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Sans Année

Il primo, vero Charles di Cyril Brun è anche migliore!

Un mesetto fa abbiamo conosciuto da vicino la ‘Collection Crayères’ 2020 di Charles Heidsieck, che per questa edizione prevede quasi interamente dei vecchi Brut Réserve, quando si chiamavano...
di Alberto Lupetti

Recensione Charles Heidsieck Brut Réserve

Un mesetto fa abbiamo conosciuto da vicino la ‘Collection Crayères’ 2020 di Charles Heidsieck, che per questa edizione prevede quasi interamente dei vecchi Brut Réserve, quando si chiamavano anche ‘Mise en Cave’. Dei ‘semplici’ sans année, quindi, anzi in teoria, ma con quindici, venti, anche trenta e più anni sulle spalle, soprattutto in forma a dir poco strepitosa, cosa a senza dubbio inusuale per champagne di questa categoria. Però, a pensarci bene, il Brut Réserve fa un po’ storia a sé, essendo stato a suo tempo concepito come assemblaggio estremamente sofisticato da Daniel Thibault e poi fatto evolvere in maniera a dir poco perfetta da Régis Camus a partire dal 2008 (con i vini del 2007). Finita qui? No, perché ora sta arrivando quello che potremmo chiamare il Mise en Cave 2017, che poi è il primo interamente fatto da Cyril Brun, chef de cave della maison di Reims dalla primavera del 2015.

Cyril Brun
Cyril Brun, champenois da generazioni, dalla primavera del 2015 chef de cave di Charles Heidsieck. Piano piano, in silenzio, sta facendo crescere gli champagne della maison in quantità e, soprattutto, qualità.

In realtà, Cyril aveva già firmato l’assemblaggio del Mise en Cave 2016, ma in quel caso lo chef de cave si era fedelmente attenuto allo schema tracciato dai suoi predecessori, invece con il successivo le cose sono cambiate. Parecchio. Infatti, se già dover fare un assemblaggio da solo praticamente al debutto non è per niente facile, a seguire (nel 2017, quindi con i vini del 2016) Cyril s’è pure trovato a fronteggiare un’ulteriore difficoltà. Anzi, più che una difficoltà una vera e propria sfida: la proprietà gli aveva nel frattempo chiesto di stabilizzare il Brut Réserve su tre anni di cantina, non di più. Fino a quel momento, eravamo abituati a Brut Réserve che avevano maturato tra i 4 e i 6 anni sui lieviti, un periodo da millesimato più che da sans année, ma questo era diventato insostenibile per la proprietà. Infatti, il non millesimato è lo champagne più prodotto per ciascuna maison, ovvero il più diffuso, pertanto rappresenta il ‘core business’ di négociant e vigneron e, in quanto tale, deve garantire una certa redditività a breve termine. Per quanto riguarda Charles Heidsieck, se fino a qualche anno fa la dimensione quasi artigianale della maison poteva permettere quelle tempistiche, ora la sua razionalizzazione, la sua produzione in crescita di anno in anno (siamo quasi a un milione di bottiglie e l’obiettivo è di arrivare a due nel prossimo decennio, ma non gridate allo scandalo perché negli anni ‘80 Charles Heidsieck produceva circa 4 milioni di bottiglie!), la necessità di ottimizzare le risorse, finanche il mantenimento della fascia di prezzo sul mercato hanno reso incompatibile la lunghissima sosta in cantina. Così, è stato detto a Cyril che da quel momento in avanti il Brut Réserve sarebbe rimasto tre anni sui lieviti (che è pur sempre più del doppio di quanto previsto dal Disciplinare, non lo dimenticate…). Cyril, che, oltre a essere nato in Champagne da una famiglia a dir poco storica, lo champagne lo conosce benissimo, non si è scomposto, sebbene sapesse molto bene che questo avrebbe rischiato di destabilizzare la percezione del Brut Réserve presso i suoi appassionati più fedeli, abituati, appunto, a quelle generose maturazioni. Che fare, però? L’idea di Cyril è stata di compensare il minor tempo di cantina con una piccola, anzi piccolissima (5%) parte di vini fermentati in barrique. Giusto un tocco, quindi non certo per dare gusti boisé, ma un aiuto per non far venire meno quella tostatura, quella grassezza tipica della lunga maturazione sui lieviti. Però, con l’occasione, Cyril ha fatto di più: non ha svolto la malolattica sul 3% dei vini. Questo per incrementare la freschezza e implementare le potenzialità di invecchiamento. Quindi, più che di evoluzione, potremmo parlare di piccola rivoluzione. È riuscita? Lo vediamo subito.

