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Rosé

Barnaut e il rosé che non ti aspetti

Accidenti, non riesco proprio a schiodarmi dalla parte sud della Montagne de Reims, visto che dopo aver idealmente peregrinato tra i super ‘bio’ di Ambonnay, mi ritrovo nella...
di Alberto Lupetti

Champagne Barnaut Authentique Rosé

Accidenti, non riesco proprio a schiodarmi dalla parte sud della Montagne de Reims, visto che dopo aver idealmente peregrinato tra i super ‘bio’ di Ambonnay, mi ritrovo nella vicina Bouzy! Dalla quale mi ero mosso non troppo tempo fa…

Scherzi a parte, è solo per dire che oggi andremo a conoscere un altro RM della mitica Côte des Noirs scoperto quasi per caso. La prossima edizione (2020-21) della guida Grandi Champagne ha il non facile compito di continuare nella costante crescita che ha caratterizzato ogni edizione e, in questo desiderio di dare sempre qualcosa in più ai lettori che ci danno fiducia (anche l’edizione 2018-19 è sold-out: grazie, grazie e ancora grazie!), l’aspetto più importante sarà l’inserimento di altri nomi nuovi rispetto alle edizioni passate. Ecco, in tal proposito, ne stiamo esaminando diversi (le degustazioni sono partite a gonfie vele!) e tra questi ci è capitato un certo Barnaut, vigneron del Grand Cru di Bouzy. A guidare questa realtà è oggi Philippe Secondé (cognome peraltro molto diffuso proprio tra Bouzy e Ambonnay), quinta generazione della famiglia, che dalle uve Grand Cru di tre villaggi tra loro adiacenti firma una gamma di sei champagne piuttosto variegati (c’è perfino un blanc de blancs, non proprio scontato in questa zona…) più l’immancabile Bouzy Rouge (Coteaux Champenois).

Alla fine Barnaut non ce l’ha fatta a guadagnare le pagine della guida e ci dispiace, però, come ho avuto modo di spiegare recentemente, Grandi Champagne è una selezione di quanto di meglio è reperibile (o lo sarà a breve…) in Italia. Quindi, affinché un produttore entri, deve assicurare almeno due champagne di un certo livello e, naturalmente, questo livello deve poi mantenerlo per restarci in guida: è questo il motivo per cui alcuni nomi, presenti in passato, ora non lo sono più. Però, durante le degustazioni di Barnaut per la guida, uno champagne che ha una piacevole sorpresa c’è e, a quel punto, ci sembrava un’ingiustizia non parlarne: dunque eccolo qui su LeMieBollicine. Lo champagne in questione, l’unico rosato di Barnaut, si chiama Rosé Authentique e il colore molto intenso e profondo lo farebbero identificare come un de saignée e… beh, in effetti, di tale si tratta, salvo poi l’aggiunta di un 15% di Chardonnay nell’assemblaggio. Le uve sono prevalentemente di Bouzy, ma ci sono anche un po’ di Ambonnay e Louvois, altri due villaggi Grand Cru dove la famiglia possiede vigneti. Vinificazione in acciaio con malolattica svolta, poi quattro anni sui lieviti e dosaggio a 6 g/l. Il tiraggio è limitato a 15.000 bottiglie.

Controetichetta Barnaut Authentique Rosé
La controetichetta è più discorsiva che tecnica, ma è tutta in italiano!

Authentique Rosé

Bottiglia champagne Barnaut Authentique Rosé85% Pinot Noir in rosa, 15% Chardonnay
Naso molto particolare e certamente intrigante perché ha la freschezza dello Champagne e il tratto selvatico tipico del vino Pinot Noir, il tutto arricchito da tante note di arancia rossa e poi una vera e propria cornucopia tra il fumé, la polvere da sparo, le tostature, anche la china, il rabarbaro, la torrefazione. Insomma, è un rosé che si propone lontano da ogni forma di muscolarità o concentrazione fruttata tipica dei saignée (nonostante di fatto tale sia…) e, come dice giustamente Thomas Rossi “ti incolla al bicchiere”. Ecco, questo bel naso crea tantissime aspettative che… oddio, non si può dire che siano disattese dall’assaggio, no, piuttosto ti trovi di fronte a sensazioni inaspettate: freschissimo, scorrevole, leggero, quasi tutto giocato ancora sull’arancia amara, oltre a note di Karkadè. Così, bevi il primo sorso e rimani spiazzato, torni sul secondo incuriosito, passi al terzo e ti piace. Rosé particolarissimo, ma divertente. Molto.
Voto: 89/100

(hanno partecipato alla degustazione Vania Valentini, Marco Dallabona, Thomas Rossi)

Tappo Barnaut
A Barnaut va riconosciuto il merito di aver ben raccontato il carattere di Bouzy attraverso un rosé de saignée che… proprio completamente tale alla fine non è.

Un saignée senza i tipici limiti di questa tipologia, ecco in estrema sintesi questo rosé. Philippe Secondé è stato a mio avviso molto intelligente perché molto bravo nell’omaggiare la grande tradizione di Bouzy con un Pinot Noir macerato, ma poi l’ha abilmente ‘alleggerito’, bilanciato con un tocco di Chardonnay. Il risultato è un rosé de saignée con una freschezza e una scorrevolezza encomiabili. Che gli appassionati potranno godere anche da solo… Già, perché sull’etichetta campeggia la dicitura ‘Vin de Gastronomie’ e, in effetti, è uno champagne che chiama la tavola. Siamo d’accordo con il produttore, che lo accosterebbe al Comté, ma pensatelo al fianco di un Parmigiano-Reggiano 30 mesi di montagna! Oppure provatelo con un bel salmone affumicato, una tartare di tonno, lo Strolghino di Squisito… Caspita, m’è venuta fame!

Gli champagne Barnaut sono distribuiti da:
La Mia Cantina – tel. 049/8801330 – www.lamiacantina.it

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4 risposte a “Barnaut e il rosé che non ti aspetti”

  1. Grazie per la recensione, in genere non amo i rosé ma mi ha fatto venire voglia di assaggiarlo. Di Barnaut rimasi colpito dalla grande piacevolezza del Millésime 1999: semplice ma appagante.

  2. Caro Alberto, grazie come sempre per la contagiosa passione.
    Dopo un anno di indecisioni ho stappato questo rosè alla prima occasione (dopo parecchio tempo) in cui mi sono potuto riunire con alcuni “congiunti” (accompagnato da un salmone affumicato). Beh, sarà pure che per alcuni di loro era la prima bottiglia in compagnia dopo un rimarchevole periodo di clausura, ma ho visto allargarsi un sorriso godurioso sul viso di tutti quanti. Come una conseguenza inevitabile ed improcrastinabile. Peccato solamente la non facile reperibilità di questa etichetta.
    Successivamente ha poi riscosso successo tra i congiunti anche un pinot noir di Jean Vesselle (nella fattispecie l'”Oeil de Perdix”, ma ho potuto apprezzare anche altre etichette in passato): una bollicina davvero molto gradevole sul palato. Non voglio ora risultare l’ennesimo lettore che le chiede dei RM a lui graditi – domandando come mai non se ne fa menzione in questo blog – però dato il buon mercato che Vesselle sta avendo in Italia tenderei a pensare che non si tratti di una dimenticanza casuale.
    Grazie infinite per il suoi contributi anche in questo periodo!

    • Il sorriso? Potere dello champagne!
      Jean Vesselle? Un onesto produttore con prezzi competitivi, nulla più. E mi permetta di aggiungere un ‘no comment’ per tutto il resto a causa del suo importatore.

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