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Verticale

Billecart-Salmon e quel capolavoro della Cuvée Louis (già Blanc de Blancs Millésime)

Quattro anni fa, in occasione di una visita da Billecart-Salmon con annessa sontuosa verticale di Cuvée Nicolas François , confessai piuttosto spudoratamente che avrei preferito trovare il Blanc...
di Alberto Lupetti

Verticale Billecart-Salmon

Quattro anni fa, in occasione di una visita da Billecart-Salmon con annessa sontuosa verticale di Cuvée Nicolas François , confessai piuttosto spudoratamente che avrei preferito trovare il Blanc de Blancs Millésime al posto dello champagne che omaggia il fondatore… Poi, nonostante la mia predilezione per lo Chardonnay, quella degustazione fu a dir poco magnifica, ma sono sempre rimasto con il desiderio di fare un bell’assaggio di quello champagne che adoro sin da quando lo ricordo con l’etichetta gialla. Era il 2000, forse il 2001, e frequentavo con certa assiduità le bottiglie di Billecart-Salmon insieme a Federico Angelini e altri amici nell’ufficio di Alvaro Stirpe, agente Velier a Roma. Il Brut Réserve, all’epoca con l’etichetta bianca, la faceva da padrone, qualche volta capitava l’NF (etichetta bianco-azzurrina ai tempi) e più raramente il summenzionato Blanc de Blancs, che a mio gusto personale svettava sempre. E ha sempre continuato a piacermi tanto, compreso ogni assaggio della guida Grandi Champagne, però ogni degustazione spot non ha fatto che rafforzare in me il desiderio di una verticale…

Beh, ho dovuto aspettare un po’, ma alla fine ce l’ho fatta: fine gennaio di quest’anno, mi trovo in Champagne con le amiche sommelier Vania e Alessia per un giro di presentazione della nuova edizione (2018-19) della guida e tra i vari produttori da visitare c’è naturalmente Billecart-Salmon. Al momento di fissare l’appuntamento, mi avevano chiesto cosa avrei voluto assaggiare… immaginate la risposta!

Florent Nys
Florent Nys, chef de cave della maison da quest’anno, e Nicolas Roland-Billecart, la nuova generazione della famiglia che sta entrando attivamente nella maison (nel suo caso responsabile dell’export).

Il Blanc de Blancs Millésime nasce nel 1979 come interpretazione della grande Côte des Blancs secondo la maison, altrimenti legata al Pinot Noir. A seconda dell’annata può variare la proporzione, ma lo champagne è sempre fato con uve di Avize (per la ricchezza), Cramant (per la struttura), Le-Mesnil (per la longevità) e Chouilly (per la finezza), quindi tutti villaggi classificati 100% Grand Cru, i cui mosti poi fermentano, come tradizione di Billecart-Salmon, in cuve a bassa temperatura (13°C). Inizialmente la malolattica non veniva svolta (oggi è parziale), come vedremo, e, allo stesso, pure il legno è stato introdotto (anch’esso parzialmente) con il tempo. L’ultima novità di questo champagne, poi, è arrivata proprio quest’anno con il cambio di nome: non più Blanc de Blancs Millésime, ma Cuvée Louis, in onore del fratello di Elisabeth Salmon che tanto ha fatto per la maison di Mareuil.

Beh, so che in Billecart mi vogliono bene, ma non mi aspettavo proprio un vero viaggio nel tempo lungo quasi vent’anni attraverso annate mitiche…

Momento della verticale
Un momento della degustazione: si riconoscono vania Valentini, ancora Nicolas e suo zio Antoine, figura mitica per gli appassionati Billecart-Salmon e non solo.

