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Vendemmia in Champagne: mai vista una simile!

La vendemmia in Champagne è praticamente finita. I più hanno terminato e solo chi ha iniziato più tardi (ad esempio, Anselme Selosse è stato tra gli ultimissimi, avendo...
di Alberto Lupetti

Raccolta uva in champagne

La vendemmia in Champagne è praticamente finita. I più hanno terminato e solo chi ha iniziato più tardi (ad esempio, Anselme Selosse è stato tra gli ultimissimi, avendo cominciato a raccogliere solo il 4 settembre ad Ambonnay) sta portando in cantina gli ultimi grappoli. Quindi le uve sono arrivate ai pressoir, sono state delicatamente spremute (è incredibile quanto sia soffice la pressatura in Champagne: al termine, tra le vinacce, ci sono ancora diversi acini integri!) e poi i mosti sono passati nei tini o nei fusti di legno per la fermentazione.

Bene, com’è stata questa vendemmia 2018?

Beh, dopo un’intera settimana passata lì tra grandi maison e vigneron posso dire che gli champenois non sono contenti, ma… addirittura pazzi per questa vendemmia. Tutti, e dico tutti, hanno detto la stessa cosa: “raccolta eccezionale, mai vista prima! Grappoli perfetti, grandi, anzi enormi, con stato sanitario incredibile e una qualità straordinaria”. Solo i più seri hanno fatto un distinguo importante, nel senso che hanno detto che la raccolta è stata sì eccezionale, ma se anche l’annata sarà parimenti eccezionale, o sarà soltanto buona, molto buona o ottima è presto per dirlo e ci si potrà sbilanciare dopo l’assaggio dei vins clairs, quindi tra fine dell’anno e l’inizio del prossimo.

L’unico aspetto che personalmente mi fa propendere per un’annata eccellente ma non straordinaria è l’acidità, un po’ bassa (sui 5,5-5,7 g/l), ma sapete che oramai da anni gli champenois ripetono all’ossessione “l’acidité n’est pas un problème!”. Fanno invece giustamente notare che è il pH a essere importante e valori sui 3-10-3,12 fanno dormire sonni tranquilli. Soprattutto chi fermenta in legno, visto che in questo caso il pH si abbassa di qualche decino di punto naturalmente. Sarà, però c’è anche chi avuto pH superiori a 3,15, con punte di 3,20, e questo, francamente, è un po’ troppo per la Champagne. Infatti, visto il comportamento oggigiorno di grandi annate calde del passato c’è da dar loro ragione sulla tranquillità, ma uno scompenso eccessivo tra acidità e maturità fa perdere allo champagne la sua proverbiale finezza per spingerlo verso la vinosità. E, non lo dimenticate, lo champagne nasce vino, ma poi è champagne, non più vino…

Acidità bassine, dunque, ma maturità eccezionali, tanto che la chaptalisation non verrà fatta dai più. Chi la farà comunque, la farà in maniera minima per raggiungere perfettamente quegli 11,2° ideali per lo champagne con quelle uve di alcune zone che non hanno dimostrato quella super maturità tipica della vendemmia 2018. Già, perché altrimenti le maturità sono state incredibili: media di 11,2°, con minimi di 10,3° e punte di 12°, ma nelle vigne dedicate ai vini rossi si è arrivati a 13° e più: pazzesco!

Erick De Sousa
Erick De Sousa si accoda a quanti dicono di non aver mai visto una vendemmia simile nella loro vita. L’aspetto sorprendente è che, già assaggiando l’uva, questa è buonissima, con tanta dolcezza.

Il tutto, come detto, con uve assolutamente prive di qualsiasi difetto o malattia (solo i vigneti inerbiti hanno sofferto la mancanza d’acqua in estate) e grappoli che sono andati ben oltre i 140-150 grammi della media odierna della Champagne per superare i 200 grammi! Così in diversi hanno detto di non aver mai visto in vita loro una vendemmia simile. E che dire della resa? Anch’essa eccezionale, tanto che qualcuno m’ha detto di non saper più dove mettere le uve… Scherzi a parte, la quantità stratosferica (che, lo ripeto, ha fatto rima con qualità eccezionale) permetterà anche di sostituire in toto la mediocre réserve individuelle della scorsa vendemmia con una di livello nettamente superiore. È per questo che Didier Gimonnet m’ha raccontato di non aver mai visto una vendemmia come questa in esattamente trentun’anni di attività, ma anche che il padre gli ha detto di non ricordare a memoria una raccolta simile. Soltanto negli archivi di Moët avrebbe trovato similitudini con l’annata 1893. Sempre a proposito della 2018, m’ha detto: “ci è stata donata una chance straordinaria con l’annata 2018. La Champagne è una regione settentrionale ed è stata capace di far maturare volumi incredibili di uve a fronte di una vendemmia avvenuta a fine agosto/inizio settembre, il che è completamente pazzesco. Se avessimo avuto la pioggia tra la metà di luglio e agosto, com’è tipico del clima champenois, una simile quantità d’uva non avrebbe mai maturato“. Con Didier Gimonnet abbiamo anche fatto un discorso molto, ma molto interessante sulla maturità della Champagne, ma, se permettete, questo sarà uno degli argomenti che affronterò nel libro ‘La Mia Champagne’ che sto cercando di terminare…

Didier Gimonnet
Didier Gimonnet mostra un grappolo: è perfetto e incredibilmente enorme (più di 200 grammi).
Jean Hervé Chiquet in vigna
Jean Hervé Chiquet il 5 settembre controlla le uve durante la raccolta dello Chardonnay di Dizy. La qualità delle uve è straordinaria.

Ultima nota: un aspetto sui cui pochissimi hanno posto l’accento è l’attenzione alla raccolta vera e propria. Alcuni hanno raccoglitori stranieri, altri francesi, alcuni pagano a giornata, i più al chilo, ma con differenze anche di 5 centesimi. E tanto Jean-Hervé Chiquet (Jacquesson) quanto soprattutto Philippe Brun (Roger Brun) fanno notare quanto qualche centesimo in più sia niente nell’economia della bottiglia, ma sia invece un aspetto fondamentale per fare un discorso di qualità a 360°. È fondamentale avere in cantina uve perfette, ben sistemate nelle cassette, senza grappoli rovinati, senza foglie… “Preoccuparsi per undici mesi di ogni aspetto – si lamenta Philippe Brun – e poi risparmiare in vendemmia… è folle!”. Dunque, portare in cantina uve raccolte in maniera corretta è un altro punto da non trascurare nel cammino di una bottiglia di champagne.

Philippe Brun
Grappoli giganteschi anche di Pinot Noir al pressoir di Philippe (Roger) Brun e la qualità resta sempre eccezionale.

In conclusione, vendemmia 2018 straordinaria, anzi unica (ho sentito affermare “un regalo di Dio”) perché tutto è stato perfetto, ma per dare il giudizio sull’annata complessivamente bisogna attendere i vini finiti. I presupposti, però, sembrano esserci tutti, o quasi…

Chi volesse essere informato sull’uscita del libro può compilare il form qui sotto. Anche se avesse qualche consiglio o suggerimento, anzi, meglio ancora… Grazie!

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3 risposte a “Vendemmia in Champagne: mai vista una simile!”

  1. Egregio Alberto per motivi personali ho un interesse particolare per l’annata 2016 in quanto è nata la mia primogenta e volevo sapere un giudizio probabilmente prematuro su come sarà e un eventuale tua classificazione in decimi sulla falsariga dell’appendice del Libro 2018/2019 in quanto non sono ancora riuscito a sapere nulla
    Grazie e buon lavoro

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