21 commenti
Millésime

Champagne 1988: un’annata eccezionale in degustazione

(I PARTE) Come ho avuto modo di anticipare negli articoli sulle Migliori annate in Champagne, per me è la 1988 la vera, grande annata, grazie a una ricchezza paragonabile...
di Alberto Lupetti

champagne anno 1988

(I PARTE)

Come ho avuto modo di anticipare negli articoli sulle Migliori annate in Champagne, per me è la 1988 la vera, grande annata, grazie a una ricchezza paragonabile alla 1990 e un’acidità vicina alla 1996. Un’annata a cinque, anzi a sei stelle, dunque, ma com’è stato l’andamento?

La 1988 è iniziata con un inverno e una prima parte della primavera eccezionalmente regolari, anche se il primo è stato piuttosto asciutto in linea generale, mentre la seconda successivamente un po’ altalenante tra periodi umidi e altri asciutti. Le piante hanno iniziato a germogliare la terza settimana di aprile, ma poi, a maggio, si sono registrati tre pericolosi giorni di grandine; finalmente, la fioritura vera e propria è avvenuta piuttosto rapidamente tra il 16 e il 20 giugno, in condizioni climatiche ancora estremamente regolari, addirittura ideali. Più avanti, invece, durante la maturazione, il clima è stato nuovamente altalenante (luglio è stato decisamente nuvoloso), ma lo sviluppo dei grappoli è stato comunque regolare. La vendemmia si è svolta rapidamente tra il 19 e il 27 settembre in condizioni ideali e ha dato uve eccellenti. La resa è stata pari a “soli” 9.650 Kg/ha, il prezzo dell’uva medio è stato di 21,45 FF/Kg. Invece, i valori medi di alcol potenziale e acidità sono stati rispettivamente di 9,37° e 9,51g.

Ricordo che in Champagne con un valore pari a 8,5° per l’alcol potenziale l’uva è considerata già matura, mentre con 8,3 g/l di acidità l’annata è considerata eccellente e con 9,3 straordinaria.

Così, alla fine, per gli champenois, la 1988 è stata un’annata che ha dato vini di grande finezza e con un eccellente potenziale di invecchiamento.

Come ho detto, adoro quest’annata, così mi sono messo alla ricerca di una serie di bottiglie targate 1988 per allestire una piccola degustazione orizzontale così come feci a suo tempo per la 1996. Ci sono voluti tempo e pazienza, ma, grazie all’impagabile supporto di chef de cave e produttori, alla fine ce l’ho fatta. La degustazione si è svolta in quel posto mitico che è La Pergola in due puntate, la prima dedicata ai blanc de blancs e agli champagne a prevalenza di Chardonnay, la seconda agli altri. Il panel di degustazione era il medesimo della guida Grandi Champagne (oltre al sottoscritto, Federico Angelini, Luca Boccoli, Alessandro Scorsone e Daniele Tagliaferri), più Marco Reitano, nostro squisito ospite. Ed è stato proprio Marco a proporci di fare la degustazione in un nuovissimo bicchiere, non ancora in commercio, sviluppato da Riedel proprio per lo champagne.

Vediamo com’è andata…

bottiglie di champagne annata 1988

Philipponnat – Grand Blanc L.V.

Philipponnat - Grand Blanc L.V.100% Chardonnay, dosage 4,5 g/l
dég. gen. 2010 – Questo champagne chiede di essere atteso pazientemente nel bicchiere prima di iniziare a rivelarsi piano piano. Allora, ecco una netta sensazione di freschezza figlia di un’acidità ancora viva e vibrante, alla quale si contrappone idealmente una materia densa e tendente al maturo nella frutta e nei richiami di legno, questi più da botte che da essenze orientali.
Non mancano una speziatura dolce e l’imprescindibile mineralità, su toni piuttosto tenui.
La bocca denota all’attacco una bollicina straordinariamente fine che lascia il testimone a una freschezza addirittura scalpitante, stavolta ben fusa all’abbondante materia, polposa, fruttata, ma anche agrumata, con un’idea di maturità a centro bocca prima di uno slancio deciso e succoso che porta a una chiusura sapido/minerale di grande persistenza e una confortante sensazione di pulita freschezza. Non è uno champagne facile, ma, se capito, risulta decisamente intrigante.
Voto: 93/100

