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Millésime

Ancora la (grande) annata 1995. Con Bollinger…

(II PARTE) Proseguiamo, come annunciato nella scorsa puntata, la scoperta di alcune perle targate 1995, annata eccezionale che si sta giustamente prendendo la rivincita con la prepotente ascesa...
di Alberto Lupetti

Tappo champagne bollinger

(II PARTE)

Proseguiamo, come annunciato nella scorsa puntata, la scoperta di alcune perle targate 1995, annata eccezionale che si sta giustamente prendendo la rivincita con la prepotente ascesa sul gradino più alto del podio dell’annata. E, a tal proposito, l’ennesimo indizio sull’eccellenza dell’annata ce lo fornisce stavolta Bollinger, non con uno, ma con ben due champagne. O meglio, con due diverse declinazioni dello stesso vino…

Qual è lo champagne di punta di Bollinger, o, se preferite, qual è la sua cuvée de prestige? Molti potrebbero dire Vieilles Vignes Françaises, ma non è così, perché si tratta di una particolarità, un clos, un’eccezione. Altri risponderanno senza dubbio “R.D.!”, ma anche in questo caso non è corretto, perché si tratta di una ‘estremizzazione’ di quello che è sì lo champagne di riferimento per la maison di Aÿ. Esatto, perché è La Grande Annéela storica cuvée de prestige” di Bollinger e non il semplice millesimato come molti potrebbero erroneamente pensare. È, infatti, la materializzazione in bottiglia della tradizione e del savoir-faire della maison, nonché l’esempio della migliore tradizione champenoise: fermentazione in legno, tiraggio con il tappo di sughero (bouchon liège), lunga maturazione sui lieviti, rémuage e dégorgement manuali. A tutto questo, poi, Bollinger ‘aggiunge’ che è prodotta solo nelle annate ritenute straordinarie dalla maison (dalla maison, non dalla media della Champagne, il che giustifica annate apparentemente singolari come la 1997, la 1992, la 1981 e così via), e che è fatta con uve di proprietà per almeno il 70% e queste uve sono classificate almeno Premier Cru, ma soprattutto Grand Cru. Il nome Grande Année arrivò nel 1976 a sostituire la classica denominazione Bollinger Vintage, mentre nel 1997 è diventata definitivamente La Grande Année.

Gilles Descôtes
Oramai lo conoscete e avete imparato ad apprezzarlo: Gilles Descôtes, lo chef de cave di Bollinger.

Nel corso della mia ultima visita da Bollinger, lo chef de cave Gilles Descôtes aveva organizzato una splendida degustazione culminata trionfalmente con il VVF 2000, ma prima ci ha fatto assaggiare diverse annate de La Grande Année, tutte estremamente interessanti, per non dire eccezionali. Però, di fronte alla 1995

A proposito di 1995, ebbe un inverno mite e umido, mentre la primavera fu freddina e decisamente piovosa. Il progredire della stagione vide alternarsi giornate calde e fredde, fino alle temibili gelate del 20 e 21 aprile. Finalmente, la metà di giugno ha visto arrivare il bel tempo (la fioritura fu ritardata, tra il 25 e il 27), fino alla vendemmia, nonostante diversi temporali… Nel caso di Bollinger, arrivò addirittura a effettuare la ‘vendemmia verde’ e iniziò a raccogliere le uve il 20 Settembre. Eccellenti uve, con valori di alcol potenziale a 9,2° e acidità a 8,7 g/l per quanto riguarda specificamente Bollinger (valori simili alla 1988, guarda un po’…), a fronte di una resa di 11.000 Kg/ettaro.

Per l’assemblaggio di questo 1995 furono scelti vini da uve selezionate in 17 Cru, di cui ben l’82% classificati 100% e il 18% from Premier Cru; tra i villaggi di maggior rilievo Aÿ, Bouzy, Louvois, Verzenay e Mareuil per il Pinot Noir, Le-Mesnil, Cramant, Oger, Cuis e Chouilly per lo Chardonnay. Da notare che, all’epoca, i vini non svolgevano la malolattica, mentre lo champagne ha maturato sei anni sui lieviti prima di esse dosato a 7 g/l.

