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Il Personaggio

Davide Lacerenza: un vulcano di champagne!

Stavolta ho il sospetto che la rubrica Il Personaggio faccia molto più rumore del solito. Il nostro ospite, infatti, attirerà non pochi detrattori, purtroppo (anche se si tratta...
di Alberto Lupetti

Davide Lacerenza

Stavolta ho il sospetto che la rubrica Il Personaggio faccia molto più rumore del solito. Il nostro ospite, infatti, attirerà non pochi detrattori, purtroppo (anche se si tratta di invidia…), ma, all’opposto e fortunatamente, anche tantissimi fan, visto che oramai ne può vantare una miriade non solo nella natia Milano, ma in tutta Italia e, soprattutto, sui social, Facebook prima e più recentemente Instagram. Sto parlando di Davide Lacerenza, titolare e anima de La Gintoneria di Davide nella metropoli meneghina.

Prima di entrare nel vivo della chiacchierata con Davide, però, vi dico subito la mia, così spazziamo il campo da critiche e gossip che proprio non mi interessano. Davide personaggio lo è già ben oltre questa rubrica e, come succede inevitabilmente quando si ha successo, su di lui si dice tutto e di più. Personalmente non me ne curo proprio e vi dico che ho conosciuto Davide perché mi aveva contattato su Facebook per alcuni consigli a tema champagne, poi, alla prima occasione, sono andato a trovarlo una sera nel suo locale, cosa che poi ho cercato di fare tutte le volte che mi è stato possibile in concomitanza con i miei viaggi a Milano. Il locale ha successo ed è variamente frequentato, nel senso che trovi dal giovane al professionista, dallo straniero al curioso. Già, perché a forza di parlare di Davide, conosco decine di persone che hanno fatto almeno una visita al suo locale proprio per curiosità e la maggior parte l’ha trovato simpatico. Il modo di gestire il locale da parte di Davide è ovviamente molto esuberante, fa spettacolo, direi, ma fa parte del personaggio, e anche il suo approccio allo champagne è sulla stessa linea d’azione. Però, i miopi detrattori di Davide non si sono accorti che questo modo di fare ha un grande vantaggio: sdogana lo champagne. Lo toglie dal piedistallo patinato e lo getta nell’arena, un’arena anche popolare, disincantata, che rende normali pure bottiglie stratosferiche (potendosele permettere, ovviamente). A volte si sfocia nell’esibizionismo, a volte queste bottiglie vengono sottoposte a improbabili sabrage, ma se questo serve a far capire che lo champagne è piacere, è divertimento, è allegria, è convivialità, beh… ben venga e buonanotte a tutti gli onanismi mentali dei cosiddetti benpensanti!

Il risultato è che La Gintoneria di Davide è diventata una macchina da guerra, uno dei posti dove si stappa più champagne in assoluto in Italia. A prezzi tutt’altro che elevati, per quanto ho potuto vedere, anzi, parecchie bottiglie sono addirittura molto competitive nel prezzo…

La Gintoneria di Davide
Uno scorcio de ‘La Gintoneria di Davide’: oltre a spazi ampi comuni, ce ne sono altri più riservati dove i suoi clienti più appassionati si concedono bottiglie notevoli.

Alberto – Davide, la prima domanda è d’obbligo per questa rubrica: cosa significa per te la parola champagne?
Davide – Per me la parola champagne è sinonimo di poesia, passione, forse anche meditazione, ma soprattutto significa convivialità e allegria.

Diversi tipi di Gin

Alberto – Meglio di così… Comunque, il tuo locale sembrerebbe dal nome il tempio del Gin-tonic, invece è il tempio dello champagne: come si conciliano le due cose?
Davide – Ho quasi 500 tipi di Gin diversi, sono stato il primo sei anni fa a capire il trend in forte ascesa di questo distillato in quanto c’erano molti appassionati, ma non esisteva ancora una vera ‘Gintoneria’. Dopo di che, un paio di anni fa, ho iniziato a guardare anche allo Champagne, essendone un appassionato: mi piaceva molto, ma mi resi conto che in giro i ricarichi sulle bottiglie erano esagerati e non c’era quasi mai una profondità di cantina. Ho deciso cosi di iniziare a proporre lo Champagne a prezzi giusti, senza rinunciare al Gin già presente in ampia scelta nel mio locale. La risposta del pubblico è stata più che positiva, anche perché oramai la gente conosce i prezzi delle bottiglie e così sa che, quando vuole gustarsi grandi etichette, può trovare da me un’offerta veramente importante con il miglior rapporto qualità/prezzo. Da parte mia, sto cercando di far crescere la mia clientela (in buona parte formata da giovani dai 18 ai 25 anni) nell’apprezzare lo Champagne in tutte le sue sfumature e consigliando loro quelli che a me piacciono di più, spiegando anche le particolarità e le differenze delle varie maison e dei diversi assemblaggi: il risultato è quello che tutti stanno vedendo, ovvero un popolo di ragazzi che hanno abbandonato i ‘chupiti’, i cocktail e i super alcolici in genere per passare allo Champagne!