Botte di legno per il Charles Heidsieck Brut Réserve
Per compensare la minore permanenza sui lieviti, Cyril non ha avuto timore a introdurre un pochino, proprio un pochino di legno.

Conosco Cyril da un pezzo, oggi siamo amici, quindi lo frequento anche di fuori dall’ufficialità della Champagne. Ebbene, lo scorso luglio mi invita a cena a casa sua. Il vino è ovviamente Charles Heidsieck in diverse declinazioni e, tra queste, anche il Brut Réserve Mise en Cave 2017, non ancora sul mercato. Potete facilmente immaginare quanto fossi curioso di assaggiarlo, conoscendo già da tempo la ‘rivoluzione’ messa in atto da Cyril… Curioso, sì, ma anche timoroso, perché, per quanto lo ritenga bravo, le insidie c’erano eccome. Il primo sorso non l’ho giudicato, il secondo mi ha confortato, il terzo mi ha confermato la bontà del lavoro di Cyril, abile non solo ad aver salvaguardato lo stile, ma anche ad aver reso più preciso lo champagne, almeno questa è stata la mia impressione. Da quel momento, ho riassaggiato altre tre volte il Brut Réserve Mise en Cave 2017 e l’impressione è stata sempre la stessa. Prima di vederne insieme la scheda di degustazione, però, devo aggiungere che lo champagne è fatto per il 54% di vini del 2016 e della restante parte di vins de réserve di una decina di annate vecchie fino al 2005, metà come Pinot Noir e metà come Chardonnay. Poi i suddetti tre anni sui lieviti e, al termine, dosaggio nel frattempo ‘risalito’ a 10 g/l.

Bottiglie a cena a casa di Cyril
La cena a casa di Cyril lo scorso luglio: la bottiglia nel mezzo è proprio il ‘suo’ rivoluzionario ‘Mise en Cave 2017’.
Controetichetta Charles Heidsieck Brut Réserve
L’anno di ‘Mise en Cave’ è ora presente in controetichetta insieme al dégorgement e ad alcune informazioni sulla composizione esclusiva del Brut Réserve.

Brut Réserve

Bottiglia Charles Heidsieck Brut Réserve40% Pinot Noir, 41% Chardonnay, 19% Meunier
dég. 2020 – La vivacità segna l’approccio olfattivo di questo champagne la cui espressione appare immediatamente ampia e tesa, più minerale che fruttata, più incisiva, nervosa, che morbida, nella quale avverti immediatamente il temperamento, l’energia e la classe tipiche dell’etichetta. È un naso generoso, finanche concentrato, ancorché elegante e freschissimo, nel quale l’anima minerale di craie si arricchisce man mano di agrumi (anche come olii essenziali), di frutto, di spunti di nocciola, anche golosità di pasticceria, pure un tocco fumé. È un naso accattivante ma ancora in divenire, aspetto, questo, evidentissimo in bocca: croccante, veramente energica, netta, incisiva, con una progressione saporita e ampia, caratterizzata da un frutto più definito (pesca, ma anche richiami tropicali), nonché dai ritorni minerali e da una mineralità ora più rocciosa. Il finale, sempre freschissimo, sfuma su sensazioni di nocciola e moka. In questo momento è, ovviamente ed evidentemente, meno cremoso del passato, diremmo scattante, dalla muscolatura nervosa e affusolata come un giovane maratoneta, ma, proprio per questo, evolverà meravigliosamente.
Voto: 93/100

(ha collaborato alla degustazione Vania Valentini)

Sotto della bottiglia di Brut Réserve
La prossima evoluzione del Brut Réserve sarà più che altro estetica, come ci mostra lo stesso Cyril: il fondo della bottiglia avrà a rilievo il nome della maison.

