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Non solo Champagne

Sorpresa: bollicina in rosa a Montalcino by Il Poggione

In Italia è in atto una vera e propria corsa alla spumantizzazione, soprattutto Metodo Classico. Praticamente all’interno di ogni Denominazione c’è qualche produttore che fa bollicine e la...
di Alberto Lupetti

marchesa clementina il Poggione metodo classico

In Italia è in atto una vera e propria corsa alla spumantizzazione, soprattutto Metodo Classico. Praticamente all’interno di ogni Denominazione c’è qualche produttore che fa bollicine e la cosa incedibile è che questo avviene non solo con varietà classiche, ma anche con altre molto particolari, soprattutto autoctone. Si tratta senza dubbio di un’iniziativa interessante che esalta la ricchezza delle numerose varietà d’uva del Belpaese, ma, come al solito, alla fine si scade in quella partica tutta italiana di forzare la mano e arrivare così all’esagerazione. Il risultato è, com’è facilmente immaginabile, che questa corsa ossessiva alla spumantizzazione ha portato in molti casi, anzi, diciamo pure nella maggior parte di questi, a risultati quantomeno improbabili…

Per fortuna, chi ha sempre fatto un discorso di qualità e il passaggio alla spumantizzazione l’ha fatto con ratiocinio, ha ottenuto risultati veramente degni di nota, soprattutto con le varietà autoctone, come abbiamo avuto modo di vedere in bianco con il Roscetto di Falesco e come vediamo adesso con una novità altisonante in rosa, che arriva da Montalcino e porta la firma de Il Poggione.

Fabrizio Bindocci
Fabrizio Bindocci, ovvero il ‘braccio armato’ di Leopoldo Franceschi, proprietario del Il Poggione. Moltalcinese purosangue, ha svolto negli anni un lavoro silenzioso e paziente che da qualche anno sta dando i suoi frutti più belli. Prossimamente, a quanto pare, pure con le bollicine…

Il Poggione è una delle più importanti realtà di Montalcino, per tradizione, numeri e abilità. Infatti, come riconoscono molto onestamente tanti altri importanti produttori di Brunello, Il Poggione è capace di coniugare qualità e quantità, come dimostra evidentemente il classico Brunello, prodotto in circa 200.000 bottiglie (Riserva esclusa). E, a mio avviso, la crescita più evidente della tenuta di Sant’Angelo in Colle è avvenuta sotto la guida (tecnica e direzionale) di Fabrizio Bindocci, i cui frutti più belli sono stati raccolti negli ultimi anni. Senza nulla togliere agli anni ‘90 e i primi 2000, infatti, credo che la vendemmia 2010, peraltro ottima, abbia rappresentato un punto di svolta: i vini de Il Poggione si sono fatti ottimi da molto buoni che erano. E questo vale non solo per i due Brunello (Annata e la preziosa Riserva Vigna i Paganelli), ma anche per l’irresistibile Rosso di Montalcino e il vincente Rosso di Toscana (un IGT con tappo a vite che come vino da tutti i giorni, di piacevolezza, non certo di banalità, ha veramente ben pochi concorrenti), per non parlare delle altre etichette e dello straordinario olio EVO. Inoltre, Il Poggione produce da sempre anche un eccellente Moscadello di Montalcino di rigorosa tradizione (quindi frizzante e non passito) e un rosato da sole uve Sangiovese. Un vino fermo, ma qualche anno fa la tenuta s’era cimentata anche con le bollicine in rosa, con il Brut Rosé, uno Charmat onesto che, però, non ha lasciato il segno. Così è uscito di produzione, ma la cosa non deve essere andata giù a Fabrizio Bindocci, che non ha mai smesso di sognare una bollicina in rosa di qualità. Fino al 2014, quando ha deciso addirittura di rilanciare: individuate uve Sangiovese con un’ottima acidità, le ha sottoposte a una pigiatura soffice ed è stato questo il solo momento di contatto tra mosto e bucce, da cui il colore rosa pallido. Ha poi fatto seguito la fermentazione in tini di acciaio termoregolati, quindi sono stati scelti i vini base ad assemblare e si è proceduto al tiraggio, stavolta secondo il Metodo Classico. Da quel momento le bottiglie hanno maturato sui lieviti per più di due anni in un’antica cantina nel borgo di Sant’Angelo in Colle e, al termine, dopo il dégorgement, lo spumante non è stato dosato. Queste decisione, però, non è figlia delle mode del momento, bensì di una serie di sessioni di assaggio ripetutesi per un anno intero, nel corso delle quali sono state provare diverse liqueur. Alla fine, s’è deciso di non aggiungere zucchero, ma solo un tocco di Brunello (!) per non velare in alcun modo l’identità caratteristica di questo nuovo vino spumante, che rappresenta un’ulteriore interpretazione del mitico Sangiovese di Montalcino. Ultima nota il nome, che omaggia la nonna di Leopoldo e Livia Franceschi, attuali proprietari della Tenuta Il Poggione e gradi appassionati di champagne, al quale si sono naturalmente ispirati per questo Metodo Classico.

Leopoldo Franceschi
Leopoldo Franceschi, proprietario della Tenuta Il Poggione e grande appassionato di bollicine, soprattutto francesi… È stato lui a chiedere a Bindocci di sviluppare di uno spumante Metodo Classico che fosse di qualità, rappresentativo del territorio ma… senza scimmiottare altre Denominazioni. Avendo seguito personalmente tutte le fasi dello sviluppo, oggi può dirsi più che soddisfatto del risultato!