 

Pol Roger – Blanc de blancs Vintage

Pol Roger - Blanc de blancs Vintage100% Chardonnay
Splendido naso, talmente ricco da risultare opulento, ancorché elegantissimo. È finemente tostato, finemente grasso di nocciola, finemente agrumato, un agrume candito, oltre a essere solidamente minerale e arricchito da note di torrefazione. Soprattutto, appare in splendida forma.
La bocca apre finissima nella bollicina, carezzevole e stuzzicante, con una materia eccezionalmente cremosa che riporta in una forma tridimensionale quanto riscontrato al naso. La netta acidità, inoltre, è talmente ben fusa da dare vita a uno champagne equilibratissimo e completo, ovvero perfetto. E se riesci a non finire immediatamente il bicchiere (!), ecco la tostatura farsi speziatura orientale, l’agrume farsi naturalmente dolce, il finale rotondo e profondo di frutto e mineralità. E che persistenza, che densità, che piacere!
Una bottiglia memorabile. O, se preferite, un vino in piena forma e di straordinaria beva…
Voto: 97/100

 

Salon – Cuvée S

Salon - Cuvée S100% Chardonnay
Naso complesso, addirittura difficile. È nobile e austero, tutt’altro che immediato, quasi fosse conscio della sua fama e volesse ricordarti questo suo status. È concentrato e incredibilmente balsamico, al punto da ricordare, come sottolinea Marco Reitano “un fiume di montagna in mezzo ai pini”, anche se è innegabilmente maturo, ma in maniera fascinosa, attraente. E, se si ha la pazienza di aspettarlo, ecco pure note marine e agrumate. La bocca, pur essendo quasi materica, è dominata da un’acidità potente che non solo tende il vino, lo fa quasi tagliente, ma innesca una salivazione che sembra non voler finire mai. È succosamente denso, ma in una fase ossidativo-riduttiva che sembra incapsulare letteralmente l’energia, questa – incredibilmente – ancora da esprimersi del tutto. In altre parole, è un vino talmente potente che forse deve farsi ancora, ovvero potrebbe avere una lunghissima strada davanti a sé. Va bene, non è immediato, non è per tutti, ma è stimolante, ti fa pensare, ti costringe a concentrarti sulla sua difficile complessità, a riflettere, a immaginare come potrà essere un giorno questa sua concentrata energia. Chiusura sempre tesa e minerale. Vino di grandissima complessità, sapido, scuro, profondo e di eccezionale dinamismo in bocca.
Voto: 98/100

 

 Perrier Jouët -Belle Èpoque

Perrier Jouët -Belle Èpoque45% Pinot Noir, 50% Chardonnay, 5% Pinot Meunier
Più dei precedenti, questo champagne chiede – e pretende – tempo nel bicchiere, altrimenti si rischiano cantonate clamorose. Già, perché se all’inizio sembra restio a svelarsi, nonché avvolto da una sorta di ‘nebbia ossidativa’, poi eccolo rivelare davvero un gran bel naso, fine, delicato al limite del gentile, ciò nonostante è gustoso per via del fondo di grassezze, della soffusa mineralità, delle delicatamente dolci note di frutta non solo tropicale, ma a ricordare proprio il succo d’uva.
Si sente che ha tanta materia, che è profondo, ma esprime tutto con riservata nobiltà.
Bocca fantastica: in ottemperanza con l’annata, è concentrata ma bilanciata da un’acidità molto ben presente, per questo risulta equilibrata e dinamica allo stesso tempo, con una progressione che non ti aspetti, in un continuo divenire tra energia ed eleganza, tra freschezza e rotondità. Insomma, questo vino ha un tale, perfetto equilibrio che, alla fin fine, quasi non sai cosa dire… E lo bevi senza riuscire a fermarti.
Talmente bello che lo definiremmo uno champagne poetico.
Voto: 97/100

