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Degustazioni

La grandezza di Laurent-Perrier ha nome e cognome: Michel Fauconnet!

Se la maison di Tours-sur-Marne (ma anche le due di Le-Mesnil, quindi Salon e Delamotte…) oggi rappresenta una delle eccellenze assolute di Champagne lo deve al suo chef...
di Alberto Lupetti

Laurent-Perrier

Se la maison di Tours-sur-Marne (ma anche le due di Le-Mesnil, quindi Salon e Delamotte…) oggi rappresenta una delle eccellenze assolute di Champagne lo deve al suo chef de cave. Oddio, non fraintendetemi, è stato l’indimenticabile Bernard de Nonancourt a ricostruire Laurent-Perrier e portarla nell’Olimpo, ma il grand’uomo è stato tale anche perché ha saputo scegliere collaboratori eccezionali, con uno di questi in grado di dare perfettamente seguito alla sua opera dopo la sua scomparsa. E questi è Michel Fauconnet. Teoricamente è lo chef de cave, come detto, in pratica è la naturale prosecuzione di ‘le grand Bernard’. 

Michel Fauconnet, chef de cave di Laurent-Perrier
Michel Fauconnet, chef de cave di Laurent-Perrier (e delle altre maison del gruppo). Assaggiare con lui è un’esperienza bellissima, anche perché è il vero custode dello spirito L-P. Pensando che potrebbe ritirarsi tra non molto mi mette i brividi…

Dopo la splendida degustazione di tutti i Grand Siècle in occasione del bicentenario della maison (1812-2012), mi ero congedato da Michel Fauconnet con la promessa di rivederci al più presto, ma, nonostante lo avessi letteralmente inseguito con il forcone tramite l’amica Nicole Snozzi, ci sono voluti ben sei anni prima che riuscissi ad acchiapparlo! Ma ne è valsa la pena. D’altronde, come detto, è ben più dello chef de cave e la sua parola dentro L-P vale più di qualsiasi President o Directeur Général. Anzi, si mormora valga addirittura più di quella delle due sorelle, Alexandra e Stéphanie de Nonacourt. In fin dei conti, è entrato in L-P nell’agosto del 1973 (“avevo ancora i calzoni corti” ricorda), dopo una promettente carriera da calciatore e, parallelamente, gli studi in enologia. È poi cresciuto al fianco di Alain Terrier (lo storico chef de cave), ma soprattutto sotto l’ala di Bernard de Nonacourt, che lo tiene letteralmente sotto la sua ala. Così oggi il garante dello stile L-P, il custode della filosofia di Bernard de Nonancourt, l’artefice dell’eccellenza di ogni champagne è lui, Michel. Ho passato con lui una bella mattinata di metà giugno, nella sala di degustazione della Cuverie Grand Siècle, parlando di tanti aspetti legati alla maison e allo champagne in generale, nonché, ovviamente, assaggiando. Ma se per i primi rimando in gran parte al libroLa Mia Champagne’ che sto ultimando, i secondi, gli champagne, eccoli qui raccontati.

Momento della degustazione Laurent-Perrier
La degustazione è iniziata con l’Ultra Brut, per passare poi a La Cuvée e, successivamente, al Millésime: tre declinazione del medesimo stile, perfettamente definito.

Abbiamo iniziato con il quattordicesimo assemblaggio della storia dell’Ultra Brut (48% Pinot Noir, 52% Chardonnay), il non dosato nato come tale ed erede del Grand Vin Sans Sucre. È quello già presentato in anteprima in Grandi Champagne 2018-19, quindi quello frutto delle annate 2007 e 2009. E ha confermato la prestazione della guida, dimostrandosi pulitissimo più che banalmente secco nella sua ricchezza, anzi molto equilibrato e scorrevole per essere un non dosato, preciso e cristallino, con un finale minerale asciutto di craie e salino. Confermo il 92/100, ma con un buon margine di miglioramento. Infatti, nonostante non sia uno champagne da lunghissimo invecchiamento (come tutti i non dosati: ne parlerò approfonditamente nel libro), migliorerà sensibilmente nell’arco di un paio d’anni anni. Anzi, credo che potrà essere uno dei più buoni Ultra Brut fatti finora. Geniale la definizione di Michel: “entre terre et mer”.