 

Cuvée Louis

100% Chardonnay

2006

2006
16% Avize, 28% Cramant, 28% Chouilly, 28% Le-Mesnil; 30% legno; dég. lug. 2017, dosage 6 g/l
Molto buono, conferma l’ottima prestazione della guida (alla quale vi rimando per i dettagli e dove è pubblicato ancora… con l’etichetta precedente). Il finale salino e rinfrescante è la sua forza e lo stacca nettamente dalla media dei 2006 oggi, che iniziano altrimenti a mostrare un po’ la corda… Il giudizio attuale, pertanto, fotografa lo champagne in questo momento, ma sono pronto a scommettere che nei prossimo anni crescerà non poco.
Voto: 94/100

 

2004

2004
10% Avize, 20% Cramant, 20% Chouilly, 50% Le-Mesnil; 30% legno; dég. feb. 2016, dosage 6 g/l
Bel naso ricco, anzi proprio grasso, ma elegantissimo. Ed è proprio questo essere spesso ma fine allo stesso tempo a renderlo veramente attraente. Per non parlare del fatto che rispecchia perfettamente l’annata di piacere nella sua ‘leggera’ cremosità. Bocca… spiazzante: è sempre elegante, ma tesa e sottile, letteralmente pervasa dalla craie. Chiusura non semplicemente minerale, ma proprio salina. Alla fine, però, ogni elucubrazione viene spazzaturizzata perché questo grande champagne conquista con la sua bevibilità e il suo essere molto fine. Pertanto, pur confermando la sua “immediata piacevolezza” enunciata in Grandi Champagne 2016-17, dimostra ora una coinvolgente crescita per via degli anni di maturazione di cui ha beneficiato nel frattempo.
Voto: 95/100

 

1999

1999
25% Avize, 25% Cramant, 30% Chouilly, 20% Le-Mesnil; 30% legno; dég. apr. 2012, dosage 6 g/l
L’annata calda sorprende ancora una volta! Dimostrandosi nuovamente una… di arrosto (ottimi champagne) e non certo di fumo (simbolismo: fu l’ultima del XX secolo). Così eccoci di fronte a un naso semplicemente splendido, cremoso di pasticceria, con tanta torrefazione, note di frutta secca (nocciola) e un tocco di idrocarburo che, insieme alla mineralità scura, ricorda i Riesling. Bocca ampia e vibrante, incredibilmente fresca, con note di agrumi dolci (mandarino) che si fanno leggermente e piacevolmente amaricanti (virando quindi sul pompelmo) sul finale, oltre alla craie che vien fuori alla distanza per diventare protagonista. È uno champagne di eleganza e molto asciutto, sempre per via di questa craie molto intensa. Notevole e, come detto, sorprendente.
Voto: 96/100

 

1998

1998
20% Avize, 30% Cramant, 20% Chouilly, 30% Le-Mesnil; 5% legno; dég. ott. 2006, dosage 7,5 g/l
Naso chiuso, sembra il meno espressivo tra quelli assaggiati finora. È fitto e complesso, ma stenta a rivelarsi. C’è un toco di miele, ci sono i fiori gialli (anche camomilla), c’è uno spunto iodato, c’è il sottobosco, ma… Molto meglio la bocca, perché spiazzante: addirittura esplosiva, concentrata, ma non di materia bensì di energia, con uno sviluppo secco, al limite dell’asciugante. Rimane, però, un vino difficile, molto difficile da leggere, fermo restando che è ricco e in tale gran forma da apparire ancora piuttosto giovane. Dunque, rispecchia fedelmente l’annata, che sappiamo si rivelerà solo alla lunga.
Voto: 92/100

 

1996

1996
20% Avize, 20% Cramant, 20% Chouilly, 40% Le-Mesnil; dég. apr. 2005, dosage 8 g/l
L’annata particolare (come sappiamo…) tiene a battesimo il rinnovamento dell’habillage e si propone attraverso un naso grasso più sulla nocciola che sul burro, con spunti di tartufo su una trama cremosa (créme caramel), per un’espressione globalmente molto gourmand. Per questo, è molto difficile dire che sia un 1996, anche perché non evidenzia la tipica freschezza scalpitante, ma, al contrario, appare perfettamente integrato nell’acidità e ben lontano da ogni forma di maturità. E poi è profondo e molto verticale. Bocca da… 1996, ma con classe: fine, distesa, energica, pulsante, agrumata e minerale, succosa, asciutta, sapida. E che dinamismo! Il finale è una fucilata, ma da tiratore esperto. Bellissimo champagne, anzi straordinario champagne, che mi porta addirittura a sbilanciarmi: tra i migliori 1996 mai assaggiati!
Voto: 99/100

