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Degustazioni

Lanson e la svolta del 2020

Non ho mai nascosto la mia ammirazione per una maison storica che ha non solo scritto pagine bellissime della storia dello champagne, ma ha anche saputo uscire addirittura...
di Alberto Lupetti

Champagne Lanson

Non ho mai nascosto la mia ammirazione per una maison storica che ha non solo scritto pagine bellissime della storia dello champagne, ma ha anche saputo uscire addirittura rafforzata da vicissitudini a dir poco complesse. Questa maison è Lanson e i suoi vini ricchi e tesi, gustosi e precisi mi son sempre piaciuti. Non solo, gli champagne Lanson sono sempre stati un eccellente esempio dei vantaggi del non svolgere la malolattica e, anche per questo, hanno puntualmente dimostrato entusiasmanti capacità di maturazione. Per questo, rimasi non poco interdetto quando scoprii che, a cominciare dai vini del 2014, era stata introdotta la malolattica parziale (25%), sebbene soltanto su quelli destinati ai sans année. Ma l’assaggio di Black Label e Rosé Label a seguito di questa innovazione a dir poco rivoluzionaria (Lanson era, come detto, un baluardo del ‘no malo’, anzi lo storico chef de cave Jean-Paul Gandon affermava con orgoglio che la maison non aveva mai fatto la malolattica), come detto a suo tempo tanto su questo sito quanto in guida, mi aveva confortato: non c’era stato nessuno stravolgimento di gusto! Tutto era cominciato con l’arrivo di Hervé Dantan nel 2013, poi diventato definitivamente chef de cave nel 2015: è stato lui ad aprire parzialmente le porte alla malolattica, modificando così in parte quel pilastro stilistico che aveva plasmato Bernard Gasco, il predecessore di Gandon. Infatti, fino agli anni ‘30 Lanson assemblava regolarmente vini senza malolattica con vini che l’avevano svolta, pertanto dovremmo forse dire che Dantan non ha rinnegato la tradizione, ma l’ha riscoperta. A ogni modo, di questa innovazione ho già parlato dettagliatamente in un precedente articolo, dove parlavo di malolattica in Lanson, e i frutti di tutto ciò ho avuto modo di raccontali più volte tra questo sito e Grandi Champagne 2020-21. Pertanto, sono altre le novità di Lanson di cui vorrei parlarvi stavolta.

François Van Aal
François Van Aal, da poco più di un anno presidente di Lanson. A lui il compito di rilanciare definitivamente la maison e in questo sembra avere le idee ben chiare (e gli uomini giusti)!

La prima, come probabilmente saprete se avete letto la nuova edizione della guida, è la nuova presidenza. A gennaio 2019, dopo tredici anni di conduzione appassionata e, soprattutto, dopo essere stato il fautore dell’ingresso di Lanson nel Groupe BCC, Philippe Baijot si è ritirato e, insieme al suo amico e socio Bruno Paillard, ha scelto François Van Aal per guidare la maison di Rue de Courlancy. Forte di un’esperienza di ben 23 anni in Remy-Cointreau, di una visione del mercato encomiabile e di un’affabilità coinvolgente, il nuovo presidente, coadiuvato da Dantan per quanto riguarda la parte tecnica e da Enguerrand Baijot (figlio di Philippe e fratello di Godefroy che anima Besserat de Bellefon) per il fondamentale settore dell’export, Van Aal è chiamato a rompere gli indugi e cristallizzare definitivamente la rinascita di Lanson. L’obiettivo è riportare la maison al ruolo che le compete tra le Grandes Marques, o, se preferite, donarle nuovamente quel ruolo di protagonista che ha avuto per oltre un secolo. Visto il livello degli ultimissimi vini (il Gold Label 2012 che trovate recensito in anteprima in guida ne è forse l’esempio più eclatante), la strada intrapresa è confortante, ma il lavoro di Hervé Dantan è ancora ben là dal rivelarsi del tutto: sapendo quanto di buono lo chef de cave ha fatto in precedenza da Mailly, c’è da stare più che tranquilli. Ma non basta la qualità da sola, no, serve anche che questa sia ben rapportata alla gamma offerta. Ed ecco, allora, l’altra grande novità di Lanson…