Alberto – Parole sante… accidenti se hai ragione! Pertanto, chi viene da te si lascia consigliare sulla scelta della bottiglia e raramente chiede questa o quell’etichetta specifica…
Davide – All’inizio no, sceglievano loro. Adesso, però, ho conquistato la loro fiducia e il 90% mi chiede sempre consigli su cosa bere. Sì, può capitare che arrivino con un’idea ben precisa in mente, ma solo perché… l’hanno vista bere da me.

Scampi e Gamberi
Davide è molto attento anche alla gastronomia che propone nel suo locale, soprattutto grandi salumi, selezione di formaggi e crudi di pesce di altissimo livello.

Alberto – A tal proposito, qual è il cliente-tipo che viene da te? E cosa si aspetta?
Davide – Dal giovane ragazzo all’imprenditore, che oramai si aspettano non solo una sterile ‘sciabolata’, ma un vero e proprio rapporto di fiducia con me. Anche io son cresciuto in tal senso, sto cercando di fare cultura e così la bottiglia che bevono questi clienti è accompagnata dalla mia spiegazione e affiancata dalle migliori materie prime di cibo, per un vero e proprio percorso degustativo dello Champagne. Non ti nascondo che quasi tutte le sere la tua guida (Grandi Champagne, N.d.A.) mi dà supporto, in quanto, nonostante abbia bevuto tanto e molto bene, confesso di non avere quella proprietà di espressione per descrivere i profumi e i sapori che trovo nei vari champagne… 

Alberto – Ci siamo fatti l’idea che da te si bevano solo bottiglie top, è vero? Oppure proponi anche champagne non millesimati diciamo molto più abbordabili?
Davide – Certo che ci sono anche molti champagne più abbordabili. Per farti un esempio, ho La Cuvée di Laurent-Perrier a 80 euro e il nuovo Blancs de Blancs di Perrier-Jouët a 120 euro e sto parlando di prezzi al tavolo…

Alberto – Pensaci un attimo: qual è la bottiglia che hai venduto di più in assoluto? E perché proprio quell’etichetta?
Davide – Sicuramente Cristal, anche perché è uno dei miei preferiti per la sua piacevolezza, la sua eccezionale bevibilità nonostante sia uno dei top. Pensa che lo propongo a 190 euro a bottiglia proprio per farlo provare a tutti e chi conosce questo champagne sa benissimo che si tratta di un prezzo molto concorrenziale per una bottiglia di Cristal, un prezzo praticamente sovrapponibile a quello dell’asporto in enoteca.

Cristal 1999

Alberto – Quale champagne sogni avere nel tuo locale e non sei ancora riuscito ad avere?
Davide Non per fare lo sbruffone, ma permettimi di dire che… non ce n’è, perché sono sempre riuscito ad averle tutte. Pensa che qualche giorno fa ho aperto addirittura Boerl&Kroff 1996 in magnum. 

Alberto – E la bottiglia più prestigiosa che in assoluto tu abbia mai stappato? Io credo sia il mathusalem di Cristal 1990-2000, ma dimmi tu…
Davide – Esatto, bravo! Era proprio la mathusalem di Cristal 2000, pazzesca! E non è mancata un’altra mathusalem stratosferica di Cristal come la 2002…

Mathusalem di Cristal 2002
Davide posa giustamente soddisfatto con la mathusalem di Cristal 2002.

Alberto – Gli champagne del cuore di Davide: dimmi tre bianchi e tre rosé e dimmi anche il perché di queste scelte.
Davide – Tra i bianchi certamente Salon, poi Selosse, tutti direi, e il Blanc des Millénaires di Charles Heidsieck. Tra i rosé, invece, ancora Selosse, poi, senza dubbio il Cristal Rosé e, infine, l’Alexandra di Laurent-Perrier. Mi chiedi il perché di queste scelte? Semplice, perché mi emozionano ogni volta! E non serve aggiungere altro…