Personalmente sono stato molto indeciso sul punteggio. Non sapevo se confermare il 92/100 ‘abituale’ per questo champagne o salire di un punto al fine di premiare l’oggettiva bravura di Cyril. Mi sono detto che salire a 93/100 avrebbe significato raggiungere sul gradino più alto del podio l’indiscusso campione della categoria, il Brut Premier di Roederer, da cui il dubbio. Però, è da qualche anno che l’etichetta più importante di Charles Heidsieck insegue da vicino il riferimento dei sans année, assediandolo addirittura, questo lo ammetto. Così, alla fine, mi sono convinto e ho deciso per il 93/100 immediatamente proposto da Vania: Cyril ha osato (pure rischiato), ma poi ha vinto. Voglio dire che ha saputo mantenere intatto lo stile dell’etichetta facendolo al tempo stesso evolvere, anche a fronte di drastici cambiamenti, e credo che alla lunga questa ‘nuova versione’ del Brut Réserve potrebbe dare addirittura maggiori soddisfazioni rispetto agli illustri predecessori. Bravo Cyril!

Intanto godiamoci la vitalità di questo Mise en Cave 2017 e, se riusciamo, teniamo in cantina qualche bottiglia…

Gli champagne Charles Heidsieck sono distribuiti in esclusiva da:
Philarmonica – tel. 030/2279601 – www.philarmonica.it

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31 risposte a “Il primo, vero Charles di Cyril Brun è anche migliore!”

  1. Articolo come sempre molto interessante e stimolante! Non conosco ancora l’ultima declinazione del BR recensita, ma personalmente ho sempre ritenuto quest’etichetta il miglior Brut sans année in assoluto, davanti a Roederer (spesso chiuso e non molto espressivo al rilascio, mentre diventa eccellente dopo qualche anno di cantina). Poi è una questione di gusti (c’è chi preferisce Mozart e chi Beethoven senza togliere nulla a nessuno). Sono quindi molto felice del punteggio attribuito e del gradino più alto del podio ex-aequo! Ho sempre trovato il BR vicino allo stile della Grande Cuvée di Krug (ma con un prezzo 5 o 6 volte inferiore!). Quest’estate ho assaggiato anche il Blanc des Millénaires 2004 (veramente ottimo, ma forse metterei davanti il Cristal della stessa annata…). Penso che un giorno o l’altro organizzerò con qualche amico una degustazione alla cieca per comparare il Brut Réserve e il Brut Premier senza pregiudizi! Ancora grazie per l’articolo!

    • È una ‘lotta’ che va avanti da anni… Poi, come dice giustamente lei, diventa una questione di gusti. L’ultimo Charles, quello dell’articolo, è diventato più preciso e teso, forse meno cremoso ora, da giovane, ma sono sicuro che con il tempo saprà stapire.
      A questo punto, se le capita, lo provi e mi dica…

  2. Credo che come sempre la gamma degli champagne così detta da me del ” PORTAFOGLIO” ossia l’ossatura, lo schelotro portante di una Maison debba sempre rispecchiare e guardare alle assoluta piacevolezza pronta alla beva , per far così sorridere chi gli riamane fedele da sempre e chi invece gli si avvicina solo ora. Gli accorgimenti e le novità apportate dal maestro Cyril Brun come giustamente dici anche tu Alberto, hanno regalato ciò che la Maison voleva. Risalire a 10 gr litro sul dosaggio, l’abbassamento evolutivo a 3 anni che comunque non sono pochi anzi, la successiva levigata carezza del legno per quel 5% dei vini e la scelta di non svolgere la mallolattica sul 3% dei vini , credo abbia dato un risultato che maschera in realtà il cambiamento . Non rimanere delusi da questi champagne è fondamentale (per le Maison / Vigneron) e lui ha fatto un ottimo lavoro “Il primo, vero Charles di Cyril Brun è anche migliore” così leggo . Che dire di più, che per adesso ne ho assaggiato solo in lettura ma che alla prima occasione lo degusterò e sicuramente sarà interessante farlo con un Brut vecchio stampo così per farmene una mia personale idea. Un caro saluto e grazie .