 

1995

1995
20% Avize, 25% Cramant, 25% Chouilly, 30% Le-Mesnil; dég. gen. 2001, dosage 10 g/l
L’annata che adoro. Con questo champagne 1995 significa un olfatto composto, rigoroso, serioso, quasi restio a concedersi se non fosse per le belle note di moka. Ma, a differenza del 1998, questo ha più profondità, più nobiltà, più rotondità. Per quanto riguarda l’assaggio, beh… abbiate pazienza, ma me la cavo con una semplice definizione: eleganza nella ricchezza. Per non parlare dell’assoluta coerenza con l’annata, perché questo vino ti abbraccia, ti avvolge, ti piace e ti conquista. Finale sapido, sempre all’insegna dell’eleganza. Però, alla fine e nonostante tutto, stavolta un 1995 deve soccombere a un 1996… È il bello dello champagne, gente!
Voto: 97/100

 

1995

1990
25% Avize, 25% Cramant, 25% Chouilly, 25% Le-Mesnil; primo con malo parziale; dég. lug. 1998, dosage 8,5 g/l
Il naso fotografa perfettamente l’annata, ma non lo fa con le tipiche densità e maturità, bensì con una nettissima impressione di cremosità accompagnata da note di uva passa, torrefazione, tostature ed erbe di montagna a dare freschezza. È senza dubbio complesso, molto. La bocca si rivela man mano: prima quasi non lascia il segno perché potresti definirla poco coinvolgente, ma poi eccola farsi via via sempre più ricca fino a diventare travolgente, senza mancare di freschezza e risultando sempre incisiva nonostante la deriva vinosa. Finale asciutto sulla mineralità di craie. Non è uno champagne di impatto come i tipici 1990, ma viene fuori alla lunga. Allora ti conquista. Grande champagne e grande blanc de blancs!
Voto: 97/100

 

1989

1989
30% Avize, 20% Cramant, 20% Chouilly, 30% Le-Mesnil; no malo; dég. sett. 1997, dosage 9,5 g/l
L’annata dalle grandi aspettative (oggi i 1989 sono mediamente al top della loro espressività e… della loro qualità) non le tradisce affatto e si offre al naso vivace, scalpitante, molto ricco, prima di tutto agrumato, con note di crema di latte, di cioccolato bianco, tanta mineralità, una freschezza soffusa e diffusa che, per l’ennesima volta, sorprende se si pensa che l’annata fu calda. Ancor meglio la bocca: succosa, minerale, con una bella acidità legata alla dolcezza agrumata e pure note fumé, il tutto ben articolato e, soprattutto, piacevolissimo. Finale a sfumare, ma poi senza finire mai… Champagne complesso, ma di una bevibilità straordinaria e una forma parimenti straordinaria. Chapeau.
Voto: 98/100

 

1988

1988
15% Avize, 15% Cramant, 30% Chouilly, 40% Le-Mesnil; no malo; dég. giu. 1996, dosage 10 g/l
L’annata al top, almeno per me. In assoluto e pure per questo champagne, a quanto sembra… Infatti, caspita che debutto già all’olfatto! È un naso ‘ficcante’, quindi profondo, ma elegante, anzi elegantissimo. Nonché estremamente articolato: c’è l’agrume (bergamotto) candito, c’è tantissima mineralità di craie, c’è il panettone, c’è la nota iodata, soprattutto c’è la freschezza, ma sempre idealmente integrata. È perfetto, ma ha fascino, quindi non dobbiamo assolutamente parlare di perfezione ‘fredda’, di vino senz’anima. E la bocca? Ecco l’annata straordinaria, ecco la maestria della maison, ecco la grandezza dello Chardonnay: è uno di quei casi in cui non cerchi più riconoscimenti, quindi smetti di concentrarti e bevi. Bevi per piacere e ti lasci andare a uno champagne succoso, fresco, saporito. Che rivela fascinose nuance tropicali e, sì, pure l’umami, a fronte di una lunghezza infinita. In sintesi? Naturalmente fresco e naturalmente ricco. Al vertice del mio personale podio dei blanc de blancs. E nell’Olimpo dello champagne.
Voto: 100/100