Poi passiamo allo champagne più importante, il brut sans année, che in Laurent-Perrier si chiamava Brut L-P e oggi si chiama La Cuvée (35% Pinot Noir, 55% Chardonnay, 10% Meunier). Non si tratta solo di un cambio di nome, ma di un’evoluzione dello stesso champagne che ha richiesto ben 15 anni di lavoro: selezione delle uve in un numero maggiore di Cru (ora 100, frutto di un ampliamento dell’approvvigionamento avvenuto a partire dal 2004, che ha poi permesso di fare grande selezione, soprattutto sullo Chardonnay), vinificazione del solo mosto fiore (circa 80% della pressatura) da cui il nome, aumento della quota di Chardonnay (+5%) a discapito del Meunier, maturazione sui lieviti portata addirittura a 48 mesi (ma le magnum arrivano a 60 mesi!), un record. Anche in questo caso si tratta del medesimo tiraggio visto in guida (base 2012 più il 30% di due annate, la 2009 e la 2008, ovvero rotondità e acidità), quindi siamo di fronte a uno champagne immediatamente attraente, evidentemente legato allo Chardonnay ma anche molto sfaccettato, ovvero completo, con una gustativa ricca ma dinamica. È stato l’emblema dello stile L-P e ora lo è ancor di più: freschissimo ed equilibrato per una bevuta veramente irresistibile. Con 91/100 insidia da vicino i migliori della categoria.

Millésime 2008
Grandissima anteprima con l’assaggio del Millésime 2008, che segue gli ottimi 2006 e 2007 dal punto di vista stilistico, ma promette un ‘plus’ per via dell’annata. Uscirà l’anno prossimo e sarà l’ultimo della decade perché non ci sarà un Millésimé 2009…

Poi un’anteprima, una grande anteprima, il Millésimé 2008 (50% Pinot Noir, 50% Chardonnay). Riceve l’eredità di una stirpe di grandissimi champagne (2007, 2006, 2004, 2002…), ingiustamente poco conosciuti, ma è un problema di un po’ tutti i millesimati. Frutto di sole uve Grand Cru, incontra stavolta un’annata eccezionale “la migliore mai vinificata in vita mia” per Michel. E il risultato, ancorché lo champagne sia evidentemente giovanissimo, è già eccezionale: pur rispecchiando perfettamente lo stile dell’etichetta, denota energia, o meglio, ha intensità aromatica ed eleganza. Bocca cremosa, di una finezza pazzesca. È più L-P che 2008, per certi versi, proponendosi come la naturale evoluzione de La Cuvée, ma con maggiore rotondità e… maggiore piacere. Finale asciutto di perfetto e coordinato intreccio tra frutto, agrumi e mineralità salina. Gran bello champagne, sebbene appaia ancora legato agli aromi dei vins clairs, quindi sono curiosissimo di rivederlo finalmente compiuto (uscirà nel 2019) nella prossima edizione della guida! Ciò nonostante, già lo colloco agevolmente sui 93/100…

Champagne Grand Siècle

E poi è la volta del Grand Siècle (45% Pinot Noir, 55% Chardonnay), la cuvée de prestige voluta da Bernard de Nonacourt non come millesimato, ma come unione di tre annate. Una di freschezza, una di eleganza, una di materia e il compito dello chef de cave è non solo sceglierle, ma trovare il perfetto equilibrio tra le tre. Per l’occasione, Michel ne ha selezionati cinque, di cui due in anteprima e uno in magnum.

Grand Siècle 2004-2006-2007 (anteprima)

Il naso è roccioso nel rispetto dello stile L-P, in una sorta di crescita costante da La Cuvée, al Millésimé e fino al Grand Siècle. La bocca è elegantissima, fine, perfettamente giocata tra freschezza e complessità aromatica, con un bel finale salino, più persistente che profondo. Alla fine, però, appare addirittura fin troppo facile nella beva per un top champagne. Ma sono sicuro che, quando arriverà il suo tempo (qualche anno ancora), saprà presentarsi al meglio.
Voto: 94/100

Grand Siècle 2006-2004-2002 (anteprima)

