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Krug fa il bis con l’annata 2006. Grazie al Clos du Mesnil

Credo che tutti noi dimenticheremo presto il 2020, un anno che ha tenuto terribilmente fede al tristemente noto detto ‘anno bisesto, anno funesto’, ciò nonostante agli appassionati di...
di Alberto Lupetti

Krug Clos du Mesnil 2006

Credo che tutti noi dimenticheremo presto il 2020, un anno che ha tenuto terribilmente fede al tristemente noto detto ‘anno bisesto, anno funesto’, ciò nonostante agli appassionati di vino rimarrà il ricordo indelebile di Krug. Infatti, la mitica maison di Reims ha stupito tutti, pure i più reticenti ‘krugisti’ di tradizione, con una Grande Cuvée che si candita a essere la più buona di sempre, almeno finora, la 168ème. Non solo. È anche l’anno in cui il ruolo di chef de cave è ricoperto per la prima volta da una donna, Julie Cavil. Che arrivò in Krug nel 2006, a vendemmia appena terminata.

Julie Cavil
Julie Cavil, da quest’anno chef de cave di Krug, conosce molto bene il ‘Clos du Mesnil’, essendone stata la responsabile per parecchi anni.

Già, il 2006… Un anno molto caldo in Champagne, che ha dato vini curiosamente già pronti al debutto, ma, forse proprio per questo, con il passare del tempo sempre meno coinvolgenti per via di una certa pesantezza. Per questo, è un’annata che, personalmente, amo sempre meno, salvo rarissime eccezioni. Lo stesso Vintage 2006 di Krug, non posso dire di averlo amato, sebbene debba ammettere che mi ha sorpreso non poco, avendo dimostrato di riuscire a tenere bene a bada le caratteristiche dell’annata e subordinarle allo stile della maison (vedasi Grandi Champagne 2020-21). Pertanto, ero curiosissimo di vedere come se la fosse cavata Krug con la stessa annata rapportata al Clos du Mesnil, champagne senza dubbio mitico, figlio di uno dei vigneti più famosi al mondo. All’interno delle cui mura il microclima è sempre un po’ diverso e, pertanto, l’annata 2006 fu paragonata alla 2002 per quanto riguarda il bilanciamento e, per certi versi, pure alla straordinaria 1989, facendo quindi pensare a un carattere meno sbilanciato sul ‘gourmand’. Tra l’altro, nel 2006 il clos fu vendemmiato tra il 14 e il 16 settembre, una finestra temporale iper classica per la Champagne, ovvero tutt’altro che precoce (le prime uve, secondo il bollettino del CIVC, furono raccolte il 7 del mese).

Olivier Krug
Olivier Krug, sesta generazione della famiglia e direttore generale della maison, nel ‘Clos du Mesnil’.

Il prezioso Chardonnay del clos, è stato pressato in sede (nel ‘Clos du Mesnil’, il luogo, c’è uno dei pressoir di Krug) e poi vinificato secondo il rigoroso e classico stile della maison, fino all’assemblaggio l’anno successivo. Infatti, sebbene unico, in realtà il vigneto ‘Clos du Mesnil’ è diviso in parcelle, sei per la precisione, con la più vecchia di quasi cinquant’anni e la più giovane ripiantata nel 2016. Tra l’altro, da queste parcelle si ricavano ogni anno una quindicina di vini, ma non tutti sono assemblati per dare vita al Clos du Mesnil. Per tutti questi motivi, il tiraggio massimo è di poco più di 15.000 bottiglie, ma ci sono state annate nelle quali si è arrivati a malapena a 9.000. Di Clos du Mesnil 2006 ne sono state tirate 14.973 bottiglie e 800 magnum. Invece, il Krug iD ci rivela che lo champagne è stato ‘degorgiato’ nell’estate del 2019, quindi ha passato ben 12 anni sui lieviti e ha poi riposato un altro anno abbondante post dégorgement, il minimo sindacale per bottiglie del genere.

controetichetta Krug clos du mesnil 2006
Non solo il rivelatore iD Krug, in controetichetta, ma anche alcune notizie sul vigneto e il numero di bottiglie tirate per l’annata.

