Gli italiani conoscono bene Stéphane Baschiera, visto che è stato il primo amministratore delegato della (allora) neonata Moet-Hennessy Italia. Ha fatto molto bene in Italia Monsieur Baschiera, persona tra l’altro di una simpatia unica, visto che poi è stato richiamato in Francia da LVMH per affidargli prima la presidenza di Ruinart e successivamente di Veuve Clicquot. Ovviamente, il nostro ha fatto molto bene pure in questi due ruoli, visto che è stato poi elevato alla presidenza di Moët nel marzo del 2012.
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Rinomate, famose, storiche. Le grandi maison godono, da sempre, di conclamata notorietà, capaci, con i loro sans année, di conquistare il pubblico più ampio. Prodotti ecumenici, impeccabili, appaganti… ma per noi appassionati, un po’ in debito di personalità, di anima.
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“Ogni secondo, nel mondo, una persona sceglie Möet e Chandon per celebrare un momento”. È in un’inaspettata e bellissima giornata di fine inverno a Milano e con queste parole che si è tenuto il debutto ufficiale del 73° millesimato della maison più celebrata: stiamo parlando del Grand Vintage 2009 e della sua versione in rosa, il Grand Vintage 2009 Rosé.
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Non sono un fan sfegatato dell’annata 1996 in Champagne e, come oramai saprete, gli stessi champenois non la trovano un’annata eccezionale, bensì “estrema”. Ne ho parlato più volte, ma questo estremismo significa oggi che la maggior parte degli champagne di quest’annata sono finiti. Sì, proprio così: il vino è chiaramente ossidato e, paradossalmente, accompagnato da una netta acidità che corre per conto suo.
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Ricordo la cena di Natale di due anni fa, quella consueta fatta con alcuni grandi (amici) chef de cave della Champagne. Ebbene, capitarono diversi champagne del 1983, quella sera, e il buon Régis Camus ebbe dire che si trattò di una “très belle année, mais oublié par la plupart”. Forse perché veniva dopo l’eccezione 1982 e fu seguita da ‘mostri’ come 1985, 1988 e 1989, pertanto con il tempo finì nel dimenticatoio. Però, a vederla oggi, si sta prendendo la sua rivincita.
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È nell’elegantissima cornice dell’Hotel Gallia di Milano, insieme allo chef de cave Benoît Gouez, che si è tenuto il debutto ufficiale italiano per i nuovi millesimati di Moët & Chandon: l’attesissimo Grand Vintage 2008, la cui uscita è stata fino all’ultimo tutt’altro che scontata, e la sua versione in rosa, il Grand Vintage 2008 Rosé.
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Pranzo estivo tra amici… In realtà è una scusa, una scusa per aprire qualche bottiglia tra appassionati. Ebbene, tra queste bottiglie ce n’è una veramente particolare portata dal buon Federico (Angelini), un Moët Brut Impérial Vintage 1985.
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…o per chi si avvicina a questo fantastico mondo. Sì, come promesso, dopo la ‘Top12’ delle cuvée imperdibili per gli appassionati è la volta di quelle non più semplici, no, bensì di quelle più facilmente approcciabili da chiunque, quindi immediatamente coinvolgenti anche da chi è abituato a quelle 2-3 etichette più note e diffuse o, addirittura, ritiene lo champagne qualcosa di inarrivabile. Ecco, togliamo lo champagne dal podio del lusso, dell’élite, e ricordiamoci che è prima di tutto un vino di piacere.
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Abbiamo avuto modo di conoscere da vicino, in anteprima assoluta, MCIII, il nuovo ‘super champagne’ di Moët & Chandon, anzi la nuova cuvée de prestige del colosso di Epernay, che debutterà ufficialmente sul mercato al termine dell’estate. Ebbene, per privilegiare la rapidità di pubblicazione, mi ero dovuto affidare a foto di fortuna, promettendo però di mostrare il prima possibile l’aspetto ufficiale e definitivo della bottiglia di MCIII: detto, fatto. Enjoy! Ecco MCIII, release 001.14, quindi il primo della serie (001) con dégorgement 2014.
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Nel 1936 Moët & Chandon lanciava la propria cuvée de prestige, Dom Pérignon. Per decenni le cose sono rimaste invariate e, come avviene in tutte le altre maison, lo chef de cave era un solo, visto che non si trattava di un altro brand. Però, negli anni ’90, proprio con l’arrivo di Richard Geoffroy, le cose sono iniziate a cambiare e Dom Pérignon è prima diventata una sorta di marca nella marca e successivamente un brand a sé.
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