    • Ottimo contributo. Sì, il brut sans année di maison devono riuscire ad abbracciare un pubblico il più ampio possibile, che va dal bevitore estemporaneo all’appassionato. In pochi riescono a toccare anche quest’ultima categoria, ma tra questi c’è senza dubbio il Brut Réserve di Charles Heidsieck.
      Grazie a te!

  3. Adoro il brut di C. Heidsieck nella versione di Régis Camus, con lunga permanenza sui lieviti.
    A mio avviso, da considerarsi molto di più di un brut “base” per la lavorazione e la qualità che ha, senza contarne le potenzialità di invecchiamento ed il prezzo, a volte quasi ridicolo (per nostra fortuna!).
    Sono veramente molto curioso di assaggiarne la nuova versione, posto che ero rimasto deluso nell’apprendere dello stravolgimento del vino e del contenimento (comprensibile) dei tempi di maturazione sui lieviti.
    Grazie, mi ha ridato speranza di non perdere il più accreditato pretendente di Roederer (altro mio favorito) nel gradino più alto del podio dei brut sans année.
    Parlando sempre di vertice dei sans année, ma in declinazione rosé, è vera la notizia che Tarlant ha cambiato radicalmente la composizione del suo Rosé Zéro portando all’85% la percentuale dello Chardonnay e solamente al 15% la quota del Pinot Noir?
    Mi dica, per cortesia, che non è vero o che, anche in questo caso, il cambiamento non è peggiorativo!
    Io, francamente, non concepisco nei rosé una quota così alta di uva bianca preferendo, se non il 100% di Pinot Noir, almeno una quota non inferiore al 50% di uva a bacca rossa…

    • Oddio, è un po’ (troppo) che non passo a salutare Benoit. Devo rimediare e verificare, ma non è necessariamente dato che la piccola rivoluzione sia stata peggiorativa…

  4. Premessa:
    Per educazione e per lavoro sono abituato a dare sempre del “Lei”, stavolta un po’ per la simpatia suscitata un po’ per la stima che provo per il suo lavoro, mi sento libero di darti del tu, come un vecchio amico con il quale si condivide un interesse comune.

    Ciao Alberto,
    anzitutto i miei più sinceri complimenti per il sito, la guida 20-21 e la professionalità.
    Volevo chiederti un consiglio su quale bottiglia tra quelle in mio possessso abbinare a delle bistecche alla brace con cottura al sangue ( una fiorentina di scottona, una Tomahawk di Angus irlandese con una abbondante marezzatura).
    Le bottiglie che ho preso ultimamente grazie ai suoi preziosi consigli sono:
    Louis Roederer premier brut
    Charles Heidsieck brut reserve
    Philipponnat reserve royale brut
    Billecart-salmon brut reserve
    Laurent-perrier brut
    Moet-Chandon bollino rosso.

    So che ha una predilezione per il Roederer tra questi sans annee ma ho trovato particolarmente buono il Charles-Heidsieck durante un precedente aperitivo di salumi.

    Ti ringrazio per condividere le tue preziose conoscenze con noi e ti faccio i miei più sinceri auguri .

    Ciao,
    D.

    • Ben venga il tu, ci mancherebbe!
      Purtroppo, nessuno di questi champagne è da carne alla brace. Ma, se proprio non c’è altra scelta, andrei sul Roederer, sperando che non si tratti di una bottiglia giovanissima. Per la bistecca servono champagne ben più strutturati…
      Venendo al CH, certo, è un grande champagne, che ha sempre inseguito da vicino il Roederer, salvo raggiungerlo con l’ultimo tiraggio, come ho scritto proprio in questo articolo…

      Grazie delle benne parole!