Bottiglia Krug Clos du Mesnil 2006

Clos du Mesnil 2006

100% Chardonnay
Confesso che, alla luce dell’annata (in generale sempre meno coinvolgente con il passare del tempo) e avendo sentito qualche commento stranamente non molto positivo, me lo aspettavo diverso questo Clos du Mesnil 2006. Pensavo di trovarlo un po’ meno Krug del solito, decisamente più maturo, invece… Beh, qui l’annata calda che in generale sta dando una netta impronta ‘gourmand’ è tradita in minima parte e soltanto da una certa pienezza. Invece, al contrario, il naso ci mette di fronte senza alcun dubbio a un Krug, a un grande Krug, e, in seconda battuta, al Clos du Mesnil, sebbene appaia diverso in questa declinazione, monolitico direi. Il dégorgement che risale a soltanto un anno, ancora limita non poco l’espressione olfattiva, che sarà sicuramente ben più articolata tra un altro anno, meglio se altri due almeno. D’altronde, è un naso che non rivela i prevedibili agrumi e mineralità, ma è piuttosto tostato sulla frutta secca. Non è, però, un naso dai forti contrati, no, piuttosto direi che sa ben accompagnare l’energia alla finezza, la pienezza alla sottile vivacità. Decisamente più ‘pronta’ la bocca: setosa, soprattutto più sottile di quanto si possa pensare, ma stimolante. Ha volume senza avere densità, concentrazione non di materia ma di aromi, a tratti si fa golosa richiamando la pasticceria. Trovo semplicemente perfetta la definizione di “nuvola” di Antonio Paolini, a sottolineare la generosità tridimensionale ma non la densità. La gustativa chiude sull’agrume, più sulla persistenza che sulla lunghezza, peraltro rimarchevole.
Voto: 97/100

Numerazione Krug Clos du Mesnil 2006

Che dire? È un gran bel Clos du Mesnil, al limite del sorprendente, nel quale l’annata calda ha tenuto a bada il carattere tagliente di Le-Mesnil. Da abilissimi vinificatori quali sono, direi che in Krug hanno molto bene addomesticato l’annata, muovendosi proprio sul filo del rasoio. Ma chi non risica non rosica, no?

L'annata Krug 2006
L’annata 2006 secondo Krug: Grande Cuvée 162ème, Vintage e, naturalmente, Clos du Mesnil.

Nel corso della degustazione del Clos du Mesnil 2006, come avviene oramai da alcuni anni, la maison ha proposto a seguire prima il Vintage 2006 (iD 219011, quindi un dégorgement con oltre sei mesi di differenza rispetto a quello assaggiato per la guida) e poi la Grande Cuvée 162ème (iD 416037, quindi ben nove anni sui lieviti). Del Vintage potrei confermare quanto detto a suo tempo in guida, salvo notare che il carattere dell’annata iniziare a mostrarsi attraverso una certa concentrazione e richiami alla pasticceria. Al momento la mano Krug ha ancora sapientemente cesellato l’annata, ma sul futuro non scommetterei, come invece farei con il Vintage 2003. Ho trovato, invece, di una levigatezza e una freschezza sorprendenti la Grande Cuvée 162ème, che, al contrario del Vintage 2006, permette di scommettere a occhi chiusi sul suo futuro. Un futuro lontanissimo. È, infatti, una Grande Cuvée luminosa e brillante, che non ha avuto nessun timore nel presentarsi sulla scena dopo due colossi del calibro di Clos du Mesnil e Vintage. Anzi, mi ha definitivamente convinto del fatto che questo champagne, che da Krug significa generosità, vada servito come ultimo e non come primo come si farebbe con un mero sans année. Olivier aveva proprio ragione…

Del ‘Clos du Mesnil’ in dettaglio, così come degli altri celebri clos, parlerò nel libro ‘La Mia Champagne’, le cui primissime copie sono ufficialmente attese inizio dicembre. In settimana vi dirò di più sui contenuti, nel frattempo chi fosse interessato ad avere anticipazioni sul lancio può lasciare senza alcun impegno la sua mail sulla pagina dedicata:
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Gli champagne Krug sono distribuiti in esclusiva da:
Moet-Hennessy Italia – tel. 02/671411 – www.moethennessy.it

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