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Alla scoperta di una piccola, grande maison: Delamotte

Pochi lo sanno, ma Delamotte è la quinta maison più antica di Champagne, essendo stata fondata nel 1760 a Reims da François Delamotte, proprietario viticolo e magistrato della città....
di Alberto Lupetti

maison delamotte

Pochi lo sanno, ma Delamotte è la quinta maison più antica di Champagne, essendo stata fondata nel 1760 a Reims da François Delamotte, proprietario viticolo e magistrato della città. Nel 1798 il figlio Nicolas Louis Delamotte, cavaliere dell’Ordine di Malta e Presidente della Camera di Commercio di Reims, ne prende le redini e adotta come simbolo la Croce dei Cavalieri di Malta. Successivamente, nel 1828, apre a un socio, Jean-Baptiste Lanson, che una decina di anni più tardi fonderà la Lanson et Cie. Da questo momento in poi la storia della maison di champagne Delamotte rimarrà strettamente legata a quella di Lanson, anche se, alla fine del XVIII secolo, Alexandre Delamotte acquista una villetta nel villaggio di Le-Mesnil-sur-Oger sotto la quale costruisce le cantine: l’idea è di essere vicino ai fornitori delle uve più preziose, quelle di Chardonnay, ma anche di tenere un minimo separate le due realtà. Comunque, l’intreccio Delamotte-Lanson andrà avanti fino al 1949, quando, ironia della sorte, Marie-Louise de Nonacourt, sorella di Henri e Victor Lanson e proprietaria di Laurent-Perrier, acquista Delamotte con la sua sede nel villaggio Grand Cru della Côte des Blancs. L’idea è di passare la direzione delle attività di famiglia al primogenito Maurice e, contemporaneamente, far crescere al suo fianco il fratello Bernard. Ma c’è la II Guerra Mondiale che porta i due fratelli a combattere per la Francia libera, ma se Bernard ne esce illeso – ed eroe – dopo aver combattuto prima come partigiano e poi come sergente nella brigata del generale Leclerc, Maurice purtroppo paga con la vita dopo una dura prigionia.

sede della maison Delamotte
La “villetta” di rue de la Brèche d’Oger a Le-Mesnil, sede della maison Delamotte. Fu acquistata a fine ‘800 da Alexandre Delamotte.

Della straordinaria opera di Bernard de Nonacourt in Laurent-Perrier ho già avuto modo di accennare in occasione della verticale di Grand Siècle e, come promesso, ci ritornerò in dettaglio, nel frattempo, però, questi si è anche occupato della storica azienda materna, Delamotte appunto, prima elevando ulteriormente la qualità degli champagne e, a seguire, sforzandosi di mantenerla tale e costante, per questo limita la produzione di bottiglie e pretende che si mantengano in cantina almeno tre vendemmie contemporaneamente. La maison prospera pur rimanendo di dimensioni contenute, ma conosce due importanti salti di qualità nel 1975 e nel 1988. La prima data coincide con l’arrivo in Laurent-Perrier dell’enologo di Bordeaux Alain Terrier, fortemente voluto proprio dal grande Bernard quale chef de cave della maison di Tours-sur-Marne. Il capace tecnico si occupa pure delle cuvée di Delamotte, nella quali profonde la sua filosofia che vuole che lo champagne sia prima di tutto un “vino di piacere”. È sempre lui ad abbandonare la vinificazione in legno per passare all’acciaio, convinto che il vino non debba essere influenzato da alcun aroma estraneo e, quindi, debba esprimere con la massima purezza e intensità il terroir e la varietà.

Le-Mesnil-sur-Oger, villaggio Grand Cru della Côte des Blancs
Veduta di Le-Mesnil-sur-Oger, villaggio Grand Cru della Côte des Blancs. Il carattere del suo celebre e quotatissimo Chardonnay è alla base di tutti i vini di Delamotte.

Nel 1988, invece, Laurent-Perrier acquista Salon, mentre Bernard sta crescendo sotto la sua ala protettrice due giovani promettenti: Michel Fauconnet e Didier Depond. Il primo è un giovane e brillante enologo che fa da braccio destro ad Alain Terrier (e oggi è lo chef de cave di tutte le maison del Gruppo L-P, quindi anche di Delamotte), il secondo una figura chiave che conosceremo meglio più avanti. Poiché Delamotte e Salon sono fisicamente attaccate, per Bernard appare più che naturale farle lavorare insieme ma “come due sorelle e non come una – Delamotte – subordinata all’altra –Salon – come si trattasse del secondo vino” ed è questo un concetto che Didier Depond tiene a ribadire. Anzi se con Salon Didier ha fatto un ottimo lavoro, ponendola tra quelle tre, quattro etichette mitiche, con Delamotte l’abile champenois ha effettuato un piccolo miracolo.

