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Champagne Boizel: un grande passato per un grande futuro

Avenue de Champagne a Epernay è senza dubbio la strada più famosa per gli appassionati di vino. È detta la ‘Champs Elysées’ della Champagne, per la sua magnificenza,...
di Alberto Lupetti

Champagne Boizel, la maison

Avenue de Champagne a Epernay è senza dubbio la strada più famosa per gli appassionati di vino. È detta la ‘Champs Elysées’ della Champagne, per la sua magnificenza, certo, ma anche per la storica presenza di maison del calibro di Pol Roger, Perrier-Jouët, Moët & Chandon. E, con il tempo, altri produttori più piccoli si sono insediati su questo viale (me ne viene in mente uno ‘giovane’ come Collard-Picard, per fare un nome), a testimonianza del suo prestigio. Però, c’è un altro produttore di prestigio che ha sede su Avenue de Champagne, anch’esso arrivato non tantissimo tempo fa, nel 1994. È Boizel, maison con quasi due secoli di storia, ma famiglia con una tradizione ancora più antica nella viticoltura champenoise. Proprio quest’anno, Boizel ha terminato un’importante opera di ristrutturazione della sede che ha visto il forte sviluppo di spazi per l’accoglienza, al fine di soddisfare la crescente domanda di enoturismo in Champagne, e la cantina, che ora ha una capacità totale di 8.000 ettolitri (la produzione è sulle 500.000 bottiglie) e un nuovo spazio dedicato ai vini di maggiore pregio. Qui troviamo nuove piccole cuve per le vinificazioni parcellari, le barrique per le fermentazioni di alcuni vini (quelli per il Sous Bois, certamente, ma anche una piccola parte, tra il 5 e il 15% a seconda dell’annata, per il Joyau de France) e le inedite botti, due da 20 hl e tre da 40 hl. Probabilmente serviranno per conservare parte dei vins de réserve, ma potrebbero essere impiegate anche per le fermentazioni: Christophe Roques, lo chef de cave, non ha ancora deciso.

Cantina Boizel
Il rinnovamento ha interessato anche la cantina, con una parte di questa dedicata alla fermentazione dei vini per gli champagne più prestigiosi.

La maison è guidata da Evelyne Boizel, discendente del fondatore, insieme al marito, il summenzionato chef de cave, e i figli Florent e Lionel, con il primo a occuparsi dell’export e il secondo del mercato francese. Dal 1994 Boizel fa parte del gruppo Lanson-BCC: al fine di ottimizzare alcuni aspetti tanto finanziari quanto della catena produttiva, Madame Boizel ha voluto unirsi all’iniziativa del suo amico Bruno Paillard e di Philippe Baijot, quindi oggi siede insieme al figlio Florent nel consiglio di amministrazione del gruppo. Ma la maison ha mantenuto la sua autonomia decisionale, gestionale e stilistica, quindi va certamente annoverata tra le ‘familiari’.

Florent Roques-Boizel
La maison ha 1 Km di splendide ‘caves’, caratterizzate da tre stili diversi (craie, pietre e mattoni) e ben due vinothèque. Ecco Florent Roques-Boizel mentre ci mostra uno dei tesori conservati in queste.

In Italia, purtroppo, Boizel non ha mai goduto di troppa popolarità, ma le cose sono destinate a cambiare, visto che dalla fine del 2015 è distribuita da Feudi di San Greogorio, con il grande Federico Graziani a ricoprire non il semplice ruolo di ‘ambasciatore’, bensì di vera e propria espressione della maison nel Belpaese. Ed è proprio insieme al buon sommelier/produttore romagnolo che ho avuto modo di visitare una appena rinnovata Boizel, accolti da Florent Roques-Boizel, lo scorso luglio. Buona parte della visita è stata occupata dalle degustazioni, dell’intera gamma ma non solo. Una gamma piuttosto ampia, nella quale è stato il solo Rosé a non convincermi del tutto, mentre per il resto solo buone impressioni che mi portano a tenere d’occhio questa maison nei prossimi anni. Veramente convincente il non dosato Ultime, tanto che m’ha positivamente impressionato più di quanto aveva fatto in Grandi Champagne 2018-19. Invece, ha compiuto non uno, ma due passi in avanti il nuovo (anche se si tratta di un felice ritorno quasi vent’anni dopo…) Joyau de France Chardonnay 2007, mentre hanno pienamente confermato la loro eccellenza già dimostrata in guida il Grand Vintage 2008 e il Joyau de France 2004.