Hervé Dantan
Il braccio armato del presidente è un uomo che oramai conosciamo bene, lo chef de cave Hervé Dantan: ha fatto bene da Mailly, farà benissimo da Lanson. Anche con la malolattica parziale…

Fino a oggi, Lanson ha avuto una gamma fin troppo ampia, con alcune etichette che, a essere onesti, non hanno certo lasciato il segno. Da qui la volontà di rivisitare profondamente la linea degli champagne Lanson, con numerose uscite e alcune new entry. Innanzitutto, la linea Extra Age (quindi XA Brut, XA Blanc de Blancs e XA Rosé) smetterà di esistere, la stessa fine farà la Noble Cuvée Rosé e saranno pensionati pure White Label e Ivory Label. Confermati, dunque, Black Label, Rosé Label, Green Label, Gold Label, Noble Cuvée Brut, Noble Cuvée Blanc de Blancs e, ovviamente, Clos Lanson, ma le cinque uscite saranno compensate da tre novità in senso alla gamma sans année.

Dico la mia sui pensionamenti. Trovo la scelta corretta. Onestamente, la versione in rosa della Noble Cuvée è sempre stata una sorta di Cenerentola e i pochi assaggi che mi è capitato di fare non hanno mai lasciato il segno (in guida fu solo nell’edizione 2012, ad esempio, la prima, ma me ne son ricordato per caso, il che la dice lunga…). Più complesso il discorso relativo alla linea Extra Age. Il Brut XA è a mio avviso il migliore della gamma, nettamente. L’unico problema è che è uno champagne bisognoso di tanto tempo e questo, a mio avviso, trovo che ne abbia limitato il favore da parte degli appassionati. Anche perché con meno di due anni di dégorgement lo champagne dimostra un carattere particolare, quasi inusuale per un Lanson. Ma se lo fate invecchiare… È il solo che rimpiangeremo. Già, perché per il Rosé XA vale pari pari il discorso appena fatto per la Noble Cuvée, mentre il Blanc de Blancs XA ha sempre messo in campo un gusto troppo vinoso e maturo, anche a causa della bottiglia trasparente. Infine, i due dosati: il White Label è nato per inseguire quanto fatto con maggiore successo da altri, l’Ivory ha sempre sofferto di scarso appeal. Insomma, non ne sentiremo la mancanza.

Bene, ma i nuovi vini? Saranno tre, tutti sans année, tutti champagne inediti creati da Hervé Dantan: una sorta di ‘super’ Black Label con chiara inclinazione gastronomica, un Blanc de Blancs e un Demi-sec. Contestualmente, è stata varata una nuova campagna d’immagine della maison (la foto di apertura di questo articolo), battezzata L2020 (con cinque anni di pianificazione) e finalizzata a sottolineare il lato umano di Lanson, maison fatta di passione, di savoir-faire, di desiderio di condivisione. Il titolo di questa campagna, d’altronde, è ‘Lanson, it’s all about love’. Saranno rivisti anche i prezzi, che si collocheranno più in alto fino al +30%. Può sembrare una follia, ma Lanson ha avuto finora i prezzi tra i più bassi del mercato degli champagne e sappiamo che questo per molti – ahimé! – spesso è sinonimo di minore qualità, quindi anche il prezzo è un elemento che contribuirà a rendere nuovamente “desiderabile” la marca. Una rivisitazione dell’immagine a 360°, dunque.

Ho scoperto per primo al mondo (grazie a François Van Aal e Hervé Dantan per la fiducia e l’onore!) tutte queste novità il 28 agosto dello scorso anno, con promessa di riservatezza. Ma con il 2020 il velo di segretezza è caduto, quindi eccomi a darvene conto. Finalmente.

