In Champagne, nel 1990, il legno era prettamente in disuso: a eccezione di chi, come Krug e Bollinger, non l’aveva mai dismesso e fatto salvo qualche vigneron, la maggior parte dei produttori era stabilmente passata all’acciaio. Gli anni a venire avrebbero visto una riscoperta del legno che perdura tuttora, ma trent’anni fa era così. Però, ad Aÿ, un piccolo produttore erede di una famiglia di vigneron con quattro secoli di tradizione, il legno lo aveva ben più che riscoperto.
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Arriva direttamente dalle degustazioni di Grandi Champagne 2020-21 (in questo momento nella fase più calda delle lavorazioni: fine novembre è dietro l’angolo!) questo bello champagne, che è il simbolo più immediato della nouvelle vague di Henri Giraud, quindi tanta piacevolezza, grande bevibilità e non minore versatilità.
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Quando nel 2012 Claude Girard s’è presentato agli appassionati con un Fût de Chêne completamente rivoluzionato, molti sono rimasti perplessi, i più certamente stupiti. Infatti, questo champagne della fortissima personalità, nato con la vendemmia 1990, cessava di essere millesimato (ultimo prodotto il 2000) per farsi non millesimato. Anzi, multimillesimato, o, meglio ancora, MultiVintage, da cui il nome MV. Ci voleva coraggio per fare una cosa del genere, per porre fine a una pietra miliare dell’art champenoise, ma Claude l’ha fatto.
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È iniziata la ‘Champagne Week’, che sta vedendo migliaia di appassionati convergere sulla Regione per partecipare ai numerosi eventi in programma, molti dei quali animati da associazioni di vigneron. Ma non solo, perché anche alcuni NM approfittano di quella che sta diventando una vera e propria festa dello champagne, forse anche un salone itinerante di questo grande vino, per accogliere appassionati, addetti ai lavori, critici, ecc.
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Chi segue questo sito sa bene quanto tenga in considerazione Claude Giraud, la sua maison (Henri Giraud) e il suo Fût de Chêne, uno degli champagne più interessanti degli ultimi vent’anni. Nato come millesimato nel 1990, questo champagne è rimasto tale fino al 2000, successivamente, in occasione della grande annata 2002, si è trasformato, o meglio, si è evoluto, dando origine a due nuovi champagne: l’Argonne, una sorta di sua estremizzazione, e il Multivintage, in teoria un non millesimato, in realtà qualcosa di più sofisticato.
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Questo articolo mi è stato molto acutamente suggerito da un lettore, Giacomo, che mi chiedeva, nello spazio commenti del pezzo “Quali sono gli champagne più pregiati al mondo?” di suggerire una serie di champagne ‘da intenditori’, quindi quelle bottiglie che un appassionato non dovrebbe assolutamente mancare, almeno una volta nella vita. Ottima idea! Così ho pensato di fare una ‘top 10’, anzi due, una dedicata proprio a questi champagne da appassionati, ma anche un’altra articolata sugli champagne imperdibili per il grande pubblico.
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L’ho detto, l’ho ridetto, e… lo ripeto: il Fût de Chêne di Henri Giraud è uno degli champagne in assoluto più affascinanti. Nell’attuale versione multivintage, blanc e rosé, ma soprattutto nella sua prima versione millesimata. Anzi, in quest’ultima declinazione posso dire che se da un lato non era proprio uno champagne per tutti, dall’altro ritengo che avesse stoffa da vendere, mentre l’attuale ha guadagnato in facilità d’approccio e in immediata piacevolezza. Insomma, più complesso ed elitario il vecchio, più piacevole e godibile il nuovo.
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Non ho mai nascosto il mio apprezzamento per Henri Giraud e, in maniera particolare, per il suo champagne di punta, il Fût de Chêne. Uno champagne forse non facile, ma ingiustamente troppo poco conosciuto dagli appassionati. Peccato che non sia più prodotto, sostituito dal più facilmente approcciabile MV (MultiVintage) e dal monumentale Argonne… Il Fût de Chêne non è uno champagne storico, tutt’altro, e la sua vita è stata anche piuttosto breve, ma ha certamente lasciato il segno.
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L’estate ha tentennato parecchio, ma, finalmente, dovremmo avercela fatta. Bene, sia che ci troviamo ancora in città, sia che siamo già (e fortunatamente…) in una località di vacanza, un bell’aperitivo serale è proprio quello che vuole.
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Non fatevi ingannare dall’apparenza sorniona di Claude Giraud (uno dei miei produttori preferiti…) perché è un vero e proprio vulcano. Infatti, nell’arco di una ventina d’anni ha letteralmente rivoluzionato la maison di famiglia, firmando sempre ottimi champagne particolarmente espressivi del terroir di Aÿ. Oggi, la gamma Henri Giraud, forte anche di un habillage rinnovato, si estende su tre linee che vanno dal classico brut Esprit fino al monumentale Argonne, di cui abbiamo recentemente scoperto la seconda annata.
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