Il prossimo Grand Siècle appare anch’esso giovanissimo, incredibilmente più dell’altro appena assaggiato. È molto legato allo Chardonnay, finemente tostato, grasso. Ha una bocca carezzevole ma succosa, fresca, di intensa trama agrumata e minerale, ma senza farsi mai ‘appuntita’, con una confortante pienezza, una raffinata setosità e un finale ampio e persistente. Notevole. E consideriamo che deve ancora uscire…
Voto: 96/100

Grand Siècle 2004-2002-1999

Il Grand Siècle attualmente sul mercato conferma in gran parte quanto riportato in guida (Grandi Champagne 2018-19), nonostante denoti una leggera evoluzione su note di miele. Evoluzione, ma con freschezza, il che è stupefacente. Si rivela così un magnifico champagne, di finezza, anzi, di nobiltà, in questo momento perfettamente, assolutamente e compiutamente espressivo. O dovrei dire coinvolgente?
Voto: 95/100

Grand Siècle 2002-1999-1997

Beh, se l’evoluzione del Grand Siècle è questa, allora lasciate maturare serenamente questo champagne, perché significa esprimere tutta l’essenza del Grand Siècle. Che diventa uno champagne verticale, profondo, strutturato e leggero allo stesso tempo, brillante, agrumato e tostato, senza dubbio minerale, via via sempre più sfaccettato, ovvero continuamente stimolante. Elegantissimo, anche vivace, soprattutto infinito nella sua ostinata gustosità… Superbo.
Voto: 97/100

Grand Siècle 1999-1997-1996 in magnum

Caspita che champagne! Saranno le tre annate, sarà il formato, sarà l’invecchiamento, sarà senza dubbio il savoir-faire della maison, ma questo champagne è monumentale. Il naso è tostato, fumé, con l’impronta netta di uno Chardonnay perfettamente evoluto, ciò nonostante sembra ancora giovane. Pazzesco… Bocca tesa, levigata, freschissima, succosa, molto minerale e agrumata, con una lunghezza a sfumare che non sembra non finire mai. Finale asciutto, tra note di craie e di erbe aromatiche. Notevolissimo.
Voto: 99/100

Alla fine ho parlato con Michel dell’annoso problema di scoprire le tre annate in assemblaggio in ciascun Grand Siècle, visto che non sono mai state dichiarate e, invece, sono molti gli appassionati a chiederle. Lo chef de cave ha farfugliato qualcosa, ma quando gli ho detto che avrei auspicato non una vera e propria dichiarazione in controetichetta, bensì un codice che permettesse agli appassionati di scoprirle, beh, ha detto “può essere”, ammettendo giustamente che le maison si evolvono, anche nella comunicazione. Quindi speriamo…

Per quanto riguarda la degustazione, è stata piacevolissima per il fatto di aver incontrato nuovamente Michel, solitamente molto schivo, in netta controtendenza rispetto agli attuali chef de cave delle altre grandi maison, ed è stata piacevolissima anche per l’oggettiva qualità degli champagne. Che hanno mostrato una coerenza stilistica impressionante: ciascuna cuvée è evidentemente Laurent-Perrier. Tra l’altro, in ogni edizione della guida, l’assaggio della gamma Laurent-Perrier non solo ci fa puntualmente apprezzare la fattura di questi champagne, tutti, dal sans année all’Alexandra, ma si rivela anche particolarmente piacevole per tutto il panel, il che non capita spesso. È la ‘certificazione’ dell’eccellenza di questa maison, della quale dovrei parlare più spesso qui su LeMieBollicine, accidenti. Mi toccherà iniziare un nuovo inseguimento a Michel: l’amica Nicole Snozzi, che mi sopporta da anni e che ringrazio di cuore per il prezioso e instancabile supporto, si prepari…

Michel Fauconnet
Con Michel Fauconnet abbiamo anche parlato di interessanti argomenti tecnici che mi permetteranno di arricchire il libro ‘La Mia Champagne’. Ma… questa è un’altra storia!

Chi volesse essere informato sull’uscita del libro può compilare il form qui sotto. Anche se avesse qualche consiglio o suggerimento, anzi, meglio ancora… Grazie!

Gli champagne Laurent-Perrier sono distribuiti in esclusiva da:
Laurent-Perrier Italia – tel. 051/6486537 – www.laurent-perrier.com

Suggerimenti a tema:

10 risposte a “La grandezza di Laurent-Perrier ha nome e cognome: Michel Fauconnet!”

