29 commenti
Millésime

Dom Pérignon: chi ricorda il Vintage 2005?

Oggi ci stiamo godendo uno dei Dom Pérignon a mio avviso più ‘buoni’ degli ultimi anni, il Vintage 2006. E ‘buono’ lo è già ora, da poco uscito,...
di Alberto Lupetti

Dom Pérignon Vintage 2005

Oggi ci stiamo godendo uno dei Dom Pérignon a mio avviso più ‘buoni’ degli ultimi anni, il Vintage 2006. E ‘buono’ lo è già ora, da poco uscito, quindi figuriamoci in seguito. E poi, considerando anche che la 2006 è stata un’annata calda, vuol proprio dire che il buon Richard Geoffroy si è superato un’altra volta! Trovate la recensione di questo splendido Dom Pérignon nell’ultima edizione di Grandi Champagne.

Però, tra questo capolavoro di Richard e l’altro capolavoro che lo ha preceduto (il Dom Pérignon Vintage 2004) c’è stato un ulteriore Vintage, che però è passato un po’ come una meteora, quindi senza lasciare troppo il segno… Anche perché la sua permanenza sul mercato è stata più breve del solito e, probabilmente, anche la sua produzione molto più contenuta rispetto alla media. Sto parlando del Dom Pérignon Vintage 2005, di cui i più attenti si saranno accorti che non ho mai parlato, né qui, né nella guida. Perché? Perché pur amando personalmente i Dom Pérignon, questa uscita targata 2005 non mi ha convinto. In realtà è stato il Vintage 2003 a essere criticato, ma a torto, perché oggi sta dimostrando il suo valore (diavolo d’un Richard!), mentre nessuno o quasi si è espresso a proposito del Vintage 2005. Forse proprio perché è passato quasi inosservato tra il 2004 e il 2006

Richard Geoffroy
Il mito, Richard Geoffroy, lo chef de cave, o meglio, l’eclettico creatore di Dom Pérignon. Con la prima decade degli anni Duemila si è trovato a affrontare una vera e propria serie di sfide.

Prima, però, permettetemi di aprire una parentesi e rispondere a una domanda che mi viene fatta spesso. No, non quella relativa al numero di bottiglie prodotte, bensì quella relativa alla tendenza di millesimare un po’ troppo spesso da parte di Dom Pérignon: in fin dei conti si tratta pur sempre di una cuvée de prestige! Bene, ricorderete che lo stesso Richard aveva dichiarato di non andare “oltre le sei volte per decade” e negli anni ‘90 è stato effettivamente così, negli anni ‘80 ci si è fermati addirittura a cinque, negli anni ‘70 ancora sei, nei ‘60 di nuovo cinque, ma negli anni 2000? Beh, finora ne abbiamo avuti già sei, di Vintage, ma ci saranno sicuramente anche 2008 e 2009, quindi farà la bellezza di otto annate. Troppe? Richard è un grande, quindi non poteva certo resistere a certe sfide. Infatti, se 2002 e 2008 sono state annate eccezionali, la 2004 è stata un’annata di piacere, la 2000 aveva una fortissima caratterizzazione simbolica, la 2006 è stata anch’essa molto piacevole alla fin fine, pertanto è normale che tutte queste annate siano state prodotte, invece, per quanto riguarda le altre… Beh, la 2003 sappiamo essere stata una vera sfida, la 2009 è stata estremamente interlocutoria (un’altra piccola sfida), mentre la 2005… oddio, oramai avrete capito che non è un’annata che amo. Anzi, più assaggio gli champagne targati 2005 e più sono convinto che quell’anno non si doveva millesimare. E molti importanti chef de cave sono esattamente di questo avviso. Naturalmente ci sono le dovute eccezioni, quindi alcuni champagne di quest’annata si sono rivelati sorprendentemente validi, ma si contano a malapena sulle dita di una mano. E il DP? Prima di tutto andiamo a conoscerlo da vicino…

Bottiglie Dom Pérignon Vintage varie annate
Sempre riferendoci a questa decade, finora i DP Vintage che hanno visto la luce sono stati: 2000, 2002, 2003, 2004, 2005 e 2006, nell’attesa di 2008 e 2009. Il totale fa otto su dieci!