La novità più importante è Le Black Réserve (questo il nome definitivo, posso rivelarlo in anteprima insieme a mostravi la foto della bottiglia). Inizialmente si pensava di chiamarlo Brut+ per evidenziare come non si trattasse di uno champagne destinato a rimpiazzare il Black Label, bensì di una sua evoluzione che lo avrebbe affiancato. Pertanto, come succede invece con altre grandi maison, non si tratta del medesimo champagne con etichetta differente in modo da distinguerne la destinazione di mercato tra canale Horeca e GDO. No. D’altronde, già la bottiglia (stessa forma di quella della Noble Cuvée e degli Extra Age) è diversa e l’assemblaggio è simile solo in apparenza: stessa proporzione delle uve, ma vini diversi, frutto di un’attenta selezione a livello sia di Cru, sia di parcelle. Maggiore anche la quota di legno (10%) e di vins de réserve (40%), questi ultimi come réserve perpétuelle di assemblaggi precedenti. Pure la maturazione sui lieviti è più lunga, intorno ai 4 anni. Insomma, Le Black Réserve è uno champagne tutto nuovo, interamente figlio della rinnovata cantina, sebbene – è ovvio – nei primi tiraggi i vini di riserva derivino dal Black Label. Grazie a Hervé Dantan ho assaggiato i base 2014, 2015, 2016 e 2017, con dosaggio (8 g/l) e senza. La scheda che segue vuole essere una sorta di sintesi di tutti questi assaggi.

Degustazione Lanson
Una degustazione a dir poco monumentale (e in anteprima mondiale) mi ha permesso di scoprire su cosa si baserà il definitivo rilancio di Lanson per quanto riguarda i vini.

Le Black Réserve

Bottiglia Lanson Le Black Réserve50% Pinot Noir, 35% Chardonnay, 15% Meunier
Il tipico stile fruttato del Black Label si ritrova con piacere di primo acchito, accompagnato da una sensazione di energia e un tratto di giusta maturità (più evidente nei non dosati, invece la liqueur limita questa impressione, mitigando parecchio questa sensazione) che riporta a quell’impronta gastronomica obiettivo della maison. Ha anche note di pasta di mandorle, un ricordo tropicale (che tradisce i vini di Montgueux…) e una sottile eleganza. La bocca sembrerebbe seguire questa falsariga, ma la progressione della gustativa mette in evidenza una bella spina dorsale minerale e sottolinea non solo l’eleganza già avvertita all’olfatto, ma pure la pulizia, la nettezza. Con la liqueur sfodera definitivamente freschezza e setosità, nonché una migliore focalizzazione. Chiusura intensamente minerale di ottima persistenza con sfumature agrumate. È un vino preciso, mai insistente o materico, ovvero intenso, con una coinvolgente sensazione di fittezza.
Voto: 91-92/100

La forbice del punteggio è funzione dell’annata base (2014 e 2017 mi son sembrate migliori), ma è ovvio che si tratta di primissimi assaggi che saranno confermati da degustazioni definitive. In linea generale, Le Black Réserve si colloca esattamente un gradino sopra il Black Label, quindi l’obiettivo di Lanson è senza dubbio centrato. Personalmente, avrei osato di più, sarei uscito più nettamente dal solco del Black Label, ma capisco che con un non millesimato si debba guardare a un pubblico ampio e non certo a una nicchia di appassionati.

Ne riparlerò sicuramente, cosa che farò anche con Le Blanc de Blancs, altra novità, come detto. Lo champagne è ancor più inedito nonostante nei primi tiraggi una parte dei vins de réserve derivi dall’omologo Extra Age, così come la bottiglia. Ecco, la bottiglia trasparente mi ha sorpreso perché sappiamo quanto questa rappresenti il tallone di Achille dei blanc de blancs soprattutto e Hervé Dantan mi ha confessato che è già prevista la transizione alla bottiglia scura. A ogni modo, l’assemblaggio è una vera panoramica sullo Chardonnay della Champagne: forte componente di Grand Cru (Oger e Le-Mesnil), poi Premier Cru di personalità (Vertus, Trépail e Villers-Marmery), infine due zone sulla cresta dell’onda come Montgeux e il Virtyat. I vini di riserva quotano anch’essi il 40% e per ora sono sia come singoli vini, sia come réserve perpétuelle degli assemblaggi dell’XA Blanc de Blancs.

Momento della degustazione con Hervé Dantan
Prima la malolattica parziale, poi tre nuovi champagne: l’opera di Hervé Dantan è veramente rivoluzionaria e… siamo solo all’inizio. Rivoluzionaria ma tutt’altro che velleitaria, beninteso.