 

Ruinart – Dom Ruinart

Ruinart - Dom Ruinart100% Chardonnay
Olfatto molto ricco, quasi polposo, pervaso da una maturità al limite del perfetto, ovvero giusta, affascinante, per questo motivo ci sentiamo di poter definire il vino certamente fresco a dispetto dei suoi 27 anni. Via via, l’espressione olfattiva si fa sempre più complessa, arricchendosi di fini note di panettone, di una sottile mineralità, di agrumi in canditura e frutta secca, nonché miele di castagno e sottobosco, tutto ben fuso, armonico, equilibrato.
La bocca è rotonda e succosa, con una bollicina talmente fine da sembrare appena accennata, o meglio setosa. È, comunque, una bocca molto fresca nel frutto, grassa nel supporto materico, piacevolmente dolce, sottilmente minerale, nuovamente equilibrata, naturalmente persistente. Però, alla fine, pur trovandoci di fronte a uno champagne di grande eleganza, questo ci sembra più da meditazione che da tavola.
Un suggerimento, allora: difficile concludere meglio la serata con un grande amico, a patto che… questo sia un cultore dei grandi champagne da invecchiamento!
Voto: 94/100

 

Ruinart Dom Ruinart Rosé

Ruinart Dom Ruinart Rosé20% Pinot Noir in rosso, 80% Chardonnay
Un rosé in mezzo a questi Chardonnay in purezza o quasi? Beh, sì, anche perché la quota di uva bianca è qui fortissima e poi perché lo stesso chef de cave ha suggerito di assaggiarli insieme…
Bene, allora metti il naso nel bicchiere e trovi il punto d’incontro tra il grande Pinot Noir di Borgogna, con la sua nota di lampone, addirittura in sciroppo, e lo champagne, con la sua mineralità. È polposo, o meglio soffice, dolce ma anche animale, giocato su note di china, di thè, oltre a una speziatura piccante di pepe, il tutto in un quadro di innegabile vinosità. Ha uno stile molto particolare, per certi versi d’antan e per questo potrebbe non incontrare i gusti di tutti gli appassionati oggigiorno, ma ha fascino da vendere.
La bocca, oltre alla bollicina elegantissima, è fine e morbida, finanche snella per via dell’acidità molto ben integrata e, per questo, nel complesso il vino risulta addirittura delicato. Ciò nonostante, ha intensità gustativa di erbe officinali e mineralità, note di tamarindo e una chiusura pulente di tannino, sempre in quadro morbidamente tendente al dolce. Per questo motivo, ci sentiamo di dire che i più lo troveranno estremamente piacevole, mentre gli appassionati lo esigeranno a tavola, magari con una bella grigliata.
Voto: 92/100*

*= ci saremmo aspettati di più? Sì, però, riguardando la verticale scopriamo che la bottiglia è addirittura migliorata, ma… la magnum rimane ben altra cosa!

 

Dom Pérignon Œnothèque (3ème plenitude – P3)