Controetichetta Bollinger Grande Année 1995
Le controetichette di qualche anno fa, come, appunto, quella de La Grande Année 1995, non solo riportavano nel dettaglio l’assemblaggio, ma ricordavano tutto il savoir-faire che è racchiuso dentro la bottiglia. Il dégorgement, però, non era ancora indicato…

 

La Grande Année 1995

Bollinger La Grande Année 199563% Pinot Noir, 37% Chardonnay
Basta accostare il naso al calice per capire immediatamente di essere di fronte a qualcosa di eccezionale. È, infatti, di una complessità straordinaria, ma questa complessità non significa un solo istante osticità perché è, invece, tremendamente coinvolgente, fatto di albicocca secca, fiori di camomilla, miele, canditure, grassezze, dolcezze di panettone, perfino latte di cocco. È un naso anche e certamente maturo, ma in maniera affascinante e, comunque, impensabile per un vino, di fatto, di 22 anni. Vabbè, senza tirarla per le lunghe, è un naso che disegna uno champagne attraente, sofisticato e raffinato. La bocca, invece, appare ben diversa, ma… in meglio! È fresca, sapida, tesa, gustosa, profonda, levigata, insomma perfetta, anche per via di un’integrità, di un’integrazione encomiabili, risultando perfino asciutta e, quale ciliegina sulla torta, va a culminare in un finale elegante, rinfrescante, talmente lungo da essere infinito nella sua sapidità. Pazzesco. Un mostro.
Voto: 98/100

Quando lo chef de cave decide che è giunto il momento di degorgiare una La Grande Année, non tutte le bottiglie vengono rimosse dalle cataste sur lattes, ma ne rimane una buona parte ferma in cantina. Sia per andare a costituire la vinothèque della maison, sia perché alcune di esse dovranno un giorno diventare R.D.. Tre, cinque, dieci anche vent’anni più tardi. Ma non sempre, perché “tutti gli R.D. sono stati La Grande Année, ma non tutte La Grande Année saranno R.D.!”. Per fortuna, La Grande Année 1995 ha poi dato vita all’R.D. 1995

 

 

R.D. 1995

Bollinger R.D. 199563% Pinot Noir, 37% Chardonnay; dosage 3 g/l
dég. 25 ott. 2013 – A differenza de La Grande Année da cui deriva, questo R.D. (che ha passato la bellezza di 17 anni sui lieviti!) non ti colpisce alla prima olfazione. Si nasconde, ti stuzzica e poi scappa, pretende che sia tu a corrergli dietro, a dedicargli tempo e attenzione. Allora inizia a concedersi, prima di tutto con una freschezza diffusa di origine boscosa, che rivela anche profili tartufati e fungini. Via via cresce di intensità e avvolgenza, emergono le fave di cacao, le foglie secche, gli aghi di pino finanche il frutto rosso (lampone). Verrebbe da dire sia autunnale, scuro, se non fosse per questa freschezza incredibile che ti cattura. L’attacco al palato è anch’esso freschissimo, l’acidità piacevolmente tagliente, sulla quale danzano note erbacee, terrose, autunnali e di agrume scuro che ti avvolgono rivelando da un lato un’energia senza pari e, dall’altro, impedendo alla gustativa di risultare austera. E poi lascia la bocca tesa, sottile e dalla profondità inarrivabile. Una meraviglia che rasenta la perfezione…
Voto: 99/100

Gli champagne Bollinger sono distribuiti in esclusiva da:
Meregalli Giuseppe – tel. 039/2301980 – www.meregalli.it

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29 risposte a “Ancora la (grande) annata 1995. Con Bollinger…”

    • Giusta domanda! Insomma, che differenza c’è tra un 99/100 e un 100/100?
      Il secondo è quello champagne che non appena metti il naso nel bicchiere capisci che è eccezionale, un capolavoro. Ti fa saltare dalla sedia… E l’assaggio non è poi che la conferma di questa primissima impressione.
      Il primo, quindi il 99/100, è parimenti eccezionale, ci mancherebbe, ma questa eccezionalità non arriva immediatamente ed evidentemente, ma va quasi cercata, scoperta man mano.
      Ecco, io la vedo così e, nel caso dell’R.D. il 1988 è 100/100, il 1995 99/100.
      Anche se stiamo spaccando il capello in quattro…
      Buon Ferragosto

      • Buon giorno sig Lupetti sul ultima frase mi sembra ci sia un refuso Rd 98 non è stato prodotto , presumo lei si riferisse al mitico 88
        Un cordiale saluto e complimenti ancora è un piacere seguirla quasi quanto bere una buona bottiglia
        Antonio

        • Accidenti, ha ragione! Maledetti errori di fretta/battitura… Corretto.
          Grazie della segnalazione e delle belle parole.

