A marzo 2016 Gosset lanciava uno champagne particolare, denominato 15 Ans. Il nome, ovviamente, indicava il numero di anni trascorsi in cantina sui lieviti e si trattava di un assemblaggio unico, finalizzato a uno champagne da “dimenticare in cantina” in maniera tale da dimostrare tanto le eccellenti capacità di invecchiamento dei vini della maison, quanto esaltare la complessità a fronte di una freschezza spiazzante.
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Una piccola premessa, se permettete. La guida Grandi Champagne 2020-21 è uscita da poco più di un mese e mezzo e il successo ottenuto da questa nuova edizione è commovente. La ‘Limited Edition’ venduta en primeur ha praticamente doppiato i numeri dell’edizione 2018-19, mentre i primi dati di vendita della versione ‘classic’ fanno ipotizzare un sold-out ben prima di quanto sperato. Il tutto considerando che la guida non è ancora in vendita su questo sito, ma solo in libreria e nei più noti canali di diffusione via web. Per ora.
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Era un po’ di tempo (troppo…) che mancavo da Gosset, ma dovevo assolutamente tornarci al più presto soprattutto per conoscere il nuovo chef de cave, Odilon de Vaire, che ha ricevuto il timone di questa antichissima maison a giugno 2016, dopo la scomparsa improvvisa del suo storico predecessore, Jean-Pierre Mareigner (che non dimenticherò mai). Ebbene, Odilon non solo è in Gosset dal 2010, non solo vanta esperienze precedenti in altre importanti maison, ma è anche preparatissimo e conosce la Champagne palmo a palmo, infine, ciliegina sulla torta, è di una simpatia unica.
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L’altro ieri, nell’ambito delle degustazioni della nuova edizione (2018-19) della guida Grandi Champagne, era il turno di Gosset. Per il panel erano presenti, oltre al sottoscritto, Federico Angelini, Alessandro Scorsone, Laura Paone e Marcello Bergonzini; ebbene, assaggiato il cavallo di battaglia della maison, la Grande Réserve, che posso anticipare esserci piaciuta veramente tanto, Federico propone non tanto un confronto, quando la degustazione curiosa dello stesso champagne, ma più vecchio. Era una bottiglia della sua riserva personale, con almeno sette anni sulle spalle, visto che aveva ancora il vecchio habillage.
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Giro veloce di saluti al ProWein, qualche mese fa; allo stand Gosset incontro il proprietario, Jean-Pierre Cointreau. Ringrazio per la rarissima Cuvée 430 Ans che lo scorso anno ci è stata gentilmente concessa per le degustazioni della guida (Grandi Champagne 2016-17 e… Top Champagne come app) e chiedo se, in occasione della fiera, ci siano novità. “Sì – mi dice tranquillamente monsieur Cointreau, come se un nuovo champagne fosse la cosa più normale del mondo – c’è questa nuova cuvée, la 15 Ans”.
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Amo ripetere spesso che i classici millesimati, soprattutto quelli delle maison, sono poco considerati dal mercato, anche da parte di quello più appassionato, in quanto ‘compressi’ tra i diffusissimi sans année e le celebrate cuvée de prestige. Ingiustamente, perché si tratta invece di eccellenti champagne che spesso sono ulteriormente impreziositi anche da un rapporto qualità/prezzo (nel senso più positivo del termine…) a dir poco fenomenale.
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Qualcuno mi dice che parlo troppo (e spesso…) di champagne top, alcuni al limite dell’inarrivabile, altri comunque di altissimo livello. Bene, eccone uno per tutti, un grande classico che si colloca al di sotto dei 40 euro a scaffale, è piacevolissimo ed è a firma di un nome di primissimo piano: Gosset. Che è anche il più antico produttore di vino in Champagne (datato 1584), anche se poi allo champagne è arrivato curiosamente solo nel 1946.
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Envie de bulles – Chiara Giovoni Il cibo più buono del mondo è la pizza e il vino più buono del mondo è lo champagne. Dopo questa affermazione che mi vedrà seppellita sotto una sassaiola di lanci di ciabatte virtuali da parte di chi non concorda (lasagnofili borgognofili in primis), mi spolvero metaforicamente dall’orma dell’ultimo modello di Havaianas tirato con veemenza e procedo con l’argomentazione.
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Gosset è il più antico produttore di vino in Champagne (datato ben 1584), anche se poi allo champagne è arrivato curiosamente solo nel 1946. Ma poco importa, perché questa piccola maison da circa un milione di bottiglie oggi è considerata tra le eccellenze della Regione. Soprattutto grazie all’opera degli attuali proprietari (la famiglia Cointreau, quella del ramo che possiede lo straordinario Cognac Frapin), che l’acquistarono giusto venti anni or sono. E che, nonostante l’abbiano fatta crescere in produzione (dalle 350.000 bottiglie originarie al milione di oggi), l’hanno fatta crescere parallelamente anche in qualità.
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