Una grande donna, un grande champagne in rosa

Nel 1979 il Principe Alain de Polignac, pronipote di M.me Pommery e chef de cave della maison, crea una nuova cuvée de prestige per rendere omaggio all’illustre ava. D’altronde fu lei che, alla morte del marito, prese le redini della maison di famiglia facendone in breve tempo una delle grandes marques. Più d’ogni altra cosa, però, fu sempre Jeanne Alexandrine Louise a volere vini puri, fini ed eleganti, caratteristiche che furono poco dopo ben sintetizzate dal Pommery Nature 1874, considerato un po’ il primo brut della storia. Per questo nuovo champagne, de Polignac selezionò le migliori parcelle tra i vigneti di proprietà e poi le vinificò con particolare attenzione prima della lunga maturazione sui lieviti: era nata la Cuvée Louise.

Comunque, era impossibile che, visto che la Cuvée Louise è dedicata a una donna, prima o poi non ne fosse prodotta anche la versione rosé. Questo succedeva solo tre vendemmie più tardi (nel 1982) rispetto alla nascita del blanc, quando de Polignac decise di provare ad aggiungere del vino rosso al medesimo assemblaggio della Cuvée Louise. Vino rosso proveniente da Bouzy, naturalmente, frutto di una breve macerazione di Pinot Noir. Come la blanc, anche la Louise Rosé nasce da uve Grand Cru delle quali si utilizza solo una parte della cuvée (1.800 litri contro i 2.050 tradizionali) per l’assemblaggio; il vino svolge sempre la malolattica e dopo la seconda fermentazione matura tra i 6 e gli 8 anni sui lieviti. Il rémuage è manuale sulle classiche pupitre nelle antiche crayere, mentre il dégorgement à la glaçe meccanizzato; al termine il dosaggio è molto basso, 5 g/l, il che fa di questo champagne quello con il dosaggio più basso di tutta la gamma Pommery. Inoltre, se la Louise blanc ha bisogno di qualche annetto per esprimersi al meglio (6-8 secondo Thierry Gasco, l’erede di de Polignac come chef de cave), il Rosé ha dalla sua una maggiore prontezza, tanto da raggiungere il picco già dopo 4-5 anni.

Qui andiamo a scoprire l’annata 2000 di questo rosé, tuttora l’ultima prodotta, visto che la Louise Rosé nasce solo nelle annate veramente eccezionali.

Cuveé Louise Rosé 2000
34% Pinot Noir, di cui il 6% in rosso, 66% Chardonnay
Colore oro antico, singolare per un rosé, con un approccio olfattivo sicuramente piacevole per via delle note burrose e tostate in primo piano che riportano a un grande Chardonnay. Il naso è comunque delicato, quasi contenuto, per certi versi restio a proporsi, anche se man mano emergono note minerali di grafite e pietra bagnata. Difficile dire chi si tratti di un rosé, eppure… L’assaggio, all’opposto, è deciso e coinvolgente, innanzitutto freschissimo e dolce, quindi cremoso e pieno su ritorni burrosi. Evoluzione floreale e balsamica con chiusura addirittura tendente al mentolato. Molto buono, anche se il naso piuttosto difficile, forse da intenditori, lo rende misterioso e allo stesso tempo raffinato, ma proprio per questo attraente. Inoltre, sembra andare agevolmente oltre l’annata che, oramai lo sappiamo, non è stata memorabile per la qualità ma più per quello che ha rappresentato…
Voto: 93/100