  1. Buongiorno, al solito molto interessante l’argomento….
    Ma, pfv, mi faccia capire meglio: la G.A. 1995 per avere 22 anni è stata degorgiata nel 2017.
    Ora mi domando: non poteva anche chiamarsi R.D., visto che si tratta anche dello stesso millesimo?
    E visto che per diventare R.D. alcune G.A. vengono messe da parte anche 20 e più anni?
    E poi, per la G.A.”normale” si parla di 6 anni sui lieviti, prima del dosaggio, è il minimo?
    Sono in confusione?
    Saluti

    • Ha ragione…
      Solitamente: La Grande Année 7-8 anni, R.D. 9-12 anni. Ovviamente non tutta la produzione viene degorgiata in un sol colpo, ma si avanti per lotti. Così, ad esempio, le ultime bottiglie di La Grande Année 2005 avevano passato poco più di 10 anni sui lieviti, quindi teoricamente sarebbero potute essere R.D., anche se Bollinger ha deciso che non ci sarà un R.D. 2005… Sono eccezioni, così come l’R.D. 1995 che ho presentato, che era veramente un récemment dégorgé!
      Tenga presente che La Grande Année è il grande millesimato di Bollinger, mentre l’R.D. è lo stesso champagne rimasto più a lungo sui lieviti, dai 4 ai 6 anni commercialmente, fino a 20 e più per alcuni esemplari della maison.
      Le torna?

      • Mahh….Mi rendo conto che c’entra poco col suo lavoro – lei è qui per parlare da esperto assaggiatore del prodotto finito champagne e coglierne tutte le sfumature, ma sarebbe veramente utile un discorso globale sui tempi di permanenza sui lieviti, deg. e tempi post deg.e il loro perché.
        A partire dagli champagne d’ingresso dei vari Paillard, Roederer, Pol Roger ecc. ecc. (in genere 24 – 30 mesi, poi i millesimati e su su fino ai P2 P3 R.D. appunto…
        Pensi che proprio la scorsa settimana, da un’azienda del Garda ho bevuto un buon b.de b. del 2009, rimasto però sui lieviti “solo” 30 mesi + 4 anni e mezzo post degorgement!!
        Nemmeno un’ombra di ossidazione né nel colore oro pallido né nel gusto e bollicina finissima.
        Tecnicamente ineccepibile, poi però mi sono chiesto come mai l’enologo non avesse prolungato il tempo di permanenza sulle fecce ad almeno 36 o 40 mesi…forse ne avrebbe guadagnato in complessità o forse no…
        Per esempio molti piccoli vigneron come la Doyard di Andrè Jacquart(ottimo) fanno fare ai loro prodotti 5/6 anni sui lieviti.
        Insomma, per tornare a bomba, la G.A. 95 e più r.d. del R.D. 95, o no?
        Grazie

        • Discorso lungo e complicato…
          Per quanto riguarda LGA e R.D. no, perché il secondo ha maturato molto a lungo sui lieviti, quindi è assolutamente un Récemment Dégorgé.
          Per il resto, dipende dal produttore, ma non solo dalla sua filosofia, bensì anche dalle logiche di mercato, per non parlare del fatto che c’è chi degorgia tutto insieme e chi per lotti perfino nell’arco di due anno per lo lo stesso vino. E non sempre è vera l’equazione maggiore permanenza sui lieviti = maggiore complessità… dipende dal vino.
          Invece è fondamentale il periodo post dégorgement. Minimo 6 mesi per un sans année che ha fatto circa 3 anni sui lieviti, un anno per un millesimato che ha fatto 5-7 anni sui lieviti, due anni per un grande champagne che ha fatto 10 e più anni sui lieviti. Tempi minimi, come ho detto, perché l’optimum si inizia ad avere al doppio.
          Saluti

