Mi perdoneranno i tanti appassionati per la latitanza degli articoli qui sul sito, ma siamo stati a dir poco presi dalla chiusura della nuova edizione (2020-21) di Grandi Champagne. Ma ci siamo: da oggi, martedi 19 novembre, tutte le pagine sono in tipografia – finalmente! – e dovremmo avere le copie per fine mese, al massimo i primissimi giorni di dicembre. Un ‘ritardo’ di una quindicina di giorni rispetto alla scorsa edizione, ma ce l’abbiamo messa tutta per fare un’edizione ancora migliore, nonché con più pagine.
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In Grandi Champagne 2018-19 faceva il suo ingresso Alfred Gratien, una piccola maison che è un vero baluardo della tradizione champenoise (fermentazione in legno, niente malolattica e, in alcuni casi, tiraggio ‘bouchon liège’), ma è anche un nome che gode di un’altissima considerazione presso gli stessi champenois. Essendo un debutto, abbiamo dovuto un po’ ‘prendere le misure’ ad Alfred Gratien, cosa fatta visitandola diverse volte fino a oggi, confrontandosi con il suo ottimo chef de cave, Nicolas Jaeger, assaggiando vins clairs, champagne del passato, del presente e del futuro.
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Arriva direttamente dalle degustazioni di Grandi Champagne 2020-21 (in questo momento nella fase più calda delle lavorazioni: fine novembre è dietro l’angolo!) questo bello champagne, che è il simbolo più immediato della nouvelle vague di Henri Giraud, quindi tanta piacevolezza, grande bevibilità e non minore versatilità.
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Ha perfettamente ragione il grande Charles Philipponnat quando afferma con la massima serenità che la qualità dei brut sans année è oggi decisamente superiore a quella di trent’anni fa, con il 90% di questi buoni, se non addirittura ottimi. D’altronde, come avrete modo di verificare tra un paio di mesi o poco più nella guida Grandi Champagne 2020-21, sono diversi i non millesimati che sono arrivati ad almeno 88/100 e non sono pochi quelli riusciti a raggiungere (o superare…) il fatidico ‘muro’ dei 90/100.
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Tra dicembre del 2018 e lo scorso mese mi è capitato più volte di (ri)assaggiare l’EBEO, il più recente champagne entrato nella gamma di Veuve Clicquot nel corso del 2017. In bottiglia e in magnum. Con il tempo, posso dire che lo champagne è notevolmente migliorato, come era lecito presupporre, tappando così la bocca a quanti avevano frettolosamente bocciato questo champagne inedito. Nonostante questa netta crescita, però, permangono tuttora dei ‘freni’ che ne limitano non poco l’apprezzamento da parte dei più.
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(II PARTE) Come promesso esattamente quindici giorni fa, eccomi tornare sull’innovazione che ha interessato gli champagne sans année di AR Lenoble. Un’innovazione messa a punto da Antoine Malassagne, chef de cave e proprietario della maison insieme alla sorella Anne, finalizzata a rendere gli champagne Lenoble ‘vins de plaisir’ più che mai. La gamma dei non millesimati si è articolata tradizionalmente sull’Intense, proposto come Brut e come Nature, più il Blanc de Blancs.
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(PARTE I) Il prossimo anno Lenoble (il nome corretto sarebbe AR Lenoble, ma mi si perdonerà la licenza di omettere le inziali del fondatore per semplicità…) festeggerà i 100 anni di storia. In un secolo è sempre rimasta una maison familiare e indipendente e la convinzione della quarta generazione, Antoine e Anne Malassagne, è di continuare su questa falsariga.
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La prossima edizione (2020-21) della guida Grandi Champagne avrà diverse new entry, sia per il desiderio di proporre sempre delle novità ai lettori, edizione dopo edizione, sia perché sono gli stessi lettori a chiedere una maggior presenza di nomi meno noti al fianco dei più tradizionali e storici. Tra queste new-entry, devo segnalare con entusiasmo Pertois-Moriset, vigneron di Le-Mesnil con una storia recente, iniziata soltanto nell’ultimo dopoguerra a seguito dell’unione delle due famiglie, la prima di Cramant, la seconda della stessa Le-Mesnil.
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Non ci sono dubbi: per l’appassionato Jacquesson rappresenta un nome mitico. Ciò nonostante, credo che soltanto negli ultimi anni sia del tutto venuta fuori la bravura dei due fratelli, Jean-Hervé e Laurent Chiquet, che, di fatto, costituiscono oggi Jacquesson in tutto e per tutto. Oddio, non che diversi loro champagne del passato rappresentino meno di un capolavoro (mi vengono in mente alcune annate dell’Avize, per esempio…), però credo che prima con i Lieux-Dits e poi definitivamente con la Cuvée 740 i due abbiano cambiato passo.
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Era un po’ che inseguivo idealmente Guiborat, avendolo assaggiato alcune volte presso alcuni amici vigneron. Incuriosito, avevo contattato il produttore per una visita già un paio di anni fa, ma tra impegni miei e suoi non ero mai riuscito a concretizzare. Nel frattempo, lo scorso anno, l’amico Gennaro Iorio mi annuncia che questo vigneron farà parte della squadra di Pietro Pellegrini e me ne decanta le qualità. Avendolo, come detto, già assaggiato, concordo con lui e gli anticipo anche che sarà senza dubbio nella prossima edizione (2020-21) della guida Grandi Champagne.
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