Oggi Delamotte è una piccola maison di champagne di alto livello qualitativo. Produce circa 750.000 bottiglie l’anno e possiede 5 ettari di vigneto che soddisfano sì e no il 25% del fabbisogno, mentre la restante parte è acquistata da vigneron selezionati negli anni e con i quali Didier ha solidificato il rapporto di collaborazione. Le uve provengono ovviamente da Le-Mesnil-sur-Oger, ma anche da Oger e da Avize, altri due celebri villaggi Grand Cru per quanto riguarda lo Chardonnay, e da Ambonnay e Tours-sur-Marne (anch’essi classificati Grand Cru) per quanto riguarda il Pinot Noir. E un altro villaggio classificato 100%, quello di Bouzy, concorre con le uve di pinot noir da vinificare in rosso per il rosé. Solo una piccola parte delle uve non proviene da questi villaggi, ma si tratta comunque di materiale classificato Premier Cru.
Da notare anche che, poiché il Salon non viene prodotto in tutte le vendemmie, nelle annate in cui questo non vede la luce le sue uve confluiscono tutte in Delamotte, comprese quelle del mitico “le Jardin Salon”, il vigneto di un ettaro posto esattamente dietro la maison. Ed è forse per questo motivo che è nata quella sciocca diceria che Delamotte sarebbe il secondo vino di Salon, ma non è così.

bottiglie champagne delamotte
Quest’anno, la gamma Delamotte è stata rivisitata – con un risultato eccellente, a mio avviso – nell’habillage.

Per la pressatura si utilizza la pressa pneumatica Wilmes da 4.000 Kg (1 marc), quindi vinificazione in tini di acciaio termocondizionato e lunga permanenza sui lieviti in cantina, non meno di 36 mesi per i sans année Brut e Rosé, 48 per il Blanc de blancs e ben 60 mesi per il Millésime, il che la dice lunga sulla cura e sulla qualità di questo champagne. Il dosaggio, infine, si aggira sui 9 g/l.

Tutte le cuvée sono ovviamente molto legate allo Chardonnay, in particolar modo a quello freschissimo e minerale di Le-Mesnil, con i blanc de blancs che non sono propriamente dei mono-cru, ma comunque molto espressivi del terroir; non meno sorprendenti gli altri due, molto ben bilanciati, con il rosé addirittura eccezionale. In passato venivano prodotti un blanc de blancs demi-sec (millesimato) e la cuvée de prestige Nicolas-Louis, (non millesimata), dal singolare assemblaggio di 90% di Pinot Noir e solo il 10% di Chardonnay. Peccato non esistano più, però, in compenso, è arrivata la linea Collection Delamotte

Delamotte
Delamotte è la sesta più antica maison di champagne. Nelle cantine sotto la sede sono ancora conservate alcune vecchie annate dell’ottimo Blanc de blancs Millésimé, in parte riproposte come Collection.
Didier Depond presidente di Salon-Delamotte
Il bravissimo Didier Depond, presidente di Salon-Delamotte, cresciuto con Bernard de Nonancourt e da questi voluto al vertice delle due maison attigue.

La figura chiave di Delamotte (e Salon) è il suo presidente Didier Depond, appassionato e molto capace, ecco come potrei descriverlo in sole due parole. È a capo di uno staff piccolo – solo 10 persone – ma molto affiatato e sta lavorando con la massima qualità come obiettivo imprescindibile, per questo sta investendo parecchio tanto nell’approvvigionamento delle uve migliori quanto nei vins de réserve per i sans année, nei quali sono oggi utilizzati un’elevata percentuale, non meno del 20%. Didier è nato a Tours-sur-Marne (guarda caso…) nel 1964 da una famiglia di vigneron originaria della Valle della Loira e viticoltrice da generazioni. È quindi cresciuto tra le vigne, imparando cosa significa terroir, piacevolezza, emozione, rispetto. Ha quindi compiuto studi di indirizzo economico per approdare nel 1986 al Gruppo Laurent-Perrier, dove il suo talento è emerso soprattutto in qualità di area-manager nella zona di Parigi. È proprio in questo momento che ha dimostrato l’attaccamento allo spirito della maison e l’ha saputo divulgare al grande pubblico parigino, conquistando definitivamente la fiducia di Bernard de Nonancourt, che l’ha voluto nuovamente in sede, dove ha avuto modo di apprendere a fondo i segreti dello champagne e capire l’eccezionale versatilità di questo vino al fianco di Alain Terrier. Nel 1994 diventa direttore marketing e dal 1997, sempre per scelta del patròn di L-P, è presidente di Salon-Delamotte. Mai scelta si rivelò più felice. In un recente colloquio che ho avuto con Didier, mi ha raccontato che ha perso il padre piuttosto presto ma, per sua fortuna, ha avuto altri due padri. Questi sono stati Bernard de Nonancourt e Alain Terrier…

In generale, e per concludere, mi sento di dire che se gli champagne Delamotte sono elegantemente ricchi, di qualità sempre molto elevata, estremamente piacevoli da bere e non meno versatili nell’abbinamento con la gastronomia, nell’ultimo anno/anno e mezzo hanno compito un ulteriore passo in avanti, soprattutto il Brut e il Rosé, come dimostrato dagli assaggi della seconda edizione della guida Grandi Champagne.

Gli champagne Delamotte sono distribuiti in esclusiva da:
Ceretto-Terroirs – tel. 0173/282582 – www.ceretto.com

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