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Non solo Champagne

Le bollicine di Moser hanno vinto. Punto e basta.

La prima parte del mese di agosto vede una pausa nelle degustazioni per la prossima edizione (2020-21) della guida Grandi Champagne, ma non certo nelle lavorazioni. È infatti...
di Alberto Lupetti

Moser Brut Nature 2013

La prima parte del mese di agosto vede una pausa nelle degustazioni per la prossima edizione (2020-21) della guida Grandi Champagne, ma non certo nelle lavorazioni. È infatti il momento di rivedere le schede degli assaggi e preparare via via le pagine dei vari produttori presenti. A dispetto di questa premessa, però, oggi non vi parlerò di champagne, ma di bollicine italiane, ottime bollicine italiane. Quelle di Moser.

Credo che l’Italia della migliore spumantistica abbia due regioni (e relative Denominazioni) che svettano nettamente nei confronti di tutte le altre: Franciacorta e Trento. Forse la prima è un po’ meno vocata dell’altra ma è molto meglio organizzata, soprattutto sul fronte del Consorzio (grazie al geniale Maurizio Zanella, al quale i franciacortini dovrebbero erigere un monumento…), la seconda ha una vocazione d’eccezione, ma poi è fatta di singoli che corrono ciascuno per conto loro e con uno di questi che, come si dice, gioca in altro campionato. Voglio dire che Trento è stata ed è tuttora sinonimo di Ferrari (anche perché con uno come Ruben Larentis alla guida tecnica c’è ben poco da fare per gli altri…), capace di continuare a crescere nei numeri, anche sbilanciarsi un po’ troppo sugli aspetti marketing e commerciale, ma alla fine senza cedere terreno sul fronte della qualità dei vini. Ciò nonostante, da qualche anno a questa parte si è proposto alla ribalta un altro nome trentino che ha saputo ben presto conquistare appassionati e addetti ai lavori e quel nome è Moser. Certo, se porti un nome del genere, quindi sei un mito, e ti metti a fare vino devi purtroppo anche combattere contro i tanti pregiudizi del tipo: “sei famoso e fai vino? Bene, lo fai per moda, quindi i tuoi vini non valgono molto”. Nel caso di Moser, i pregiudizi ci saranno senza dubbio stati, ma la famiglia è stata abile nel superarli: un lavoro paziente e silenzioso, legato unicamente alla qualità dei vini, alla fine ha pagato ben oltre il nome del grande Francesco.

Famiglia Moser
La famiglia Moser, almeno la parte coinvolta nell’azienda vitivinicola: il grande Francesco, i figli Francesca, Carlo e Ignazio, il nipote Matteo, enologo di queste bella realtà trentina.

Dei Trento DOC Moser se n’è già occupata Vania proprio qui su LeMieBollicine, pertanto io mi limiterò a presentare il nuovo millesimato e a confessare come, soprattutto nell’ultimo anno-anno e mezzo, ogni volta che mi sia capitato di incrociare una bottiglia di Moser, sia rimasto sempre molto favorevolmente impressionato. Va bene, non sono (ancora) vini profondi e complessi, ma sono ben fatti, puliti, precisi e, cosa più importante, piacevolissimi da bere. Insomma, si finisce spensieratamente la bottiglia e questo è il miglior complimento si possa fare a un vino. La gamma Moser conta tuttora su tre etichette Trento DOC, il classico Brut 51,151, il Rosé e il Brut Nature (millesimato), per totale di poco più di 60.000 bottiglie l’anno. Proprio quest’ultimo ne rappresenta la punta di diamante e il fatto che sia un pas dosé non deve essere visto come la volontà da parte dei Moser di inseguire un mercato modaiolo, bensì la naturale conseguenza di un vino nel quale la qualità delle basi e la lunga maturazione sui lieviti non hanno poi reso necessaria l’aggiunta di alcuna liqueur. D’altronde, il Brut Nature vede l’unione di vini di due zone, una di ricchezza e struttura, l’altra di finezza. Le due zone sono Maso Warth, anfiteatro di vigneti a 350 metri slm affacciato su Trento, caratterizzato da suolo calcareo, e Valle di Cembra, tra i 500 e i 650 metri slm, con suolo argilloso misto a componenti calcaree e porfiriche. Le uve, tutte da piante allevate a Pergola Trentina, sono pressate e poi fermentate in acciaio, dove restano fino all’assemblaggio. Una volta tirato, lo spumante matura cinque anni sui lieviti e poi, ovviamente, non è dosato. Prodotto in 6.000 bottiglie l’anno, ha da pochissimo debuttato con questa nuova annata 2013.

Brut Nature 2013

Bottiglia Moser Brut Nature 2013100% Chardonnay
Se il buongiorno si vede dal mattino… Già il primo naso, infatti, è stuzzicante, simpatico, sorridente, forte pure di una certa eleganza, con quel tratto aromatico territoriale legato alla florealità, ma qui anche con un’inaspettata dolcezza agrumata, ben mitigata in ogni ipotetico eccesso dalla freschezza di montagna, da spunti di thè verde, da un vero e proprio mazzetto di erbe rinfrescanti. Denota un bell’equilibrio, che è poi il tratto distintivo della bocca, al punto da non sembrare proprio priva di dosaggio. Ha materia, rotondità, concretezza, pulizia, ritorni dolci di agrumi gialli e una freschezza ora quasi da foglia di menta. Bella espressione di Trento, bella espressione dei Moser (che oramai si sono guadagnati autorevolmente e definitivamente il ruolo di attori di primo piano del territorio) e, soprattutto, bella interpretazione di pas dosé, non per forzatura, ma perché naturalmente tale.
Voto: 90/100

(hanno partecipato alla degustazione Vania Valentini e Thomas Rossi)

Con questo bel millesimato tutto da provare, il sottoscritto e tutto lo staff tanto della guida Grandi Champagne, quanto di LeMieBollicine augurano a tutti gli appassionati che ci seguono buone vacanze estive e, soprattutto, Buon Ferragosto!

Ci rivediamo qui, puntuali, lunedi 19 agosto…

www.mosertrento.com

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Una risposta a “Le bollicine di Moser hanno vinto. Punto e basta.”

  1. Buongiorno, sì, veramente eccellenti anche 51.151…al naso, poi, hanno un’articolazione e profondità stupefacenti.
    Vogliamo dire che mettono in riga il 90% dei Franciacorta nomi ex blasonati compresi?!
    Tutt’altro territorio e clima (escursioni termiche della montagna)
    Complimenti!
    Saluti

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