Dom Pérignon Œnothèque (3ème plenitude - P3)45% Pinot Noir, 55% Chardonnay
dég. 2006 – La forza del DomPè? Metti il naso nel bicchiere e sai subito che è lui! Da un lato c’è la grande mineralità, una grande mineralità da Riesling, dall’altro una splendida polposità fruttata che ricorda i grandi vini della zona di Montrachet. Ma è talmente elegante e preciso da lasciarti di stucco. Siamo alle solite, Dom Pérignon gode di stime e di critiche, ma di fronte a questo bicchiere rimani talmente di stucco che le prime si esaltano addirittura e le seconde sono… spazzaturizzate. La bocca è incredibilmente concentrata, ma talmente elegante – pure nella bollicina, ovviamente – da risultare leggera e l’acidità così naturalmente fusa alla materia da trasformare il vino in un’energia vibrante che si espande, va in profondità, ti conquista piano piano.
Il vino è costruito su un magnifico Chardonnay, su una finissima mineralità, su sinuose note di torrefazione, su un piccantino di zenzero che lo rende stuzzicante, su un frutto naturalmente dolce, il tutto accordato alla perfezione, ovvero perfetto, “preciso” come diceva Richard. Uno champagne perfetto? Quasi, e alla fine ha ragione Daniele Tagliaferri quando si chiede: “ma avresti detto che si tratta di un ’88?”. L’ennesimo capolavoro di Richard…
Ma la prossima volta, caro Richard, vogliamo una magnum, perché il nostro aspetto critico lascia il posto al piacere assoluto…
Voto: 99/100

Tra una settimana la seconda parte, con altri champagne stratosferici…

Suggerimenti a tema:

21 risposte a “Champagne 1988: un’annata eccezionale in degustazione”

  1. Buongiorno Alberto,

    ottimo articolo e direi anche ottima annata. La ’88 a questo punto diventa una conferma. Eccezionali i vini, tant’è che alla degustazione tenuta ad inizio mese la Grande Dame ’88 fu per me la più piacevole delle sorprese. Non mi aspettavo un gusto così! Sarebbe stato interessante paragonare anche l’oenoteque ’90 con questo P3 ’88 da voi assaggiato.
    Un caro saluto.
    A presto!

    • La sorprendente La Grande Dame 1988 la vedremo nella prossima puntata…
      Paragonare i due DP OE (o P3 che dir si voglia…)? Beh, sì, sarebbe interessante vederli in verticale insieme ad altre grandi annate, ma chissà che tra non molto possa parlarvi proprio di una cosa del genere…
      Saluti

  2. Sono sei anni che una volta all’anno bevo un Krug 88 …. Purtroppo nella mia cantina ne è rimasta solo una ….. Penso da un po’ che sia stata l’annata più importante della Champagne…. Complimenti per l’ottimo lavoro…

    • Fortunato lei! Oramai il Krug Vintage 1988 è una rarità. Comunque, lo vedremo nella seconda puntata e poi mi dirà…
      Grazie del complimenti!

      • Credo che i 100/100 siano assolutamente meritati… Mi sono innamorato di questo champagne dal primo sorso e tra le varie bottiglie non mi ha mai deluso ( raramente capita ) . Comunque ê palese che sia una grandissima annata perché ho amato anche l’ Enchanteleurs di Henriot e anche R.D di Bollinger. Grazie

        • La 1988 è stata una delle più grandi annate della storia della Champagne e personalmente la adoro. Per questo, è difficile trovare vini deludenti, soprattutto tra le grandi maison. La degustazione ne è stata la riprova, ma mancano altri eccellenti esempi come, appunto, la CdE di Henriot…

  3. Illustre Alberto come le dissi tempo fa, io, qualche anno fa, ho avuto la fortuna di trovare tre comtes de champagne dell’88….che dire i miei personalissimi migliori champagne di sempre! A presto

    • Un grandissimo! Peccato non averlo potuto avere nella degustazione causa l’estrema rarità della bottiglia, anche… presso la stessa maison!
      Fortunato lei

  4. Buongiorno sign. Alberto , complimenti sempre per i suoi articoli . Mi era venuta una curiosita’ sullo champagne PIPER -HEIDSIECK CUVEE RARE , di cui vi eravate occupati per l’annata
    1999 . Degusterete anche la RARE 1988 ? Grazie.