    • carissimo marco, spero di poter contribuire alla sua informazione con quanto segue: ho comprato le prime bottiglie di G.A. 1995 nel dicembre 2004, poi poche altre nel 2008. In tutte queste bottiglie non è indicata la sboccatura, al pari delle 1996. Le prime sboccature che ho visto riportate sulla G.A. riguardano il 1997, poi su tutte le annate seguenti. Sulle R.D. invece la ddd (date de dégorgement) è presente almeno dal 1990 (non ho esperienza di annate precedenti, ovvero quando ho iniziato con Bollinger, il 1990 era l’annata in corso) , e anche in dettaglio, cioè giorno/mese/anno . Come già detto dal signor Lupetti, la stessa annata di R.D. può essere rilasciata a distanza di anni, quindi con sboccature diverse (ad esempio ho visto gli R.D. 1990 con ddd dal luglio 2001 al giugno 2003)., oppure nello stesso anno (quindi lotti diversi). Ci sono poi i piccoli produttori che per lo più indicano la ddd (anzi, forse sono proprio costoro ad aver dato impulso all’auspicabile abitudine di indicarla !), e fanno al massimo una-due sboccature producendo poche migliaia di bottiglie. Vilmart poi è molto”regolare”, ovvero fa la prise de mousse nel luglio successivo alla vendemmia (10 mesi di affinamento in legno) poi sbocca (come ha rimarcato Lupetti) a seconda dell’annata: ad esempio il GCO 2008 lo ha tenuto sulle fecce “solo” 39 mesi (mi hanno scritto che andava bene così) e il 2009 soli 27 mesi… (le magnum le tengono più a lungo). Cmq, IN SINTESI: se un vino le piace particolarmente, ed è fatto con i crismi, “investa” in più d’una bottiglia e attenda: mi saprà dire

      • per me, la data di sboccatura dovrebbe essere messa sempre, ovvero se un vino di prestigio non la riporta, mi chiedo perché… A volte c’è il lotto, e allora scrivo all’azienda per avere la data, ma spesso non rispondono … Invece gentilissima e veloce la p.r. di Gosset, che mette il numero di lotto…

        NOTA ad esempio, come si fa a non indicare la ddd su bottiglie del livello di un Grande Siècle di Laurent-Perrier?

  2. Buonasera, una curiosità. Con quale frequenza viene effettuato il remouage di queste tipologie di cuvée de prestige? Concordo pienamente sulla grandezza dell’ annata 1995. Conosce la maison Jean Pierre Marniquet di Venteuil? Due millesimati eccezionali 1989 e 1995. Buon lavoro

    • Allora, gran parte dell’annata viene remuata (e degorgiata…) quando è ora di immetterla sul mercato, ma un certo numero di bottiglie rimangono in cantina sur lattes (ma c’è anche chi le conserva sur pointe, quindi remuate ma non degorgiate) quale ‘memoria storica’ della maison. Per quanto riguarda Bollinger, man mano, negli anni a venire, alcune di queste bottiglie in cantina vengono man mano remuate e degorgiate per verificarne la maturazione, come in questo caso con l’R.D..
      Ha ragione, anche la 1989 è stata un’annata eccezionale, valutata più oggi (che è al suo picco) che all’epoca, ma a mio avviso la 1995 ha una marcia in più.
      Infine, non conosco questo produttore di Venteuil.
      Grazie

      • Grazie per la risposta, Certo è impossibile conoscere tutti i produttori, ma questo mi permetto di segnalarglielo, perchè JP Marniquet è un RM che produce la sua cuvee prestige (attualmente la 1995) lasciandola sui lieviti 18/20 anni dando vita a mio parere ad un prodotto di qualità eccezionale. Penso non ci siano molti piccoli produttori a lasciare così a lungo lo champagne sui lieviti prima di metterlo in commercio.