Joyau de France 1961
Del primo Joyau de France, il 1961, sono rimaste solo due bottiglie nella vinothèque…
Le bottiglie della degustazione Joyau de France
Viaggio nel tempo con il Joyau de France: notare come l’habillage sia stato perfettamente aggiornato nel tempo senza rinnegarsi. In fondo si intravede proprio il prossimo 2004, che porta con sé l’ultimissima rivisitazione grafica.

A proposito di Joyau de France, è la cuvée de prestige della maison, creata da René Boizel nel 1961. È un assemblaggio di Pinot Noir e Chardonnay a leggera prevalenza del primo, ma in alcune annate si può arrivare al perfetto equilibrio tra i due. Le uve sono selezionate sempre negli stessi vigneti, nei villaggi di Mailly e Bisseuil per le uve nere, Avize, Chouilly e Oger per le bianche. La fermentazione, come detto, avviene per una piccola parte in barrique, ma la forza di questo champagne è la lunghissima maturazione sui lieviti, in media non meno di tredici anni, seguita poi da un dosaggio da extra-brut. Attualmente sul mercato c’è ancora il 2000 (il 2004 è una delle tante super-anteprime della guida…), ma nel corso della visita abbiamo avuto occasione di confrontarci con alcune perle degli anni ‘90 e ‘80…

Joyau de France

Joyau de France 1995

1995
55% Pinot Noir, 45% Chardonnay
dég. set. 2013 – Il naso è perfettamente coerente, addirittura emblematico dello stile di questa etichetta, ma, oltre questo aspetto, c’è tanto fascino figlio di una perfetta maturità sussurrata con gentilezza. Ha note di frutta secca (tanta), di crema, di caffellatte, di agrumi e una netta mineralità. A sorprendere, invece è la freschezza, che poi si esalta letteralmente in bocca. Una bocca rotonda, succosa, elegantissima al punto da sembrare delicata, agrumata e minerale nello sviluppo e piacevolmente amaricante nella chiusura, su una fine sapidità. Un’altra dimostrazione del valore di quest’annata, oltre a un Joyau di rara eleganza.
Voto: 95/100

Joyau de France 1989

1989
55% Pinot Noir, 45% Chardonnay
dég. 2006 – L’olfatto è senza dubbio invitante con i suoi sottili aromi di sottobosco, ma appare un po’ chiuso. Basta un minimo di pazienza, però, perché riveli un mondo: grassezze di nocciola, crème brulée, mineralità, balsamicità, un frutto che, incredibilmente, a tratti riporta ancora agli aromi primari dell’uva (!), a tratti va verso le canditure, e ci sono perfino le dolcezze di pasticceria e spunti di mela. È uno champagne d’antan, ma non diresti mai così in forma, con una vitalità incredibile. La bocca segue in tutto e per tutto questa falsariga: polposa ma animata da una freschezza che la rende gustosissima, vellutata ma tesa, concentrata ma snella, ampia e profonda, con ancora queste piacevoli dolcezze e un finale denso, spesso, solido, asciutto e pulito, di una lunghezza rimarchevole. Ad averne di champagne così! Conferma l’eccezionalità dei 1989 oggi e conferma come quest’annata calda (calda?) sia ben diversa dalla teoricamente simile 2009. Soprattutto in termini di valore assoluto…
Voto: 97/100