Dom Pérignon Vintage 2005

Dom Pérignon Vintage 2005

38% Pinot Noir, 62% Chardonnay; dosage 5 g/l
L’incontro tra Dom Pérignon e un’annata comunque molto particolare porta a esprimere la tipica mineralità in maniera estremamente netta su note di polvere pirica, al fianco di spunti salmastri e un tocco affumicato, il tutto a sfumare man mano su note di sottobosco sorprendentemente fresche, addirittura oltre l’annata, oltre alle tipiche tostature, stavolta in secondo piano. La bocca è fresca all’attacco, elegante nella bollicina, animata da un frutto tendente al maturo su una materia setosa, levigata, alla fine certamente bevibilissima. Ecco, la sfida raccolta da Richard Geoffroy con quest’annata si estrinseca con una gustativa che si sviluppa non compatta e potente, ma elegante e quasi a sfumare, sempre intrigante sulla mineralità, ancora sorprendentemente fresca al punto da ‘diluire’ la trama fruttata. Chiusura delicatamente sapida con un tocco di natura amaricante. In tutta onestà, da questa etichetta mi aspettavo maggiore incisività, maggiore dinamismo, ma sembra che la maison abbia voluto quasi lanciare una sfida a Richard e forzarlo a millesimare in un’annata difficile, per certi versi addirittura più della 2003… Lui l’ha raccolta e, alla fine, pur essendo in tutta onestà un DP che non lascia il segno, invece sul fronte della bevibilità si fa valere, per questo la sfida è certamente vinta!
Voto: 91/100

Se non ricordo male, questo è il Dom Pérignon con la più alta percentuale di Chardonnay di sempre. D’altronde, per dare vita a un 2005 capace di rispettare tutti i canoni del marchio, Richard doveva fare qualcosa di eccezionale… Da parte mia, ho assaggiato questo DP più volte con lo stesso Richard e gli ho sempre e puntualmente espresso le mie perplessità. Lui, sornione, ha incassato senza battere ciglio, probabilmente perché sa benissimo che il tempo gli darà ragione. Ancora una volta. Resto, però, con la sensazione che questo Vintage 2005 non fosse del tutto programmato come uscita e che solo le vendite del 2004 e quei demoni del marketing abbiano poi ‘costretto’ Richard a farlo uscire. Il che spiegherebbe il suo passaggio da meteora.

Ai posteri l’ardua sentenza…

Gli champagne Dom Pérignon sono distribuiti in esclusiva da:
Moët-Hennessy Italia – tel. 02/6714111 – www.moethennessy.it

Suggerimenti a tema:

29 risposte a “Dom Pérignon: chi ricorda il Vintage 2005?”

  1. Diavolo d’un Richard… Buongiorno Alberto, inappuntabile descrizione di un capolavoro di cui se ne parla, bene o meno, molto spesso, una sorta di ” Sanremo ” del vino, mi consenta di dire, con tutti i suoi bla bla del caso.
    Quindi , appurato che trattasi in ogni caso di una vera “orchestra del gusto” , qualche mese fa ad una degustazione a Parigi, incontrai Richard, il quale, in merito alla stessa domanda che gli feci io, disse che se il pinot nero di Ay non è perfetto, il D.P non si fa. Disse anche, proprio riguardo alla ’05, che la selezione delle uve di quel cru fu maniacale, e che avrebbe portato bottiglie solo per 6 mesi. Mi sorprese molto il fatto che ragionasse in tempi e non in numeri, un motivo in più per comprendere il genio del personaggio.
    Ora che abbia scelto lui o qualcuno con finestra su Avenue de Champagne…. Come dice lei, il tempo ci farà sapere.

    Buona giornata
    Marco

  2. Resta il fatto che questo 2005 come dici tu Alberto porta in dote una bella bevibilità, una certa eleganza “facile”, nel senso che secondo me un neofita che si avvicina al mondo DP con questo 2005 ha una chiave di ingresso che non lo porta a confrontarsi con un prodotto estremo o difficile, ma appunto ti fa muovere con grande soddisfazione i primi timidi passi nel mondo di questo grande champagne!