La Blanc de Blancs

Bottiglia Lanson La Blanc de Blancs100% Chardonnay
Il primo tiraggio, complice il legame più forte con il Blanc de Blancs XA e che si farà man mano sempre più labile, non mi aveva convinto: champagne troppo vinoso e maturo, distante da quello schema di blanc de blancs che mi sarei aspettato. Fortunatamente, passando ai tiraggi successivi, ecco lo champagne farsi molto interessante, con un base 2016 nel quale la grande finezza ne esalta la bevibilità e un base 2017 veramente eccellente (a dispetto dell’annata tutt’altro che facile…), legato a una splendida mineralità. L’assaggio è stato meno articolato de Le Black Réserve, quindi rimando a prossimi assaggi per un giudizio più centrato.
Voto: 89-91/100

Gli champagne Lanson sono distribuiti da:
Duca di Salaparuta – tel. 091/945201 – www.duca.it

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22 risposte a “Lanson e la svolta del 2020”

  1. Grandissimo
    Alberto! Grazie per il bellissimo articolo… lanson quando uscirà sul mercato con i nuovi prodotti???maison eccezionale rinnovarsi sulle proprie radici stabili penso che sia ancora più difficile dimostra la grandezza della maison viva LANSON

  2. Buonasera Alberto.
    Di Lanson ho avuto la fortuna di bere due volte il gold Label 2008, che ricordo molto, ma molto buono. E per fortuna ne ho altre due da far ‘maturare’, immagino che non potrà che migliorare con il tempo….
    Credo che questa etichetta, annata a parte, basti per far appassionare il consumatore alla maison.
    Anche il ‘semplice’ black Label, con le ovvie differenze, dice la sua.
    Quindi per me non può che essere una bella notizia apprendere di questa ristrutturazione di gamma.
    C’è un però che guasta la festa: aumentare del 30% (!!!!!) i prezzi. Siamo d’accordo, sinora il prezzo era davvero competitivo, se non conveniente, quindi un aggiornamento del listino ci sta….però per noi consumatori è un peccato, anche perché il millesimato passerà dagli attuali 50/60 euro ad 80 euro, sempre ragionevole ma in competizione con altri blasonati (Louis Roederer, Pol Roger per dire i primi due che mi vengono in mente) e a quel punto…..
    Che ne pensa?

    Saluti Alberto, e a lei e a tutti gli appassionati un augurio di superare indenni questo difficile esilio domestico!

    Gabriele

    • Grazie del costruttivo contributo, innanzitutto.
      Venendo allo spinoso argomento dei prezzi, sono d’accordo che, così facendo, si va a perdere uno dei punti di forza di Lanson, ovvero l’estrema competitività dei costo di una bottiglia. Però, per quanto possa sembrare incredibile, ci sono molti che ragionano così: basso prezzo = bassa qualità. Purtroppo.
      Quindi, poiché la maison ha varato un importante programma di rilancio, soprattutto della sua immagine, deve scrollarsi di dosso questa fama, peraltro totalmente sbagliata.
      Per noi italiani, però, c’è un filo di speranza: questo aumento è stato annunciato per il mercato francese, dove i prezzi sono molto più bassi. È auspicabile, dunque, che il listino export veda un ritocco notevolmente inferiore. Vedremo…

  3. Buongiorno Alberto,conservo in cantina 2 bottiglie “importanti” di Lanson,maison che stimo e che concordo necessiti di un rilancio di immagine,come e vero che il prezzo basso,soprattutto su prodotti di una grande maison,suscita nel consumatore sfiducia e sospetto. I vintage Lanson meritano di essere equiparati ai pari categoria di grandi case. Noble cuvee’ brut 2002(deg 6/2015) e Gold Label 2008(deg 2/2016). Lei aspetterebbe o comincerebbe a pensare di berli entro quest’anno? Grazie. Saluti

    • La Noble, vista anche l’annata, penso possa stapparla, il Gold 2008… aspetti. Se resiste…
      Commento perfetto, ha sintetizzato esattamente questa bellissima maison!