  5. Buongiorno Alberto, amo particolarmente questo millesimo perché ha regalato alla mia passione delle perle indimenticabili come il Krug Vintage 1988 che, a tutt’oggi, reputo la miglior bollicina che io abbia mai degustato insieme all’R.D. 1990 di Bollinger… Le pongo una domanda tecnica riguardo Salon: a suo parere quanto deve restare in cantina ad affinare prima di dare il meglio di se? La mia domanda nasce dal fatto che non sono mai riuscito ad apprezzare fino in fondo questa eccelsa etichetta, le poche bottiglie che ho avuto occasione di assaporare mi hanno sempre lasciato un po’ di amaro in bocca; all’inizio davo colpa al fatto che solitamente, da Krugghista incallito quale sono, prediligo chi usa in maggioranza il cepage a bacca nera, ma nel tempo mi sono accorto che apprezzo comunque diversi chardonnay in maggioranza se non addirittura in totalita’ come il Blanc de Millenaire… Temo a questo punto di non riuscire ad azzeccare la giusta maturita’… Colgo l’occasione per chiederle un parere anche riguardo Alfred Gratien cuvee’ Paradis brut, bottiglia degustata recentemente e dalla quale sono rimasto piacevolmente colpito… Cari saluti

    • Buongiorno,
      i grandi champagne hanno bisogno di anni, ma per alcuni, tra i quali assolutamente il Salon, questa attesa si fa imprescindibile. Quanto? Una decina d’anni dalla commercializzazione, purtroppo. Così, i Salon veramente espressivi oggi sono il 1990 e il 1995, oltre al 1988, ovviamente. Inizia a rivelarsi, invece, il 1997, sottostimato dai più ma, in realtà, veramente notevole.
      Non a caso, il Blanc des Millénaires in commercio è il 1995…
      Krug 1998? Lo vedremo nella prossima puntata…
      Alfred Gratien? Molto interessante, soprattutto per l’ottima gestione del legno. Dovrei metterlo nella prossima edizione della guida. Vedremo.
      Saluti

  6. Sarebbe riduttivo elogiare solo quello che scrive perchè il piacere che infonde a noi appassionati leggendo le note degustative non fa altro che confermare quanto è emozionante e complesso allo stesso tempo il mondo delle bollicine.
    la prima cosa che mi viene in mente leggendole è l’espressione di un mio caro amico nel momento in cui appggiò il naso nel bicchiere contenente il Krug 88,non si puo descrivere ma la lascio immaginare a voi….
    Il termine piu appropriato che abbiamo dato al vino in quella serata è sato “Monumentale”
    Le chiedo cosa ne pensa del Dom P.88 che io ho avuto la fortuna di berlo in versione magnum in una serata a tema (1988)appunto.
    Personalmente lo posiziono subito dietro al Krug e davanti al Bollinger poi Salon,eterno immaturo,e via gli altri noti,Ruinart,Roederer Roger ecc….
    Complimenti ancora per la gioie che ci regala e buon lavoro.

    • Grazie, è un piacere per me leggere le sue belle parole!
      Parlando degli ’88, la sua scala dei valori in linea di massima riflette la nostra, anche se, nel nostro caso, il DP era in versione OE (mentre la sua magnum credo sia stata Vintage) e il Bollinger si è posizionato sul medesimo livello di questo, insieme a una sorprendente La Grande Dame. O meglio, sorprendente fino a un certo punto, perché è uno champagne che quando invecchia rivela il suo vero valore. Comunque, Krug 1988 fa quasi storia a sé, mentre il linea di massimo mi sento di dire che i DP OE (P3) sono difficilmente “battibili”…

