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Bruno Paillard si dimette perché ama lo champagne!

Chi è stato in Champagne questi giorni, probabilmente avrà sentito parlare un po’ tutti di una faccenda e, magari, avrà anche visto la doppia pagina su L’Union di...
di Alberto Lupetti

Bruno Paillard

Chi è stato in Champagne questi giorni, probabilmente avrà sentito parlare un po’ tutti di una faccenda e, magari, avrà anche visto la doppia pagina su L’Union di mercoledi. A proposito di cosa? Le dimissioni di Bruno Paillard da Presidente della ‘Commission Protection de l’Appellation’ del CIVC, un ruolo che ricopriva da quasi vent’anni! Ma cosa è successo?

Gli USA sono un paese che non riconosce come denominazione protetta lo champagne e così, in barba a ogni forma di correttezza, ha diversi produttori di vini spumanti (peraltro terrificanti…) etichettati allegramente come ‘champagne’. Sì, proprio quegli USA che si sono promossi arbitri del mondo, che dovrebbero essere esempio di diritti, di equità, di rispetto, ma… quando c’è qualcosa che va contro i loro interessi giù la benda sull’occhio e buonanotte. Da anni, la suddetta commissione del CIVC sta effettuando un’intensa attività di lobbying per cercare di far riconoscere la Denominazione Protetta Champagne negli USA, ma finora ancora non era riuscita nell’intento (nonostante alcuni passi in avanti), proprio a causa della contrarietà di grossi e influenti produttori americani di vini spumanti venduti con il nome ‘champagne’. Pazzesco.

Pagina L'Union

Ebbene, è di due mesi fa l’annuncio dell’accordo tra la cooperativa Palmer e TRU Estates and Vineyards (marchio del colosso Constellation Brands) per la distribuzione in esclusiva degli champagne della prima negli USA da parte della seconda. Non ci sarebbe nulla di strano se Constellation Brands non fosse tra quelle aziende produttrici di spumanti in California poi venduti allegramente come ‘champagne’! Senza considerare che Palmer, oltre a produrre champagne e vendere uve a diversi négociant di prima fila tra i quali lo stesso Bruno Paillard, fa ovviamente parte del SGV e, quindi, dello stesso CIVC. Insomma, con una mano è attiva nella difesa del nome champagne nel mondo e con l’altra fa affari con chi sberleffa questa Denominazione.

Bruno Paillard, champenois purosangue, strenuo difensore della Denominazione e figura attivissima nell’universo champagne, non poteva certo tollerare questo mostruoso conflitto d’interessi e, così, prima (19 giugno) ha cercato di opporsi all’accordo, forte anche del patto non scritto tra i produttori di champagne di non fare mai accordi con produttori americani di spumanti venduti come ‘champagne’, ma poi, di fronte al rifiuto di Palmer (la distribuzione è attiva proprio da luglio), ha deciso onorevolmente di dimettersi per evidenziare tutta la sua contrarietà, utilizzando anche parole di fuoco.

Questo come Presidente della Commissione, perché come produttore ha immediatamente cancellato i contratti di fornitura delle uve con la cooperativa che sta dietro Palmer. Se non è coerenza questa, se non è serietà questa!

Da quanto ho potuto capire, gli champenois sono con Paillard, sì, ma dicono abbia usato parole troppo pesanti per criticare l’accordo. Inoltre, il presidente del SGV (e co-presidente del CIVC) Maxime Toubart pare abbia dichiarato di capire il gesto di Paillard e di non prenderlo alla leggera, ma pare anche si sia limitato a dire che l’accordo stretto da Palmer “è stato un errore” e nulla più. Almeno per ora. Vedremo.

Per quanto conti la mia opinione, sono in tutto e per tutto d’accordo con Bruno Paillard e se ha usato parole oltre le righe credo siano state necessarie perché questo accordo manda in fumo anni di lavoro (e soldi…) spesi nel tentativo di far riconoscere la Champagne come denominazione protetta anche negli USA! Da noi magari qualcuno si sarebbe stracciato le vesti per un paio di giorni e poi la cosa sarebbe finita nel dimenticatoio (come sempre…), in Champagne no, dove certe cose le prendono molto più seriamente. D’altronde, è intollerabile che una cooperativa, che rappresenta molti vigneron, che produce champagne e che ha contratti di fornitura uve con diversi produttori, si accordi con chi se ne frega beatamente della protezione di un marchio e si comporta come un pirata.

Ha detto bene Gilles de la Bassetière, Presidente di De Venoge: “immaginate cosa sarebbe successo se Rolex avesse affidato la propria distribuzione in Cina a chi costruisce e vende Rolex falsi? Tutta la credibilità sarebbe andata persa!”. Appunto…

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12 risposte a “Bruno Paillard si dimette perché ama lo champagne!”

  1. Bruno Paillard è un gigante dello champagne. Sono totalmente d’accordo con lui e con Lupetti. Persone serie ne esistono ancora, vivaddio…

  2. Inaccetabile!!…
    Di certo non consumeró più champagne di produzione palmer.
    Ma se tutti i produttori nn comprassero più uve da palmer manderebbe in crisi la credibilità del marchio ancora di piu e sarebbe un colpo enorme per loro?

  3. Al di là delle singole persone non si può che essere d’accordo con Paillard (ed Alberto Lupetti), non esiste che vengano venduti come champagne vini provenienti da altre regioni, quand’anche fossero buonissimi.
    È lo stesso motivo per il quale noi in Italia difendiamo il marchio Parmigiano Reggiano, ovvero la mozzarella campana piuttosto che il Franciacorta etc etc.
    Come gesto ritorsivo i produttori di champagne (Tutti però, in blocco monolitico) dovrebbero interrompere le esportazioni oltreoceano……Certo rinunciare al mercato Usa non è cosa facile economicamente parlando…

    • Rinunciare al mercato USA è dura, visto che nel 2017 ha fatto segnare oltre 23 milioni di bottiglie (secondo mercato export in volume) e un giro d’affari di oltre mezzo miliardo di euro (primo mercato in valore), però, come s’era sempre fatto finora, si potevano evitare affari con chi produce vino spumante che poi vende beatamente come ‘champagne’.
      È uno schifo il comportamento da banditi di certi americani, che poi vale per il Parmigiano e altri nostri prodotti, quindi si dovrebbe obbligare gli USA a rispettare le nostre denominazioni, anche se non so come…
      E pensare che c’era qualche imbecille (non trovo parola migliore…) che spingeva per il trattato di libero commercio!

  4. Massima stima, rispetto e condivisione per monsieur Paillard. Mi auguro che il suo gesto restituisca meritata giustizia.

    • Speriamo dia una svolta a questa faccenda che gli USA non riconoscono alcune denominazioni protette…

  5. Buongiorno Lupetti
    Ci aggiorna? L’argomento è molto interessante. Io condivido pienamente le idee e il comportamento di Paillard.
    Brunello

    • La situazione è invariata rispetto a quanto raccontato nell’articolo. Bruno Paillard è fuori da quella commissione e il CIVC non ha ancora risolto il problema con gli USA. Che fanno gli arbitri del mondo, ma poi, in alcuni casi, si calano la benda sull’occhio, sfoderano l’uncino e… vai!
      Che altro voleva sapere?

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