  3. Caro Lupetti,

    il vintage DP 2005 ho avuto la fortuna di berlo recentemente, durante il pranzo di Natale.
    Ebbene, le dirò che è stato uno dei migliori DP che io abbia mai bevuto ( lei sobbalzerà dalla sedia !! ).
    Quello che mi ha impressionato maggiormente, è stata la freschezza di questo vintage ( giocata su note esotiche dolci come ananas e papaya ), e la piacevolezza di beva.
    Oggi molto più godibile del 2004 e dell’annata 2002.
    Non avrà certamente la complessità di certe annate ( vintage 1996 o P2 1996 ), tuttavia, mi è piaciuto assai; perfino meglio del Cristal in un’annata interlocutoria come appunto la 2005.
    De gustibus non disputandum est…

    • Sì, alla fine il gusto, fermo restando una minima qualità oggettiva, comanda, però la piacevolezza, la bevibilità del 2004 sono a mio avviso nettamente superiori. Invece, sono d’accordo con lei a proposito del Vintage 2002: oggi è ancora chiuso, quindi non molto espressivo. Ma è talmente ‘concentrato’ da avereuna strada lunghissima davanti a sé… Per rimanere in tema di DP Vintage, ovviamente.
      Mi sorprende, invece, la sua opinione a proposito del Cristal… Consideri che lo ritengo uno di quei pochi 2005 veramente validi insieme alla LGA di Bollinger, al Millésime di Charles Heidsieck e all’Amour de Deutz.

  4. Anche io approfitto dello spazio per una domanda … Mi sembra di aver letto che ogni due mesi circa organizza una Master Class nel Reggiano … Io sono di Modena perciò per me è un attimo è possibile avere informazioni riguardo la prossima in programma …. Grazie e complimenti …

    • Sì, l’11 aprile ci sarà la Masterclass Selosse, ma è andata sold-out in soli due giorni. La avviserò per la successiva, che vedrà in campo Deutz…
      Grazie

      • Grazie mille … Se però per qualche motivo ( non so aggiungete dei posti ) mi tenga assolutamente presente anche per quella di Selosse …. Grazie ancora e complimenti …

        • Qualora dovesse liberarsi un posto, glielo farò sapere. Altrimenti, la contatterò per Deutz…
          Grazie

  5. Alberto, una domanda. I DT di jecquesson sono vini arrivati a fine vita, da dover bere dopo al massimo un paio d’anni? o tengono anche invecchiamenti do 6-8 anni?…ho recemente acquistato del 734 DT
    Grazie

    • Oddio, definire un dégorgement tardif, sia esso di Jacquesson o di un’altra maison, a “fine vita” è un’azzardo… Sono nel loro pieno, invece. La longevità sono altri aspetti a determinarla e solo champagne rimasti decenni e decenni sui lieviti dopo il dégorgement potrebbero non avere una strada troppo lunga dinanzi a loro.

  6. Boh, il DP 2005 mi manca, ma onestamente devo ammettere che vista l’annata non me la sono sentita di acquistarlo, a differenza del 2004 che reputo di altro livello.
    Piuttosto le chiedo un consiglio sul 1998, ne ho una bottiglia e non so se aspettare ancora o preparare una grigliatona di crostacei e stappare senza rimorsi.
    Pensa che può ancora migliorare o già ora è bene o male al suo apice?

    Saluti
    Andrea

    • A proposito del DP 1998, lo stesso Richard mi disse, all’epoca, che sarebbe stato uno champagne che si sarebbe rivelato nell’arco di trent’anni, quindi…
      Comunque, senza esagerare, sappia che sarà buonissimo già oggi.