  4. Buongiorno Lupetti
    Ancora grazie per la nuova guida, i suoi articoli e le risposte ai quesiti nei commenti. Tutto estremamente interessante.
    Approfitto di questo articolo per chiedere un consiglio. Io e miei amici (gli argonauti delle bollicine) facciamo ancora ahimè confusione credo nel riconoscere il vitigno durante la degustazione. Mi dica se sbaglio ma ho l’impressione che noi associamo un certo naso/bocca ad un vitigno (fresco e teso per lo Chardonnay e rotondo per il pinot noir) quando è invece importante anche la malolattica (il fresco e teso più associato a no malolattica e rotondo associato a al pinot).
    Vorrei quindi organizzare una degustazione con due champagne no malo Chardonnay e pinot e due si malo (uno Chardonnay e un pinot) per capirne le differenze. Avrei individuato il millesimo 2008.
    Mi può consigliare i 4 champagne?
    Delamotte? Phlipponnat bdb? Cuvée Garance?
    Ho in cantina un Mareuil sur Ay 2008.. può servire?
    Grazie
    Brunello

    • Allora,
      innanzitutto sono io ringraziare per la fiducia!
      Poi, buona idea, ma non andrei sulla 2008 in quanto molto acida, quindi fuorviante. Piuttosto 2009 o 2012, per non scomodare annate più vecchie.
      Quali etichette? Quelle da lei citate sono tutte con malo svolto e solo nei due Philipponnat e parziale. I PN potrebbero essere il 2009 di Egly-Ouriet (no malo) e il BdN RSRV di Mumm o, se riesce, il Vauzelle Terme di Jacquesson (malo). Tra i CH, il BdB 2009 di Roederer (no malo) e uno a scelta tra quelli di Agrapart (malo).

      • Buongiorno
        Forse sbaglio ma nella sua guida è segnato il millesimato che è un assemblaggio e il Pinot noir che non è millesimato (2009 e 2010)..
        Se fosse veramente così mi saprebbe indicare altri bdn che non svolgono la malolattica?
        Nella sua guida non riesco a trovarne..
        Grazie

        • Ops… di chi parliamo? Di Lanson? Se è così, Lanson non fa BdN…
          I no malo assoluta: Egly, Besserat, Gonet-Medeville, Guy de Forez, Maillart, Rochet-Bocart, se parliamo di solo Pinot Noir. Perché anche i Meunier in purezza sarebbero blanc de noirs…

          • Ha ragione scusi
            Parlavo di bdn 2009 di Egly ouriet.
            Non lo trovo.
            O è un assemblaggio millesimato o è un pn in purezza ma non millesimato (2009 e 2010).
            Per quanto riguarda i Meunier in purezza accetto anche qui consigli. Sempre che ritenga che si trovino un malo e un no malo.
            Ho consumato la guida ma non sono riuscito a trovare tutte le bottiglie che cerco del 2009.
            Grazie infinite

        • Sì certo. È 70% PN e 30% CH. Io sto cercando c bdb e bdn.
          Sono riuscito a trovarne almeno uno per ogni gruppo. A parte i Blanc de Meuniers che quindi non comprerò..
          Grazie ancora

  5. Buongiorno
    in che ordine mi consiglia di degustare le seguenti bottiglie tutte 2012?
    Delamotte bdb malo si
    Lenoble bdn malo si
    Eric Rodez les fenêtres malo no
    Alfred Gratien bdb malo no
    Grazie
    Brunello

  6. Buongiorno Lupetti.
    Allora.. bella degustazione. Abbiamo iniziato con un Bergère sélection per farci la bocca. Poi ho strappato alla cieca per i miei commensali il Delamotte 2012 che non è stato apprezzato a sufficienza (accidenti. Due anni fa avevamo bevuto il 2008 e ci era piaciuto moltissimo. Ho l’impressione che per noi vi sia ancora una influenza del marchio ahimè..). Secondo me ottimo. Poi lenoble che è piaciuto molto. Io l’ho trovato complesso e “legnoso” ma non molto elegante. Molto particolare ma ottima impressione il Gratien. L’ho trovato bello teso e fresco ma anche complesso. Il Rodez me lo ricordo bello elegante anche se eravamo già un po’ stanchi e non l’ho apprezzato completamente. Dovrei berlo di nuovo.

    • Che ne pensa di una verticale di jacquesson 7xxx dt (dalla 733 alla 738) a febbraio?
      Mi può rispondere in privato.
      Grazie.

    • Analisi interessante, in linea con quanto mi aspettavo. La faccenda del Delamotte mi sorprende solo fino a un certo punto: a mio avviso ha iniziato a venir fuor bene con il 2004 per consacrarsi con il 2007 e, ovviamente, il 2008. Quindi che il 2002 non abbia lasciato ili egno ci sta. Tra l’altro, la tanto mitizzato 2002 inizia a mostrare sempre più limiti.

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