        • ho bevuto un Marniquet 1995 (Prestige Millésimé) acquistato nel giugno di quest’anno, e confermo che la piccola maison dispone di vecchie annate sboccate di recente: al contrario delle mie abitudini (attendere “abbastanza” tempo prima di pensare di stappare annate importanti sboccate da “poco” ***) ho deciso di berla per valutare se acquistare altre bottiglie da stoccare . L’ho trovato pulito, preciso, seppur giovane. In linea di massima apprezzo gli RM ma seppure eccellenti non possono competere con quelle maison che possiedono molti vini di riserva, vigne diversificate e soprattutto hanno i numeri e le spalle per permettersi di lasciare fermi notevoli capitali per anni. Bollinger è senza dubbio una se non LA mia preferita, ma compro SOLO la Grande Année perché a mio modestissimo avviso (ma anche di noti recensori) l’RD non merita il sovrapprezzo (anche doppio), a mio gusto è troppo secco, inoltre talora tende al “fungino”. Negli ultimi anni Bollinger usa meno solfiti, da un lato plaudibile, dall’altro necessita monitorare le bottiglie per scongiurare un’eventuale ossidazione. NOTA FINALE: il 1995 è ottimo, ma spero abbiate bevuto e ancora in cantina del ’96 …. *** concordo con Lupetti, per quanto riguarda le sboccature: un buon champagne / spumante inizia ad esprimersi non meno di tre anni dalla sboccatura, e per le bottiglie di prestigio possiamo dire oltre i sei / 10 e più ? Immagino che in questo mondo sempre più “venale” le aziende debbano fare i conti con il mercato e le banche (e i profitti dei soci !!!) però come si fa a dire (lo dice anche la stessa Bollinger) che un R.D. è rponto al consumo? O meglio: forse che si inizi a badare meno (un poco meno) agli incassi è più alla “cultura” nel senso di immettere bottiglie con sboccature meno fresche (con il vantaggio di bere e valutare meglio il prodotto). Bruno Paillard insegna, in questo senso (non vende prima di un anno …). C’è anche il problema TAPPO (con il passare del tempo aumentano i rischi), ma anche qua perché non avere il “coraggio” di emettere almeno una serie di bottiglie con la corona (e il finto bouchon) per CHI non ha interesse a fare “bòtti” ma preferisce sboccature congruenti e tenuta garantita? Cmq con le “nuove” 0,75 litri che si avvicinano ai rapporti collo/superficie delle Magnum, già avremo bottiglie più “longeve”

          • Bruno Paillard insegna bene, ma razzola da avere le Mesnil 1995 ancora in commercio con degorgio 2003 i cui tappi non ve n’è uno a posto (almeno le bottiglie capitatemi). Lo dico senza polemica, sia ben chiaro.
            Le mesnil 1990 con deg. 2015 (quindi recente) soffre della stessa problematica e anche quando il tappo è a posto sembra un vino già stanco, non cattivo, ma siamo più su uno sherry che su uno spumante e -personalmente- non mi ha dato l’impressione di poter reggere ancora altri anni, piuttosto che dovesse essere bevuto prima, che il suo momento migliore l’avesse già passato. Ferme restando le mie limitatezze nel gusto.
            Eppure C.Heidsieck con il Blanc des Millenaires 1995, con degorgio 2014 propone una cosa freschissima, con gusti e sentori anche maturi, ma che in fondo sono tesi e in equilibrio. Altro lavoro. Avrò anche preso la bottiglia da un commerciante più affidabile, mettiamoci anche questo. (e qui domanderei quali sono le differenze in positivo tra un blanc des millenaires 1995 e un dom ruinart del 2004?)

            Vini, quelli di Paillard, sicuramente non prodotti nelle quantità di LGA o RD o CH.

            Comincio però a chiedermi che senso abbia tenere in giro bottiglie di cui non si ha la certezza/quasi sicurezza del risultato. Insomma non sono convinto: da una parte estrema cura e precisione per far si che il prodotto sia quasi sempre lo stesso e quindi dia garanzie di “affidabilità” e “riconoscibilità” di anno in anno(cuvée de reserve), dall’altra la messa in commercio di cuvée – il cui costo di immobilizzazione è di certo oneroso man mano la cantina si rimpicciolisce – che di affidabilità(parlando di conservazione del vino) ne hanno poca o comunque vivono l’indeterminatezza del risultato, una volta varcati i confini della maison.

            Per concludere, ci sto a bere Le mesnil 95 con degorgio del 2003, però vorrei che il produttore sappia che vino ha in commercio e se gli andrebbe bene così.
            Dopo ci mettiamo anche la mia limitata esperienza come assaggiatore e alcune esperienze sfortunate… e non ultimo il gusto che ha un inglese del Sussex rispetto a un emiliano.