      • Grazie a te Alberto ,
        alla fine ho aperto un Bollinger special cuvee e sia io che i miei commensali da bravi ignoranti lo abbiamo trovato ottimo con la brace.
        Tu che bottiglia abbineresti alla carne alla brace, sempre nella fascia € 30/40 visto che mi capita spesso di farla( diciamo anzi che sono un vero appassionato di Bbq)?
        E che ne pensi del Collet millesimato 2008 che non è presente nella guida? Piccola cantina o imbevibile?
        Grazie come sempre e buon lavoro!
        D.

        • Collet? Champagne onesti, nulla più. A mio avviso.
          Beh, Bollinger è una sicurezza. Non a caso, credo che un RD con qualche anno sia imbattibile nel bbq!
          Nella fascia dei 45-50 euro, comunque, non è facile… Con la sua succulenza il Brut di Alfred Gratien, oppure il Blanc de Noirs di Benoit Lahaye, per andare sicuri sul Pinot Noir, pure il Rosé di Maillart (credo che rientri nel budget) e quello di André Jacquart.
          Fammi sapere…

          • Grazie infinite, mi metto subito alla ricerca di questi che mi hai consigliato..spero che si trovino qui da noi.
            Quindi comunque meglio andare sul Pinot Noir che sullo Chardonnay?
            Certo che avere un canale diretto con te, un esperto mondiale in fatto di champagne, non è cosa comune e di questo non ti ringrazierò mai abbastanza.
            Spero che anche gli altri che ti scrivono si rendano conto davvero di cosa significhi avere la possibilità di confrontarsi ed avere dei suggerimenti da una autorità nel proprio campo.
            Ti assicuro che è una cosa più unica che rara.
            Grazie davvero.
            D.

          • Troppo buono… grazie!
            Cerco di rispondere sempre e a tutti, magari lo faccio con qualche giorno di ritardo, ma lo faccio. E lo faccio con piacere. Che senso ha, d’altronde, arroccarsi in una torre d’avorio e bearsi della propria conoscenza? Lo champagne è condivisione, in tutte le sue forme!

  5. Buongiorno Lupetti
    Confesso anch’io che come gusto personale preferisco CH a LR tra i brut. Ho comprato poco fa 5 bottiglie a 32€ l’una e mi sono già pentito di non averne prese di più.
    Le scrivo per una curiosità. Come mai la controetichetta è in inglese e non in francese?
    Grazie come sempre per le importanti informazioni che ci fornisce.

  6. E come giustifica la scelta di aumentare il dosaggio? Se non sbaglio lei non ama gli champagne con un alto dosaggio a parte questo caso.
    Grazie

    • Non è che non amo gli champagne ad elevato dosaggio, no, invece non anno gli champagne con un gusto sdolcinato. E a volte uno champagne a 6 g/l può apparire più ‘dolce’ di uno dosato a 10 g/l. Il dosaggio non è una scienza assoluta, dipende dallo champagne e da come è fatta la liqueur. Lo Charles ha sempre avuto bisogno di un dosaggio teoricamente elevato e funziona benissimo così, soprattutto con il tempo…
      È un argomento che tratto anche nel libro.

  7. Buongiorno Alberto,
    A perte farle i soliti complimenti per gli articoli ben scritti e che leggo sempre molto volentieri, avrei un consiglio da chiederle, ho recentemente acquistato una bottiglia di Comtes 2008 Taittinger su consiglio di mio padre che tra gli anni 80 e 90 dopo averlo assaggiato mi ha detto che era diventato lo Champagne più buono che avesse mai bevuto, lo preferiva anche a molti mostri sacri come Krug e Cristal…ho consultato la sua guida che ho a casa e ho visto un punteggio strepitoso di 99/100 (a questo punto le chiedo se visto che sarà passato almeno un anno dalla sua degustazione se non sia possibile che adesso abbia guadagnato anche quelll’ultimo punticino mancante alla perfezione) ed ho in programma di berlo con una coppia di amici unitamente ad una bottiglia o di Moet 2012 e di Moet Rosè 2012, le chiedo quale sia il migliore abbinamento e la miglior sequenza…
    Grazie e buone feste!

