/100

 

Dom Pérignon Vintage 2002

Vintage 2002

Profilo olfattivo guidato dalla nobile evoluzione dello Chardonnay, evidente nella dolcezza di burro di Normandia, gelsomino, crema di limone, senza rinunciare a un’ampiezza che offre ancora bastoncino di vaniglia, mela cotogna e funghi champignon. Ma l’essenza di Dom non è per nulla sopita, si fa avanti l’anima pietrosa e fumé che riporta di getto a un Les Clos di Chablis. L’assaggio, infine, è maestoso, ancora freschissimo, roccioso, puro, di grande trasparenza espressiva e dalla trama setosa, chiude salino e levigato. Eterno: “dalla durezza alla pietra nasce il suo contrario”. Appunto. E siamo solo all’inizio…
Voto: 96/100

Richard Geoffrey e Vania Valentini
La sottoscritta insieme a Richard, durante l’indimenticabile degustazione.

Tappi Vintage Dom Pérignon in verticale

Gli champagne Dom Pérignon sono distribuiti in esclusiva da:
Moët-Hennessy Italia – tel. 02/6714111 – www.moethennessy.it

Suggerimenti a tema:

12 risposte a “Dom Pérignon: dalla durezza della pietra nasce il suo contrario”

  1. Bè… facciamoli i complimenti a M.me Valentini per l’articolo e la sua gradevole esposizione.
    Chapeau ! 🙂

  2. Bravissima ! (mai oltre le righe…. come “classe” comanda)
    Anzi a tal proposito, entrando in clima più “tecnico” mi sorprende il 96 al 2009, credo sia la prima volta che un Vintage appena uscito e/o degustato da voi prenda un punteggio così alto.
    Grazie per la super-anteprima !
    Se l’anno prossimo (o dopo ancora) esce il 2008 ci sarà da ribaltarsi sulla sedia….
    Bisognerebbe avere una cantina più che capiente (o già avere una cantina…. sigh…)

    • Grazie mille per i complimenti! Fanno sempre un immenso piacere 🙂
      Per quanto riguarda il 2009… ci ha colpito parecchio, in effetti; uno Champagne di grande energia e profondità già al suo esordio. Non può che diventare un gigante.
      Vania

  3. Ciao Alberto e Vania
    Reduce dalla straordinaria serata masterclass di lunedì in quel di Reggio! Vivissimi complimenti a voi per la riuscitissima degustazione, per me era la prima volta con tali capolavori, mi sono proprio fatto un regalo grandioso! Ho già apprezzato molto il moet 2008, poi i grandiosi Dom: tra i vintage quello che mi ha più colpito è stato il 2004, poi un’escalation continua tra P2 2000 praticamente un vintage in HQ, lo strabiliante rosé 96 (roba paurosa) e dulcis in fundo lo stratosferico oenotheque 1990 (senza parole)! Oltre al ventaglio di sensazioni olfattive e gustative tra agrumi, tostature e mineralità , la cosa che più mi ha colpito è stata l’assoluta freschezza e la straordinaria persistenza! Al punto che a degustazione conclusa ancora per una buona mezz’ora mi bastava muovere la lingua in bocca per avere ancora tracce straordinarie di gustativa…scusatemi per la poca sintesi! A la prochaine!
    Marco

    • Eh già, quando DP cala l’asso, anzi gli assi, non ce n’è per nessuno. O quasi…
      Grazie a te della partecipazione!

  4. Buongiorno Lupetti,
    ho recentemente acquistato una bottiglia DP Special Edition Iris Van Herpen 2004… ed in automatico mi è sorta una domanda: c’è qualche differenza fra queste Special Edition ed i DP “normali” della medesima annata? Magari degorgement diversi o cambia esclusivamente l’etichetta? Grazie per l’attenzione

    • Assolutamente no! È il medesimo vino con habillage diverso. Ovviamente commercializzato in quantità limitata.

  5. Salve, qual è l annata ideale per degustare un Dp Vintage 2009 e fino a che annata puó conservare intatte le proprie caratteristiche? Grazie

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.