            Chiedo scusa per la sbrodolata…
            Ad maiora!

          • In realtà, sig. Oreste Lini, ho un amico che ha acquistato diverse (tante) bottiglie di Paillard sia le mesnil 90 e 95 sia NPU e tutte le bottiglie non avevano difetti di tappo. Per i degorgement dovrei andare a vedere gli appunti. Direi che le sue sono state bottiglie molto sfortunate o forse acquistate in condizioni non perfette! Oltre a questo ci metto che bisogna avere un buon palato per gustare appieno certe bottiglie! (senza nulla togliere al suo dato che non la conosco, è solo una riflessione) Buona giornata!

          • Sig. Fabiano, purtroppo non mi è possibile rispondere direttamente sotto al suo messaggio.
            Posso sapere dove le ha acquistate?
            Per me, persona normale, dato che l’azienda o l’importatore non servono il privato, tocca comprare questi vini nelle enoteche, virtuali o fisiche. Non sempre i vini sono stockati nelle condizioni migliori in questi esercizi, nè , laddove si dichiara conformità agli ideali standard di conservazione, è possibile provare il contrario.
            Penso però, che una bottiglia che fa 8 anni sui lieviti(1995), degorgiata nel 2003 e ancora in commercio(ovvero dove è possibile acquistare queste bottiglie per i privati) nel 2017, lasci tutti i dubbi sulla sua conservazione e sulla conseguente tenuta… però è pur sempre in commercio. E io non ho altro per “valutare”-“misurare” il prodotto/produttore.
            Parlerei comunque di “palato allenato” e lascerei fuori “buono”.
            Però un qualche dubbio mi viene se davanti a un calice mi devo sforzare per trangugiarlo e l’altro invece lo tracannerei.
            Posso capire che il mio gusto è diverso da 7 altri miliardi di persone… però poi qualcun altro dovrebbe spiegarmi come e dove questo gusto sta in piedi.
            Sarà per questo che non riesco a cogliere la bontà dei Le Mesnil che ho bevuto?
            Comunque un confronto (che sarà anche ingiusto) con Blanc des millenaires 1995 è stato fatto.
            L’una l’ho apprezzata più dell’altra.
            Ne approfitto per chiederle un consiglio, se vuole…
            su quali cuvée datate potrei/dovrei concentrarmi per capire o comprendere meglio?
            Inoltre può suggerirmi in quale luogo è meglio che le acquisti?
            Grazie se vorrà darmi una risposta.

          • Inverto l’ordine delle domande che mi ha fatto: In merito al consiglio che mi chiede… sarà un consiglio dato dal mio gusto personale, che ovviamente potrà essere diverso dal suo. Faccio una piccola premessa, lei parlava di palato allenato (io nel precedente messaggio ho scritto buono ma poi intendevo appunto allenato) questo è molto importante perché partecipando a diverse degustazioni ho bevuto bottiglie per me estremamente buone ma per altri partecipanti possono essere bottiglie “normalissime”. Questione di palato non allenato o di bottiglia? Ossia: sono io ad essere stato precipitoso nel “giudicare” una bottiglia estremamente buona o gli altri partecipanti non sono “allenati? Ora io non ho il palato di Alberto e lungi da me accostarmi a lui (che per me è una sorta di Dio dello champagne) od a qualunque altro che lo fa per mestiere, ma avendo bevuto “qualcosina” mi sono permesso di intromettermi nella discussione. Io personalmente da numerosi assaggi effettuati ho una predilezione per tutto ciò che è 95 (al momento e senza fare voli pindarici e discussioni inutili su chi preferisce la 96 e chi la 95). Ultimamente ho avuto appunto la possibilità di bere varie volte Dom Pérignon P2 1995, Bollinger RD 95, Krug 1995, il summenzionato Blanc de Millenaires 1995 (che adoro) e appunto il Mesnil 1995. Gli ultimi due hanno anche il vantaggio del “prezzo”. Ad ogni modo non escluderei nemmeno qualche recoltant sempre targato 1995. Ad esempio mi ricordo di un Fleury Blanc de Noir 1995 incantevole. Slegandomi dall’annata invece (per non risultare noioso) ho bellissimi ricordi di Dom Pérignon 1992 e 1993. Insomma tutto questo elenco per dirle che le bottiglie con qualche anno sulle spalle possono davvero regalare emozioni uniche a patto che siano conservate bene. E qui casca l’asino, nel senso che anche io ho acquistato bottiglie datate e una volta aperte non erano in perfette condizioni. Sono d’accordo sul fatto che comprando in enoteca (fisica e virtuale) ci sia una sorta di garanzia sulla bottiglia (anche qui non immagina quante discussioni con tutti quei privati che, come capita ad Alberto sant’uomo che ad ogni valutazione che dà specifica sulle condizioni di conservazione). E’ altrettanto vero che dentro la bottiglia che acquistiamo non ci siamo e non avremo mai la certezza di come sia realmente. Che fare a questo punto? Io mi sono trovato nella sua stessa situazione perché, purtroppo, non sono un professionista e quindi compro solo da determinati canali. Alcuni distributori/importatori hanno un listino per “privati” e quindi bisogna provare a contattarli. Le enoteche online più famose sono sicuramente strutturate per la conservazione dei vini ed io non ho mai avuto problemi in tal senso. A questo riguardo il Mesnil, anzi, i Mesnil che ho bevuto io sono stati acquistati da un mio caro amico in un enoteca online. Quale? Onestamente non glielo so dire… non me l’ha mai voluto dire…. Avrà paura che vado a svuotargli il magazzino!!! Mi scuso con tutti per il lungo messaggio e spero di non aver annoiato nessuno.

