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Sans Année

Champagne Alfred Gratien: passione e tradizione

Inizio con un ‘mea culpa’: su Grandi Champagne 2018-19 abbiamo tributato solo 89/100 al Blanc de Blancs 2009 di Alfred Gratien. Troppo poco. Lo dico alla luce di un ulteriore...
di Alberto Lupetti

Champagne Alfred Gratien 2009

Inizio con un ‘mea culpa’: su Grandi Champagne 2018-19 abbiamo tributato solo 89/100 al Blanc de Blancs 2009 di Alfred Gratien. Troppo poco. Lo dico alla luce di un ulteriore riassaggio fatto un paio di settimane fa presso la maison, con la visita abilmente coordinata da Emilie Jeangeorges e la presenza del PrésidentDirector Général Olivier Dupre. E attenzione perché la bontà di questo riassaggio non è certo figlia del cosiddetto ‘fattore maison’, no, ma di uno champagne nettamente cresciuto nell’arco di un anno e che non fatico ad ammettere non riuscimmo a leggere al meglio. All’epoca era ancora troppo giovane (si trattava di un’anteprima) e una liqueurnon integrata ci fuorviò. Non che non siamo abituati agli champagne molto giovani assaggiati in anteprima (la guida ne è piena…), però non assaggiavamo da troppo tempo gli champagne Alfred Gratien, quindi avevamo un po’ perso la mano con le sue belle cuvée, tese, dritte, succose. Però, anche grazie a questa bella visita, stiamo recuperando rapidamente, così posso dire che quel Blanc de Blancs 2009 dovrebbe senza alcun dubbio collocarsi a 90/100, no, meglio, merita 91/100, con la sua eleganza, la sua ricchezza, la sua bellissima interpretazione della Côte des Blancs secondo lo stile della maison.

Cantina Alfred Gratien
L’esclusivo sistema per impilare le barrique: un sistema di rotelle e carrello permette un’agevolissima gestione di ciascun fusto.

Bene, dato a Cesare quel che è di Cesare, vediamo i punti di forza di questa antica (1864) maison di Epernay. Visti i numeri (poco più di 300.000 bottiglie l’anno, ma l’obiettivo è di arrivare a 400.000) e, soprattutto, visto il savoir-faire, possiamo definirla una maison artigianale. La fermentazione, infatti, avviene rigorosamente in legno e la malolattica non viene svolta: la migliore tradizione champenois, insomma. Non solo, perché altri punti forza sono la giustamente lunga (almeno 4 anni) maturazione sui lieviti e lo chef de cave, l’ottimo Nicolas Jagger, che rappresenta la quarta generazione della medesima famiglia a ricoprire questo ruolo: sappiamo che tra uno chef de cave e il suo successore è auspicabile un affiancamento di alcuni anni al fine di permeare lo stile della maisone padroneggiarne i segreti, ma in questo caso (bisnonno, nonno, papà e Nicolas), beh, chapeau!

Lo chef de cave Nicolas Jagger
Lo chef de cave Nicolas Jagger, quarta generazione della medesima famiglia a ricoprire questo ruolo: la sua conoscenza delle tradizioni e dello stile della maison è impareggiabile.

La Alfred Gratien non possiede vigneti, eccezion fatta per due ettari scarsi nella Côte des Blancs (guarda caso…), ma ha rapporti addirittura amichevoli, tanto sono consolidati, con una serie di vigneron. Ogni anno nuovo successivo alla vendemmia, lo chef de cave non fa una festa con tutti questi, ma li invita a turno in cantina e gli fa toccare con mano il risultato delle loro uve. Infatti, ciascuna delle oltre 1.000 barrique (da 228 litri, acquistate usate a Chablis e tenute fino a 15 anni), dove i vini restano per 6 mesi, è perfettamente tracciabile, dal nome del vigneron alla varietà, dalla vendemmia alla messa in legno. La maisonha poi sviluppato una geniale struttura che tiene le barrique impilate, ma ne permette agevolmente ispezione interna e rotazione grazie a un sistema di binari e ruote.

Lo chef de cave aveva preparato una gran bella degustazione per noi, ma in questa occasione vorrei parlare soltanto del classico sans année, il Brut, che è pur sempre uno champagne di selezione nonostante sia il biglietto da visita di Alfred Gratien. L’assemblaggio, molto legato allo Chardonnay e con le percentuali delle tre varietà a variare di pochi punti a seconda dell’annata, è composto per circa il 60% da vini dell’annata, qui la 2013, e per la restante parte da riserve tenute in Solera; dopo il tiraggio seguono non meno di quattro anni sui lieviti e dosaggio a 9 g/l.

Brut

Bottiglia Champagne Alfred Gratien23% Pinot Noir, 45% Chardonnay, 28% Meunier
Naso di bella definizione, fresco nel senso di vivace e sprizzante energia, tesissimo e levigato, ma anche ricco, perfino denso. Ha il floreale bianco, un bel frutto maturo – attenzione, maturo non ossidato! – note tostate, uno spunto fumé, la nocciola, l’agrume tendente al candito, pure la panificazione, lo zenzero e, ultima ma non certo ultima, la mineralità. Ma l’aspetto più convincente di questo naso è l’armonia, l’equilibrio, l’indubbia piacevolezza. E se il naso intriga, la bocca conquista: ecco la classica fucilata, ma senza mancare di quella vellutatezza, quello spessore, quasi quella cremosità che, unite ai ritorni agrumati e minerali, supportate da una bollicina molto fine, rendono questo champagne semplicemente piacevole, oltre che rinfrescante e dissetante. E il finale, sottile e pulito, con la sapidità a sfumare, ne rappresenta la ciliegina sulla torta. Che dire? A me questo champagne piace. Piace a livello personale e piace per la fattura tecnica. E se alla fine, proprio alla fine, avverti pure una punta di dolcezza sul frutto legata al dosaggio, beh, date a questo Brutun minimo di tempo e poi ne riparliamo. Insomma, entra di diritto tra i migliori sans annéedi maison.
91/100

(ha collaborato alla degustazione Vania Valentini)

Prima della degustazione, Nicolas Jagger ci ha degorgiato a la volée questo stesso champagne (che abbiamo visto proprio in fase di dégorgement durante la visita, quindi arriverà sul mercato a breve) e se da un lato devo ammettere che per i più risulterà indubbiamente troppo deciso, ‘maschio’, dall’altro devo dire che a me è piaciuto proprio per questa sua schiettezza, questa sua rigida verticalità. In queste condizioni (senza dosaggio, non dimenticando che non fa la malolattica…) è uno champagne per pochi, d’accordo, ma la sua tensione, la sua energia, la sua incisività conquistano l’appassionato. Che sarà poi d’accordo con la necessità di questo benedetto dosaggio, al fine di rendere questo ottimo Brutcapace di conquistare anche il grande pubblico per via della sua gran bella personalità. Tra l’altro, è uno champagne che invecchia benissimo, anzi che va a braccetto con il tempo: lo chef de cave ci ha fatto assaggiare pure un base 2002 e un base 1997 (di dégorgement originale) che erano a dir poco magnifici. Anzi, il più vecchio, fermo restando la grande freschezza, ha sfoderato un equilibrio perfetto tra complessità e piacevolezza. Ad averne…

Gli champagne Alfred Gratien sono distribuiti in esclusiva da:
Mionetto -Tel. 0423/9707 – www.mionetto.com

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