1988
50% Pinot Noir, 50% Chardonnay
dég. 2004 – Quando quest’annata sale in cattedra, non ce n’è per nessuno. Così, dopo un 1989 indubbiamente notevole, arriva questo 1988 e ti spiazza innanzitutto per la gioventù! Un vino di trent’anni? Un vino degorgiato 14 anni fa? Incredibile. Ha ricchezza, eleganza, certamente tanta freschezza (“che bestia! Sembra dieci anni più giovane del 1989… Mamma mia che buono! Straordinario” così Federico Graziani), complessità, soprattutto completezza, ma a fronte di un’armonia perfetta, non mancando verticalità, nitidezza di frutto, agrumi. La bocca parte sottile, o meglio fine, raffinata, per poi distendersi energica e tesa come una lastra di marmo (quindi mineralità), addirittura sottile per come l’acidità incapsula la materia e la rende così distesa. Al punto da donare al vino una bevibilità addirittura facile per uno tanto importante. Sì, forse alla fine l’annata va oltre lo stile dell’etichetta, nel senso che questo champagne è prima (e molto) ‘88 e in seconda battuta Joyau, ma… ben venga! Alla fine, anche questo Joyau de France si dimostra perfettamente rappresentativo dell’annata e ti fa pure venire i dubbi che la 2008 possa essere un giorno superiore. Già. Vedremo…
Voto: 98/100

Joyau de France 1985

1985
60% Pinot Noir, 40% Chardonnay
dég. 1998 – Di fronte a questo calice potrei cavarmela dicendo che è il precedente in versione più sottile… Ma, pur essendo, a grandi linee, effettivamente così, non sarebbe giusto. Oltre a essere troppo riduttivo per un grande champagne figlio di un’annata complicata (freddissima), ancorché di eccezionale valore. È un naso molto fresco, lontano da ogni forma di maturità (ricordate che è stato degorgiato vent’anni fa!), di fiori bianchi e bergamotto, delicato (o raffinato?), molto profondo, nitido e netto, cristallino. La bocca è di un equilibrio straordinario già all’attacco, stordente per la freschezza. Ma non c’è solo questa, perché la gustativa ingrana ben presto la marcia e sfodera una progressione succosa che porta a chiudere su note di agrumi (scuri) e una gran bella sapidità. Un’altra perfetta declinazione dell’annata, per uno champagne di grande fascino che è sottile, ma incisivo al tempo stesso.
Voto: 97/100

Bicchieri della degustazione
Un grande champagne in quattro annate d’eccezione: che bella esperienza!

Che dire? Bellissimi champagne, di livello eccelso, veramente molto coerenti con l’annata, anche se con il tempo, cioè andando sempre indietro, l’annata sembra salire sempre più in cattedra e, alla fine, credo che sia questa a fare grande lo champagne più che l’assemblaggio specifico, ovvero il suo stile. Sarà per questo che il Joyau de France 2000 non sarà ricordato tra i migliori della serie, mentre il prossimo Joyau de France 2004 lo sarà senza dubbio. D’altronde, la prima è stata un’annata più simbolica che di sostanza, mentre la seconda di piacere e grande bevibilità. Appunto…

Federico Graziani
Un uomo, un mito: Federico Graziani! Nonché l’immagine di Boizel in Italia…

Gli champagne Boizel sono distribuiti in esclusiva da:
Feudi di San Gregorio – Tel. 0825/986622 – www.feudi.it

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2 risposte a “Champagne Boizel: un grande passato per un grande futuro”

  1. Buongiorno Alberto ! Per degustare champagne di 20 anni e assaporarli al meglio mi può dare qualche istruzione?? Mi hanno regalato un clos di LANSON
    un P2 del 98 e vorrei apprezzarli e assaporarli nelle migliori condizioni grazie per la risposta e soprattutto degli articoli che ci dai! Sempre il numero uno!

    • Grazie!
      Con questi due grandissimi champagne non è tanto il tempo (l’anagrafica del secondo è effettivamente vent’anni, ma il dégorgement è di tre anni fa) a renderli un’esperienza, quanto la loro oggettiva importanza. Ma non esistono ‘istruzioni’, o quantomeno non mi piace arrogarmi il diritto di darle, per godere di questi champagne. Pertanto posso solo dire: bottiglia a 10°C e buon bicchiere. Basta…
      Buon divertimento!

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