Marchesa Clementina

Marchesa Clementina Metodo Classico Rosé100% Sangiovese
Ancorché giovane, molto giovane, il primissimo approccio con questo rosato bendispone. E convince, perché non denota né forzature, né, soprattutto, improbabilità. Si propone, infatti, con un naso elegante e fresco, giocato innanzitutto sui piccoli frutti rossi di bosco, freschi e croccanti, arricchiti da uno spunto agrumato e una certa grassezza di fondo. L’assaggio sembra porre ancora di più l’accento sulla freschezza, a fronte di una perfetta specularità con l’olfatto. Così, la gustativa è succosa, soprattutto molto pulita e asciutta, ma senza evidenziare in maniera negativa l’assenza di dosaggio. Convince definitivamente la chiusura, piacevole e pulente sui ritorni agrumati anche leggermente amaricanti, che ne invogliano così l’abbinamento gastronomico, oltre che la fruizione come aperitivo ben diverso dai soliti schemi.

Voto: 88/100

 

Grappolo uva nera
Il Poggione non è nuovo alle bollicine in rosa da Sangiovese, ma il precedente Charmat, per quanto corretto, non è riuscito a lasciare il segno.

Personalmente non vedo di buon occhio le spumantizzazioni fuori dalle zone classiche e con uve non propriamente atte a dare vita alle bollicine, in più credo che a Montalcino si debbano fare grandi vini rossi… Così, sono rimasto a dir poco sorpreso dalla prestazione al debutto di questo rosé, che appare ancora molto giovane, certo, ma denota anche una stoffa, una piacevolezza, una bevibilità che non passano inosservati. La forza di questo Marchesa Clementina è l’immediata piacevolezza, certo, ma ancor più la personalità ben definita, che non è caduta nel tranello di scimmiottare lo champagne. Semmai il ‘problema’ potrebbe esserci dal punto di vista commerciale, nel senso che bisogna convincere gli appassionati a provare questa bollicina rosé ‘made in Montalcino’ senza farsi condizionare dai pregiudizi. Poi, per carità, potrà pure non piacere, ma entriamo nel campo del personale, perché dal punto di vista tecnico credo che la fattura di questo spumante non possa proprio prestare il fianco a critiche.

Insomma, un’altra bella prova di questa solida realtà di Montalcino…

www.tenutailpoggione.it

PS: oggi la guida Grandi Champagne 2018-19 va in allestimento, quindi è stampata, ma va ‘montato’ il volume. Circa una decina di giorni e dovremmo avere le copie…

Suggerimenti a tema:

7 risposte a “Sorpresa: bollicina in rosa a Montalcino by Il Poggione”

  1. Ho assaggiato anche lo Stellare de Le Chiuse, sempre Montalcino anche se ben più a nord del Poggione, sempre Sangiovese spumantizzato. Che dire, molto particolare, niente a che vedere con LE bollicine, ma decisamente piacevole come aperitivo.

    • Ciao Alberto e complimenti per questo blog. Avevo un consiglio da chiederti se possibile. Fra 2 venerdì organizzerò una serata bolle tra metodo classico e champo, come ti sembra come sequenza? Inizieremo con un Fleury fleur de l’Europe, poi il nuovissimo prodotto di cantine della volta ddr 2009, in seguito perle 2010, perle riserva 2007, pierre gimonnet oenophile 2008 e Bedel ame de la terre 2005 o Pascal Doquet diapason. Cosa ne pensi? Varieresti l’ordine? Non vedo l’ora di acquistare la tua guida degli champagne
      Marco

      • Preferirei chiamarlo sito. Il sito lo vedo come qualcosa di organizzato, con un progetto dietro, il blog come uno che spalanca la finestra e inizia a parlare (e, spesso, a sparlare: Umberto Eco docet…).
        Comunque, sito o blog… grazie!
        Veniamo a noi. Sì, varierei. Prima gli italiani e poi gli champagne. Quindi Cantine della Volta, Perlé 2010, poi 2007, quindi Gimonnet 2008, Doquet Diapason, Fleury e, infine, Bedel. Almeno io farei così…
        Fammi sapere.

        • Molto meglio sito allora.
          Per quanto riguarda la sequenza, mi dici che inseriresti il fleury dopo per il fatto che è Pinot nero credo? Io l’avevo messo prima per via del minor tempo sui lieviti. Avrei anche Bara 2010, così rimaniamo su champagne un po’ “datati”. Grazie mille Alberto, ti farò sapere

  2. Ciao Alberto e complimenti per questo blog. Avevo un consiglio da chiederti se possibile. Fra 2 venerdì organizzerò una serata bolle tra metodo classico e champo, come ti sembra come sequenza? Inizieremo con un Fleury fleur de l’Europe, poi il nuovissimo prodotto di cantine della volta ddr 2009, in seguito perle 2010, perle riserva 2007, pierre gimonnet oenophile 2008 e Bedel ame de la terre 2005 o Pascal Doquet diapason. Cosa ne pensi? Varieresti l’ordine? Non vedo l’ora di acquistare la tua guida degli champagne
    Marco

  3. Un rose’ che mi ha piacevolmente colpito è Erpacrife. Nebbiolo Piemontese metodo classico proveniente se non ricordo male da Madonna di Como nei pressi di Alba. 24 mesi sui lieviti e dosaggio zero. Probabilmente non è un caso se si ottengono buoni risultati partendo da vitigni di grande rango come nel caso di Erpacrife e Poggione..

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