  7. Buonasera Signori, guardando nella cantina del nonno ho trovato una bottiglia di champagne “clos du mesnil” del 1979 bottiglia n° 07429; facendo delle ricerche ho notato che altre bottiglie della stessa maison e della stessa annata ma con numeri crescenti, hanno la (K) sul collo dell’etichetta, invece in questa bottiglia la (K) sul collo non è presente.
    Mi potreste dare una risposta e una valutazione? La bottiglia èin perfette condizioni e con cassetta in legno originale, tenuta sempre in cantina.
    Se utile invio foto.
    Grazie dell’attenzione,
    Renato

  8. Buonasera Alberto.
    Ho trovato una bottiglia di dp oe 1988 da un privato, dalle foto mi sembra fregi argento, quindi equivalente a un P2.
    Anche l’etichetta differisce da quella della bottiglia in articolo, porta in alto moet & chandon e sotto la dicitura dom perignon oe vintage 1988.
    Immagino quindi che sia un p2….secondo lei sperando nella perfetta conservazione della bottiglia, che vino mi devo aspettare di trovare nella bottiglia?quando sarà stata degorgiata? Se ne ha bevuta una in passato che punteggio le aveva attribuito?
    E sarà già ‘passata’ (non credo) o ha ancora un po’ di strada davanti?
    Per ultimo la solita nota di mercato….quanto è un giusto prezzo (senza astuccio)?
    Sempre mille grazie Alberto e complimenti.
    Gabriele

    • Se ben conservata… sarà un capolavoro!
      L’etichetta dovrebbe essere verde scuro con fregi dorato antico, quindi i primi OE, quando ancora non c’era la differenza tra OE argento (oggi P2) e OE oro (oggi P3). Infatti, a breve dovrebbe (ri)uscire il DP 1988 come P3…
      Valore: se è quello di cui parlo io ed è perfettamente conservato, siamo sui 700-800 euro.

  9. Grazie mille delle preziose spiegazioni Alberto.
    Inizio subito con una domanda, magari ho capito male io…il 1988 è già uscito come oe fregi oro e ora riesce con etichetta P3 ovvero non era ancora uscita la troisieme plenitude? Però se così fosse perché è già uscito il 1990 con fregi oro?
    Probabilmente sono io che faccio confusione.
    Tornando a noi in effetti la bottiglia era come da lei descritta, etichetta verde molto scuro con fregi oro anticati….purtroppo me la sono persa, e dopo aver letto la risposta mi brucia ancora di più!!
    Pazienza….
    Sono però riuscito a prendere come “consolazione” una in apparenza perfettamente conservata bottiglia di belle époque 1985, non è lo stesso lo so, anche se in proporzione è costata 1/3° dell’altra.
    Che dice, questa è meglio non dimenticarla troppo in cantina vero?
    Grazie mille.
    Gabriele

    • Allora, 1988 e 1990 sono usciti con l’etichetta verde scuro e fregi anticati (prima uscita di OE, ancora non differenziati tra le due fasce di invecchiamento). Poi il 1990 è nuovamente uscito (ma non in Italia) come OE nero/oro, mentre il 1988 potrebbe riuscire quest’anno come P3. OK?
      Belle Èpoque 1985: bellissimo champagne! Oggi la 1985 è un’annata di champagne in una fase di eccezionale espressività, quindi…

  10. Salve Alberto,
    che cosa ne pensa di Philipponnat Clos des Goisses 1988?
    E’ ai livelli di Krug e Dom Perignon in quest’annata?
    Uno dei Clos des Goisses migliori di sempre?
    Ho spesso letto che secondo lei invecchiava davvero bene e quindi mi sorgono un po queste domande, tra l’altro ne sto comprando uno in perfette condizioni.
    Grazie mille come al solito.
    Buon proseguimento di vacanze, un grande Saluto

    • Champagne, eccezionale, ci mancherebbe! Ma non lo paragonerei né a DP, né a Krug, sia per questioni di stile, sia perché questi due sono, a mio avviso, su un altro livello. Rimanendo in casa Clos des Goisses, fermo restando il valore elevatissimo, credo che il 1988 debba accodarsi sia al 1989, sia al 1990…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.