Scegliere tra cosa? Semplice, tra l’essere dosata o meno. Stesso vino, ma due opzioni: classico dosaggio (5 g/l, quindi extra-brut, a dispetto del fatto che sull’etichetta ci sia scritto brut), oppure pas dosé (Nature).
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Non voglio assolutamente entrare nella discussione (men che meno nella polemica) di come il nostro Paese stia affrontando il virus, né di come lo stiano affrontando gli altri in Europa. Invece, da cronista dello champagne, vorrei semplicemente raccontare lo spirito che hanno in questo momento gli amici champenois e come stanno vivendo la situazione. A tal proposito, Monsieur Paul-François Vranken, PDG del gruppo omonimo, mi ha ieri personalmente inoltrato questa lettera con permesso di divulgarla. Si tratta della lettera scritta dallo chef de cave di Pommery, Clément Pierlot, a tutti coloro lavorano in Maison.
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Personalmente, ho avuto un rapporto singolare con Pommery, fatto di alti bassi. Ma ora, dopo oltre due lustri di ‘frequentazioni’, penso di aver finalmente trovato la quadra. In estrema sintesi, mi sono reso conto che l’elegante leggerezza che caratterizza lo stile Pommery conquista il grande pubblico, ma sulle prime può lasciare spiazzati gli appassionati, che a un assaggio frettoloso potrebbero trovare eccessiva questa leggerezza.
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Per una serie di vicissitudini varie e per via di una linea di champagne che non riusciva a convincermi del tutto, avevo di fatto dimenticato Pommery. Poi, recentemente, la filiale italiana (dove, nel frattempo la gestione, è stata affidata al giovane Brieuc Kremer, uomo di fiducia della proprietà) mi ha ricontattato per un riavvicinamento finalizzato a una full immersion di 24 ore in modo da scoprire Pommery oggi. O meglio, Vranken-Pommery oggi.
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Nel 1979, per rendere omaggio a M.me Pommery, il suo pro-pronipote nonché chef de cave di Pommery Alain de Polignac creò un nuovo champagne che sarebbe diventato la cuvée de prestige di Pommery.
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Non lo nascondo io e non lo nasconde neanche la stessa maison: dopo l’ultimo cambio di proprietà (2002, da LVMH a Vranken), Pommery non si è trovata proprio in una situazione facile e ha dovuto risalire faticosamente la china. O meglio, la sta ancora risalendo (se nel vino i tempi sono lunghi, beh, nello champagne lo sono ancora di più!), però iniziano finalmente a vedersi diversi segnali più che confortanti.
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Nel 1979 il Principe Alain de Polignac, pronipote di M.me Pommery e chef de cave della maison, crea una nuova cuvée de prestige per rendere omaggio all’illustre ava. D’altronde fu lei che, alla morte del marito, prese le redini della maison di famiglia facendone in breve tempo una delle grandes marques. Più d’ogni altra cosa, però, fu sempre Jeanne Alexandrine Louise a volere vini puri, fini ed eleganti, caratteristiche che furono poco dopo ben sintetizzate dal Pommery Nature 1874, considerato un po’ il primo brut della storia.
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