          • Grazie per aver dettagliato la risposta e avere anche in parte risolto qualche dubbio: lo apprezzo sinceramente.
            Non mi considero esperto in degustazioni, ho assaggiato i vini più accessibili anche perchè le cartucce sono quelle che sono… quindi più che volentieri chino il capo davanti a persone più esperte. I miei vogliono essere solo spunti/domande per comprendere meglio. Non vorrei passare per polemico e arrogante.
            Vorrei dire, per non generalizzare troppo, che Paillard e Cuzziol non vendono ai privati, quindi il mio unico modo al momento per bere le Mesnil è comprarlo su enoteca fisica o virtuale. Mi scuso se mi ripeto, questo ho a disposizione per valutare il prodotto e il produttore.
            Di Paillard ho apprezzato tutto il resto, questo meno, pur riconoscendone la materia prima di partenza… altrimenti non credo sarebbe durato 22 o più anni.
            Capisco che importatori-distributori-agenti si possano conoscere tramite l’amico ristoratore piuttosto che a degustazioni o fiere se si ha il tempo.
            DP, Krug e VC mi sembrano i meglio garantiti in commercio… però è più impegnativo in termini economici assaggiare “tante cose” di questi 3 soggetti.
            C’è in sostanza un metro di paragone/una pietra miliare che può fungere da “simbolo dello champagne datato” sia per invecchiamento sui lieviti sia per riposo dopo il degorgement? Un vino didattico in questo senso, che identifichi cioè il gusto-tipo di uno champagne con 15+ anni sulle spalle?
            E che lo si possa avere nelle migliori condizioni possibili…
            a prop. che ne pensate di questo https://www.jahrhundertweine.de ?
            (chiedo scusa se non è permessa la pubblicazione di link esterni e per favore chiedo nel caso di cancellarlo)

          • Ci mancherebbe, nessuna polemica! Anzi, è bello il “sano” confronto! Rispondere alla sua domanda è complicato perchè si rischia di andare oltre quello che può essere il gusto personale e la propria conoscenza. Detto questo la invito a fare una riflessione: qual è lo champagne che le piace di più da “giovane”? Cristal? Dom Pérignon? Krug? E chi più ne ha più ne metta… Bene cerchi dei vecchi millesimi di quella maison. Perché? Perché il suo gusto personale con quella etichetta è già allenato, già conosce le varie sfumature. Io acquisterei due bottiglie anche dello stesso millesimo per confrontarle e andare a spaccare il capello in quattro cercando di trovare pregi e difetti di ognuna d’esse. Credo che così riuscirà ad indentificare il gusto di uno champagne con 15 o più anni sulle spalle e le sue varie sfaccettature d’evoluzione. Per quanto riguarda il link che ha condiviso ho provato ad aprirlo ma re-indirizza ad una pagina web di ricerca in base all’annata.