    • Come ho appena detto a un altro lettore: meglio Porsche o Ferrari?
      A un certo livello (d’eccellenza) è una questione di preferenze personali…

  1. Alberto, buonasera
    mi piace molto Grand Siècle ma, a parte su una bt per colore di capsula diverso dalla attuale, non ho mai trovato riferimento su quale annate contenga
    c’è un modo per capire senza dover chiedere ai servizi segreti quale millesimi contenga Grand Siècle?
    grazie
    Claudio

    • Il Grand Siècle cui lei si riferisce fu il millesimato, prodotto per un periodo di tempo per il mercato americano. Invece, per quanto riguarda quello, diciamo, tradizionale, c’è una bella novità che la soddisferà a proposito delle tre annate in assemblaggio: dopo l’estate, ogni Grand Siècle riporterà un numero in etichetta che indicherà di quale edizione si tratta. Rintracciata l’edizione, si dovrebbe risalire anche alle tre annate in assemblaggio, ma la maison ancora non ha comunicato nulla di preciso. Approfondirò l’argomento proprio nella prossima edizione della guida Grandi Champagne…

  2. Buonasera Alberto,
    Vorrei chiedergli una info su L.P.
    È possibile che il prodotto “base” La Cuvée abbia una dosaggio zuccherino differente x il mercato italiano confronto a quello francese???

    • A quanto so, L-P non persegue una politica di dosaggi doversi rispetto al mercato di destinazione. Ha trovato differenze marcate? Magari ha assaggiato due annate base diverse…

  3. Buonasera Alberto,
    Per ciò che concerne il LP millesimé 2008 attualmente sul mercato, e già citato su questo articolo, (che ho appena acqusitato) non riesco a individuare un dato certo riguardante gli anni passati sui lieviti. Lei sarebbe gentilmente in grado di indicarmelo?
    Un saluto,

    P.S. Se potesse indicare un anno, quando raggiungerebbe il suo apogeo?

    • Esattamente 10 anni sui lieviti. Poiché, per bocca dello stesso Michel Fauconnet, si tratta del migliore fatto, almeno finora, e considerando l’annata, sono certo che 20 anni (dal dégorgement, ovviamente) se li possa fare a occhi chiusi. A patto di conservarlo nelle condizioni ottimali…

  4. Buongiorno Alberto,
    recentemente ho bevuto il LP millesimè 2008, che ho apprezzato molto e che credo abbia ampi margini di miglioramento attendendo qualche anno.
    L’ho trovato più legato al pinot nero che allo chardonnay, ottima bollicina, grande progressione al palato e notevole persistenza.
    A mio avviso champagne gastronomico che si abbina benissimo a diversi piatti, forse un po’ sottovalutato tra le etichette della maison.
    Ne approfitto chiederle cosa ne pensa degli champagne Le Mesnil, qualche tempo fa ho avuto la fortuna di assaggiare il vinotheque 2002 che mi ha davvero impressionato, ora avrei occasione per acquistare il prestige 2006 o 2007, quale mi consiglia? E’ molto inferiore al vinotheque?
    Infine volevo chiederle un consiglio su come conservare lo champagne in mancanza di una adeguata cantina… mi sto appassionando sempre più e purtroppo non avere una cantina mi penalizza… non vorrei dover cambiare casa…
    Scherzi a parte le auguro buon feste e spero di trovare presto nuovi interessanti articoli sul sito.

    • Beh, cambiare casa per conservare lo champagne è… da vero appassionato!
      Scherzi a parte, buio e temperature possibilmente non inferiori ai 15-16°C. Le bottiglie di champagne possono stare in piedi anche più a lungo dei vini fermi.
      Veniamo a Le Mesnil. Due amici appassionati mi hanno fatta assaggiare tutta la gamma a febbraio per valutarne l’eventuale pubblicazione in guida. Il fatto che poi la cooperativa non sia in guida dovrebbe farle trarre le opportune conclusioni. Ricordo, comunque, più interessanti i non millesima dei millesimi…
      Mi spiace, ma se a lei piacciono… alzo le mani: il gusto personale comanda sempre!

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