 

Verticale Billecart-Salmon
Che splendida verticale! E che bellissima esperienza. Indimenticabile, potrei dire…

Mi aspettavo una degustazione memorabile e così è stato. Ciò nonostante sono rimasto sorpreso dal livello medio degli champagne, veramente elevatissimo, e da alcune annate, in particolar modo la 1996, per la quale non impazzisco, ma che stavolta mi ha veramente lasciato di stucco. Inoltre, se dalla 1988 mi aspettavo tanto, tantissimo, non potevo assolutamente pensare che sarei arrivato a dare il massimo voto, cioè la perfezione. Invece…

Oltre a queste annate, lo champagne è stato prodotto nel 1979, 1981, 1982, 1983, 1985, 1986; mentre nel 1997 Billecart-Salmon ha fatto il bis e, sull’onda dell’esperienza più che positiva avuta con questo champagne, ha creato un altro Blanc de Blancs, ma come sans année. Peraltro facendo nuovamente centro. Meno male che la maison è legata al Pinot Noir e agli champagne rosé…

Foto di gruppo
Rituale foto di gruppo, con la nuova edizione della guida Grandi Champagne, naturalmente! Da sinistra: Nicola, Antoine, il sottoscritto, Florent Nys e François Domi.

Concludo ringraziando di cuore la famiglia Billecart, presente alla degustazione con Antoine e il nipote Nicolas, oltre che François Domi e Florent Nys, che si sono da poco passati il testimone di chef de cave al termine di un giustamente lungo periodo di stretta collaborazione. Pertanto, al buon François auguro il meritato risposo, al giovane e abile Florent una carriera straordinaria, che sarà piena di responsabilità, ma anche di… grandissime soddisfazioni. Florent che rivedrò prestissimo, già il prossimo 10 aprile, e chissà cosa mi avrà preparato…

Gli champagne Billecart-Salmon sono distribuiti in esclusiva da:
Velier – Tel. 010/3108611 – www.velier.it

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11 risposte a “Billecart-Salmon e quel capolavoro della Cuvée Louis (già Blanc de Blancs Millésime)”

  1. Buonasera ragazzi,
    innanzitutto complimenti per il vostro progetto, davvero completo, ben documentato e fatto da gente in gamba.
    Vi chiedo un piccolo consiglio. Mi piacerebbe acquistare (e aprire) una magnum per il mio compleanno (settembre).
    Avevo adocchiato il Billecart Rosè che ho già assaggiato e apprezzato. Mi piacerebbe qualcosa di diverso, non tanto nel gusto quando nel produttore.
    Avete qualche idea? Prezzo max 150, se fosse reperibile senza troppi problemi meglio ancora ma non chiedo miracoli 😉

    • Se vuole rimanere su un rosé non millesimato, beh, mi viene in mente il Rosé di Bollinger, che rientra nel suo budget. Stesso budget anche per il Brut Vintage 2012 di Louis Roederer. Oppure si conceda una bella 741 di Jacquesson, sempre in magnum, ovviamente.
      Che ne dice?

  2. Caro Alberto,
    Ho trovato in una enoteca di cui sono cliente una bottiglia della cuvée Nicolas François 1997 (in promozione a 115 €). Secondo alcuni la bottiglia avrebbe già passato il suo apogeo e sarebbe in fase di declino. Cosa ne pensi? Ti ringrazio in anticipo per la risposta!

  3. Ho letto la recensione della verticale di Nicolas François (avrei fatto meglio a postare lì la mia domanda) e la 1997 non è stata presentata dalla maison…

    • Ops, in che senso? Nel 1997 la maison fece tutte e tre le top cuvée, quindi NF, Blanc de Blancs ed Elisabeth…

      • Nel senso che non ve l’hanno proposta in occasione della verticale e mi chiedevo se non fosse perché la ritenessero un’annata più debole. Quindi forse ancora meno attraente ora…

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