          • Grazie molte!
            Seguo il suo prezioso consiglio e poi fra qualche bottiglia, se lo spazio lo consentirà, ci risentiamo.
            In effetti mi sembra un metodo più che logico per colmare il mio dubbio.
            Il link dovrebbe indirizzare in un e-shop tedesco(in alto a dx è possibile cambiare in inglese) che per ogni tipologia di vino ha diversi marchi importanti e alcuni millesimi, per i quali sono riportate le caratteristiche delle bottiglie.
            Mi sembrano interessanti in particolare alcuni prezzi su Krug vintage ’95…
            Grazie ancora per il confronto e il tempo dedicatomi, un saluto!

          • Mi fa estremamente piacere che ci siano scambi tra voi appassionati!

            Scusate la latitanza, ma sono nella fase più critica delle lavorazioni della guida, ancora qualche giorno di pazienza e risponderò a tutti!!!
            Grazie

  3. Grazie per la risposta, i dubbi permangono, ma fa nulla……………
    Se ai corsi sul vino, dedicassero qualche pagina in più allo champagne – a parte le solite nozioni basic sulla rifermentazione in bottiglia, sarebbe un gran bene per tutti gli appassionati di vino in generale, che poi, come può benissimo succedere, si votano appunto in toto alle bollicine…
    Le chiedo se per favore -quando trova il tempo – riesce ad indicarmi tutti gli articoli che nel sito – trattano l’argomento P2-P3.
    Grazie

    • Se champagne è la seconda parola francese più nota al mondo, purtroppo oltre questa parola non si sa poi molto, se non quelle poche nozioni ripetute a ogni corso, come fa giustamente notare. Per non parlare di quanti hanno visitato la Champagne da turisti o quasi, letto qualcosa qua e là e poi si lanciano in pomposi seminari e simili. Il mondo è bello perché vario, ma nel mondo del vino, pur essendoci senza dubbio professionisti preparati e realmente competenti, soprattutto coloro che si specializzano veramente in una Denominazione, ce ne sono anche tanti, troppi improvvisati, per dire addirittura cialtroni. E molti appassionati ancora non se ne accorgono…
      Venendo alla sua richiesta a tema DP, nella home page del sito c’è una finestra di ricerca che le permetterà di rintracciare facilmente gli articoli che le interessano.

      • caro Lupetti, il mondo è bello e vario, ma soprattutto è da sempre, in tutti i settori, più “soldo” che cultura, ovvero curiosità di fare confronti, come ad esempio di un vino che piace acquistarne più d’una e “seguirlo” negli anni … Che l’88 era eccezionale, lo si è iniziato a capire “in fieri” cioè con il passare degli anni (beati quelli che ogni anno o tot vengono invitati da certe maison a riassaggiare le annate) e a mio parere sta superando l’ottimo ’90 (che lo fu anche per le grandi quantità di resa). Poi, senza voler essere presuntuoso, che dire di tanti Sans Année di fama che appena accosti il naso senti il dolce ma vendono a tonnellate? Ricordo anni fa ad un Vinitaly quandoallo stand di un noto produttore franciacortino chiesi il dosage d’expedition di un Satèn … in primis l’addetto chiamò un responsabile perché non lo sapeva (evidentemente era una domanda rara…) che mi fornì la “cifra”: dissi che era tanto, allora si sporse oltre il banco e mi sussurrò in confidenza: “sono d’accordo con Lei, ma dobbiamo raggiungere il milione di bottiglie….”. Un caro saluto e speriamo di riverderci (ormai volge un anno dalla MC di Lanson (tutti giovani, caro Lupetti, tutti giovani …) rs

  4. Caro Alberto,
    se posso una domanda.
    Una Magnum di Bollinger RD 1981 degorgata nel 1999, quanto vale ?

    La ringrazio.

    • Dando per scontata una conservazione ottimale, direi che siamo a non meno di 750 euro. L’annata fu sottostimata, ma per via della sua bellissima acidità oggi si sta rivelando ottima. Per non parlare del formato magnum…

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