  7. Buongiorno Alberto volevo chiederle ma un sito affidabile dove trovare tutte le annate dei DP con relative stime di prezzo esiste ?? Perché trovo che c’è una tale confusione sul web che non mi fa capire la reale stima delle bottiglie

    grazie mille

      • Allora approfitto della sua alta conoscenza ….un DP vintage 1995 che annata è stata ma soprattutto quanto può valere oggi ben conservato ??

        grazie infinite

        • Eccellente annata, ingiustamente dimenticata per via dalla tanto (troppo) osannata 1996, ma oggi si sta prendendo la sua rivincita con champagne in forma strepitosa. Il valore del DP? Sui 250 euro…

  8. Grazie mille Alberto quindi possiamo dire che i DP 95′ possono essere oggi se ben conservati all’altezza del trio delle meraviglie 88-89-90 o è troppo azzardato ??

    • Adoro gli champagne targati ’95, DP e non, ma la ’88 e la ’90 sono state annate superiori. Forse irripetibili…

  9. Caro Lupetti,

    Voglio scriverle per farle una critica nei confronti della sua opinione su Dom Perignon. Lei cita sempre in modo superlativo gli champagne di questa nota maison, e in questo articolo ha fatto notare che negli ultimi anni Dom Perignon ha prodotto anche in annate che in passato non avrebbe nemmeno preso in considerazione (è un dato di fatto). Lei subito ha però precisato che il motivo di questa decisione è che il suo chef de cave non può resistere alle sfide dategli da annate non eccellenti. Capisco la dimostrazione del suo affetto verso Richard Geoffroy, ma io sono più realista riguardo a questo fenomeno. Mi rendo conto sempre di più che, per quanto questo champagne sia speciale (ed è vero), stia abusando della propria fama per produrre di più, di anno in anno, e rendere quindi il suo nome commerciale. Io sono sempre stato attratto dalla figura di Dom Perignon in qualità di champagne esclusivo, con un tiraggio limitato e prodotto solo nelle annate migliori. Dall’altro lato invece vedo il grande lavoro di Krug che gode sì di una grande fama, ma resta un vino, perché non ne fa un oggetto di culto dei media e dei giovani che, per apparire, usano l’immagine di Dom Perignon. Secondo me questo fatto fa sì che le persone guardino a Dom Perignon non come a un grande champagne, ma come ad un’icona, priva di contenuto. E dal mio punto di vista è anche colpa delle scelte della maison, che però lei sempre condivide e glorifica. Detto questo volevo comunicarle che io sono un suo grande ammiratore e allievo,grazie a tutto quello che ha pubblicato su questo sito e nel suo libro, però ci tenevo a dirle quello che io personalmente ritengo sulla sua opinione riguardo a Dom Perignon. Spero che riesca a capire tutto quello che volevo esprimere e mi possa rispondere.

    Cordiali Saluti Matteo Valtriani

    • Buongiorno,
      eccomi qua. Non si pensi che DP stia millesimando ben più che in passato, perché, come avrà visto, negli anni ’70 millesimò sei volte su dieci. Poi, certo, oggi escono annate a dir poco inusuali come la 2003 e la 2005. Personalmente credo che la 2003 sia stata una sfida, perché diversi champenois l’hanno vista come tale (Krug compresa…) e non solo il buon Richard (per il quale, è vero, nutro un affetto particolare), mentre la 2005 è stata una forzatura, quella sì.
      Secondo me è andata così: a parte le annate veramente difficili, credo che DP venga sempre assemblato e tirato. Magari, proprio in annate come la 2005, in quantità nettamente inferiori, ma viene prodotto lo stesso. Poi, qualora le vendite si impennino e si vada in rottura di stock – come deve essere successo con il 2004 – il marketing ‘costringa’ lo chef de cave a uscire con un’annata non del tutto prevista per fare da ponte tra due grandi millesimati (nel caso 2004 e 2006). Poi, considerando la qualità media dell’annata e il risultato finale del DP 2005, Rihard ha compiuto un mezzo miracolo, perché alla fine lo champagne si beve. Eccome.
      DP ha uno stile ben preciso, può piacere o meno, ma già nella annate buone sfodera champagne notevoli che sanno anche sfidare il tempo. Poi che tutto ciò avvenga pure su una scala numerica elevatissima rappresentano ancor più un elemento di valore: facile fare eccellenza, con i piccoli numeri, difficile, anzi difficilissimo farlo con quantità enormi.
      A ogni modo, senza andare troppo indietro con il tempo, credo che oggi il P2 1998 rappresenti bene l’eccellenza di DP. E il P2 a suo tempo è stato Vintage, quindi non si tratta di una produzione a parte…
      Ecco, di fronte a queste bottiglie, non per tutti, è vero, ma neanche impossibili, è facile capire perché “glorifico” DP.

