Da un po’ di tempo avrete notato che la frequenza di pubblicazione di LeMieBollicine si è ridotta, passando da due a un solo articolo ogni settimana. Non me ne vogliate. La stesura finale del libro ‘La Mia Champagne’ sta prendendo tutto il mio tempo e non posso assolutamente non rispettare la data di uscita prevista, fine novembre. Anche perché moltissimi di voi mi stanno testimoniando in maniera a dir poco commovente l’attesa per questa mia prima opera omnia sullo champagne.
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Mondo curioso quello delle bollicine: la loro indole vivace li fa inquadrare dai più come vini dalla fruizione rapida e spensierata, quindi da non far invecchiare, invece la loro natura da grandi vini li porta a chiedere tempo al fine di esprimere al meglio tutta la loro magnificenza. E alla giusta domanda “quanto tempo?” non esiste una risposta, perché questo tempo è funzione della specifica etichetta, naturalmente. Nel caso dei millesimati di Ca’ del Bosco, poi, questo tempo diventa non solo cospicuo, ma addirittura imprescindibile.
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Uno Chardonnay tutto italiano, capace di illuminare, infondere luce, gioia e ottimismo anche in un momento storico difficile come questo. Ecco come mi appare, al primo approccio, la nuova annata 2013 (seconda per questa etichetta) del ‘61 Nature Blanc de Blancs Brut di Berlucchi, assaggiato in rigoroso silenzio, a casa mia, con solo il rumore della salvifica pioggia a farmi compagnia. Siamo, dunque, in Franciacorta, ormai consolidato microcosmo di bollicine italiane di successo nel quale Berlucchi è il precursore, colui che per primo ci ha creduto e investito.
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In questo periodo nel quale le dirette Instagram stanno diventando addirittura ossessive, da parte mia cerco di farne poche ma di valore e i commenti positivi che ricevo dai numerosi partecipanti (grazie!) mi dicono essere sulla giusta strada.
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Una sorpresa nient’affatto scontata. Oddio, non certo perché le precedenti Annamaria Clementi abbiano prestato il fianco a critiche (anzi, tutt’altro…), ma perché l’annata ha rappresentato una vera e propria sfida in Franciacorta, sia per i millesimati, sia, soprattutto, per le ‘Top Cuvée’.
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La Franciacorta sta cambiando. Dopo aver vissuto anni di gloria, dopo essere stata la più importante e conosciuta regione spumantistica d’Italia, oggi è una Denominazione meno in luce a causa di altre zone vitivinicole che, come lei, si sono prodigate nella produzione di bollicine. Alcune le conosciamo già, altre sono totalmente nuove, ma non meno interessanti, e, in ogni caso, va detto: ormai da Nord a Sud si spumantizza di tutto, dai vitigni vocati ai più improbabili, a volte con risultati stupefacenti, altri mediocri.
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Avevo detto che oggi avrei presentato la guida in un pezzo dedicato… È in stampa e sarà pronta i primissimi giorni di dicembre (appena l’avremo in mano, sarà immediatamente spedita con corriere espresso a tutti quanti ci hanno dato fiducia con l’acquisto ‘en premieur’ della Limited Edition), ma, essendoci ancora qualche giorno di tempo, ed avendo Vania nel frattempo assaggiato un’altra splendida creazione di Ferrari, m’è sembrato giusto dare spazio al Giulio Ferrari Rosé 2007.
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La prima parte del mese di agosto vede una pausa nelle degustazioni per la prossima edizione (2020-21) della guida Grandi Champagne, ma non certo nelle lavorazioni. È infatti il momento di rivedere le schede degli assaggi e preparare via via le pagine dei vari produttori presenti. A dispetto di questa premessa, però, oggi non vi parlerò di champagne, ma di bollicine italiane, ottime bollicine italiane. Quelle di Moser. Credo che l’Italia della migliore spumantistica abbia due regioni (e relative Denominazioni) che svettano nettamente nei confronti di tutte le altre: Franciacorta e Trento.
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In Italia abbiamo un difetto: quando un qualcosa sembra avere successo, tutti cavalcano ossessivamente il fenomeno con il risultato che, dopo non molto, il prodotto è talmente inflazionato da perdere quasi tutto il suo appeal verso il grande pubblico. Il mondo del vino, purtroppo, di questi casi è pieno e l’ultimo sembra essere quello degli spumanti. In che senso? Nel senso che oggi la bollicina piace, è sulla cresta dell’onda, quindi eccoci a spumantizzare di tutto, dalla Val d’Aosta fino alla Sicilia, anche con varietà che sono tutt’altro che vocate alla rifermentazione.
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Andare in visita alla Ca’ del Bosco a Erbusco è una bellissima esperienza che si rinnova ogni volta. L’energia e l’ottimismo che respiri in questo luogo sono, probabilmente, nientedimeno che il riflesso del temperamento di quell’uomo che qui è cresciuto e vissuto, consacrandone lo spirito per sempre: Maurizio Zanella. Grande protagonista del mondo del vino italiano, ormai lo conosciamo tutti: un uomo innamorato della vita, dell’arte, dei viaggi, amante della perfezione e della raffinatezza.
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