    • Buonasera e grazie!
      In tutti i casi inizierei con Moet, poi il Comtes. Con cosa abbinarlo? Tolta la carne rossa, direi quasi con tutto.
      Personalmente ci abbinerei Patanegra, cubetti di Parmigiano non troppo stagionato oppure trancetti di salmone Upstream…
      Mi faccia sapere!

      • Ah ok grazie, allora verifico meglio perche’ su internet spesso non specificano se è il nuovo o ancora quello vecchio.
        Approfitto per chiederle un parere su Paul Lebrun Millesime Blanc de Blancs anche come capacità di invecchiamento, personalmente tra i tanti champagne non impegnativi uno dei miei preferiti.
        Grazie.

        • Un buon vigneron, Paul Lebrun, piuttosto classico nel suo genere. Tolti i millesimi delle grandi annate, però, non tirerei troppo la corda con l’invecchiamento…

          • Ok quindi diciamo che 5 anni di cantina possono andare più che bene.
            Grazie per la risposta.

          • Direi che è un buon periodo per dare allo champagne un’ottima espressività, sì.

  8. Caro Guru eccomi di nuovo in pista per i Complimenti per la nuova Guida (davvero applausi), e per una curiosità che mi è sorta sfogliandola. Essendo anch’io tra coloro che propendono leggermente per il CH rispetto al LR, sono andato subito a gustarmi la valutazione del BR e sono rimasto un po’ sorpreso di vedere 91 / 92. Assolutamente lungi da me l’idea di fare polemica, vorrei solo capire i motivi della valutazione diversa da quella riportata in questo articolo. Con stima profonda la saluto augurando un Buon Natale. Giampaolo

    • Giusta osservazione… In effetti, fino alle cianografiche della guida il punteggio era 91/93, poi all’ultimo ho preso la decisione di portarlo a 92, che è un po’ l’attuale tetto dei non millesima di maison. Perché? Il primo assaggio in anteprima mi aveva esaltato per il lavoro di Cyril e l’entusiasmo mi aveva portato non dico a sopravvalutare quello champagne, ma diciamo a essere molto generoso. L’assaggio della guida è stato più critico e, pur confermando la bontà dello champagne, mi ha portato a riflettere sul fatto che è il primo figlio della piccola ‘rivoluzione’ di Cyril, quindi bisogna aspettare di vedere almeno altri due assemblaggi prima di dare un giudizio completo. Voglio dire che, più che un voto allo champagne in sé (ottimo e con ottime prospettive di invecchiamento, lo ribadisco), è un voto iniziale alla sua evoluzione, che apprezzerò del tutto con le basi 2017, 2018 e magari anche 2019. Allora, magari, potrà tornare quel 93 che lo porrebbe sul gradino più alto…
      Spero di essermi spiegato.
      Buone Feste

  9. Buongiorno. Proprio ieri ho comprato, dietro consiglio del commesso,  un CH brut reserve. Io stavo cercando uno champagne che avesse spiccate note di pane tostato ( da ignorante potrei anche usare termini poco adatti e me ne scuso). Un mio amico mi aveva anche consigliato un Deutz blanc de blanc, ma il commesso mi ha indirizzato sul CH, nonostante costasse 20€ di meno rispetto all’altro ( cosa che ho apprezzato, non tanto per i soldi, ma per l’onestà). Dietro sono riportate queste date: Laid in chalk cellars in 2018  e Disgorged in 2021. È  stato un buon acquisto od era meglio qualcosa di diverso? Potrebbe magari consigliarmi qualcosa, per favore? Grazie e scusi per il disturbo. Cordiali saluti, Fabiola.

    • Il Brut Réserve di Charles Heidsieck è al momento e con tutta probabilità il miglior non millesimati di maison. Quindi l’hanno consigliata benissimo, però quei sentori li acquisisce con il tempo. Quindi dovrebbe tenerlo un po’ in cantine o cercare uno il cui primo anno sia tra 2013 e 2009… La prima data, infatti, indica quando è avvenuto l’imbottigliamento, con conseguente rifermentazione, la secondo quando la bottiglia è stata preparata (dégorgement, rimozione dei lieviti esausti) per essere immessa sul mercato.

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