      Capitolo Krug. Lei parla al presente, io, ahimè, devo parlare al passato. Olivier è un caro amico e ammiro questa maison, ma oggi non è più la stessa. La Grande Cuvée è cambiata e DEVE affermasi presso un pubblico maggiore, anche giovane, magari diventando pure oggetto di culto, per usare le sue parole. D’altronde, con 700.000 bottiglie, la produzione è praticamente raddoppiata e in Champagne si vocifera che l’obiettivo sia di arrivare a un milione a breve. Insomma, Krug DEVE diventare, come ho detto, non dico lo champagne per tutti, ma certamente lo champagne per molti e non più lo champagne per pochi appassionati. Vista la forza del gruppo LVMH, io l’avrei lasciata com’era: potevano benissimo permettersi di mantenerla una piccola maison-bijou, tanto i numeri li fanno con altre etichette, invece…
      Tutto ciò salvo una clamorosa smentita nei prossimi anni, allora mi toccherà andare a Canossa, ops… a rue Coquebert con il capo cosparso di cenere.

      Alla fine di questo discorso, però, non dimentichiamo la cosa più importante: ferma restando una oggettiva qualità di base ( e qui c’è in tutti e due i casi…) a comandare è il gusto personale. Quindi ad alcuni piace di più DP, ad altri Krug. Vivaio.

      Spero di averle risposto in maniera esauriente.
      Saluti

      • Buonasera,

        La ringrazio moltissimo per essersi dedicato a rispondermi con così tanto impegno, e approvo tutto quello che ha detto. Mi ha chiarito molte cose e mi è stato di grandissimo aiuto nella mia personale crescita.

        Saluti

  10. Gentile Alberto Lupetti,
    esco un poco dal tema per chiederle qualche informazione su un’etichetta DP che non conosco, e di cui fatico a trovare informazioni: si tratta di “Dom Perignon Reserve de l’Abbeye”. Ne ho trovato una bottiglia in vendita dell’annata 1992. Mi pare di aver compreso che si tratti di una edizione speciale riservata al mercato giapponese, in versione demi mousse (?)… Mi piacerebbe avere una sua conferma, e magari qualche informazione in più, millesimi prodotti e possibile valutazione.
    Cordiali saluti

    • Esatto, il DP Réserve de l’Abbatte era/è un’edizione speciale, conosciuta anche come Gold, riservata al mercato giapponese. Però non è un demi-mousse, bensì un OEnothèque, anzi, una P3 perderla come oggi, visto che si tratta di bottiglie che hanno passato in media 20 anni sui lieviti. A quanto ne so, finora sono state proposte le annate 1978, 1985, 1988, 1990 e 1992, caratterizzate dall’etichetta dorata (appunto) con l’Abbazia in sottofondo. Il valore medio è oltre 1.000 euro a bottiglia…

  11. Buongiorno sig Lupetti,
    vorrei avere,se possibile, un parere/consiglio su alcune bottiglie di Dom Perignon Vintage.
    Più precisamente il 1985,1995 e 1999. Come reputa le seguenti annate? Ho letto le sue recensioni sul 1995(ottimo) e il 1999(notevole)…ma il 1985…??
    Mi sono state proposte queste 3 bottiglie , il 1999 € 100 , il 1985 €200 e il 1995 €110 , tutte conservate nella loro confezione originale (contenuto a livello e vino limpido).
    Attendo un suo riscontro in merito
    La ringrazio
    Buona giornata
    Alessandro

    • A onore del vero, forse la 1999 è la meno “preziosa” delle tre, più che altro perché fu calda. Fredda, invece, la 1995 e gelida la 1985, ma entrambe eccellenti. Quindi, nel caso dei tre DP, sono tutti da prendere! Anche perché i prezzi sono estremamente competitivi…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.