Alberto – Io conosco il significato esatto e so che non vuole essere assolutamente offensivo nei confronti di nessuno, ma vorrei che fossi proprio tu a spiegare a te il grido di battaglia “poveri!” che si pronuncia nel tuo locale quando si stappa una grande bottiglia…
Davide – Bene, mi fa molto piacere che mi hai fatto questa domanda, quindi mi dilungherò un po’.
È solo qualche anno che la mia vita economica è cambiata, ho sempre avuto una vita molto modesta, essendo figlio di una famiglia normale con papà impiegato, mamma casalinga e io già a lavorare a 15 anni per aiutare la famiglia ad andare avanti. Sin da giovane, guardavo i ricchi e li dividevo in due grandi categorie: i signori e i poveri. I signori sono quelli che lasciano la mancia, che non hanno difficoltà ad allungare una mano quando vedono una persona in difficoltà, che non dividono il conto a cena con la fidanzata, che non scelgono sempre la bottiglia più economica per risparmiare. I signori, appunto. I poveri, invece, che nomino sempre e non ho mai sopportato, sono i cosiddetti ‘ricchi con il braccino corto’, molto corto, quelli che non lasciano mai una mancia, quelli che con l’auto di lusso fanno mettere l’asciugamanino sotto le cosce sudate della donna d’estate per paura di macchiare il sedile di alcantara, quelli con gli yacht che comprano la bollicina sempre più economica da offrire in quanto pensano, magari da astemi, che gli ospiti non capiscano, quelli che per non consumare la benzina la barca la spostano a remi, quelli che hanno più vergogna loro ad allungare la mano e fare l’elemosina a un poveraccio, ben più di quanta ne potrebbe avere questo nel chiederla. Ecco questi per me sono i POVERI.

Davide e la maglietta Poveri

Alberto – Queste tue parole dovrebbero far riflettere più di una persona, ma torniamo a noi, allo champagne. Nel tuo locale la nobile bollicina francese è spettacolarizzata, ciò nonostante credo che, anche in questo contesto estremamente vivace, il bicchiere giusto non possa venir meno. Bene, qual è il tuo pensiero in tal senso?
Davide Ti rispondo partendo da lontano: l’arte di sciabolare è molto più antica di me e ho iniziato a sciabolare con tutto quello che mi capitava in mano: carte di credito, orologi, cinture e soprattutto bicchieri, poi ho pubblicato i video sui social. Da lì è iniziata l’epidemia, un’Italia che sciabola! E il fatto che alla fine lo strumento più utilizzato nel mio locale per il sabrage sia proprio il bicchiere mi ha costretto a fare delle scelte. Conosco benissimo l’importanza del giusto bicchiere per lo champagne e la sua imprescindibilità per un grande champagne, così ne ho di eccellenti, soffiati a bocca, che, però, riservo solo ad alcuni clienti e in occasione di bottiglie di un certo livello. Invece, solitamente, utilizzo dei buoni bicchieri da vino, in grado di sopportare la vivacità dei clienti e i numerosi lavaggi in lavastoviglie. Ciò nonostante, non puoi immaginare quanti se ne rompano ogni sera… Insomma, ho capito l’importanza del bicchiere ben fatto, ma devo anche tenere conto di altri aspetti.

Salon

Alberto – Le etichette consigliate di Davide per: conquistare una ragazza, festeggiare un successo di lavoro, celebrare un compleanno e, infine, chiudere al meglio la serata…
Davide – È difficile dare un consiglio non sapendo il budget di una persona, però credo che per un neofita, cioè uno che non beve champagne tutte le sere, ma solo quando celebra qualcosa di importante, un Krug, un Cristal o un Dom Pérignon (anche solo nelle annate più recenti, senza scomodare P2 e P3) siano più che sufficienti a tutti questi casi che hai elencato.

Grande Cuvée di Krug
Davide e una bottiglia di Grande Cuvée di Krug, ovviamente ‘sabrata’, vecchia etichetta, la sua preferita.

Alberto – Siamo giunti alla fine, Davide, grazie della chiacchierata, è stata molto interessante e sono sicuro farà bruciare lo stomaco a più di qualcuno. Però, a questo punto… con cosa brindiamo?
Davide – Facile: Cristal 2008!

Cristal 2008
Il già mitico Cristal 2008 (100/100 su Grandi Champagne dopo l’assaggio in anteprima già un anno e mezzo fa…) è oggi uno degli champagne preferiti di Davide e, ovviamente, il suo best seller…

www.facebook.com/LaGintoneriaDiDavide

44 risposte a “Davide Lacerenza: un vulcano di champagne!”

  1. A suo modo un Grande… peccato abitare distante da Milano, ma la curiosità di passarci è molta!
    L’unico appunto, quando e se avrò un locale, metterei il brut reserve di Charles Heidsieck(così come PJ) proposto a 50€ e hai la fila che parte da Brindisi… ma qui si mira a un target alto.
    P-J a 80€ sarà un prezzo da Città metropolitana…?

    Comunque, felice per Davide, che dal niente si è creato un impero! Complimenti!!

    Ps: sarebbe bello saperne di più su come Davide ha iniziato e che tipo di relazioni abbia dovuto stringere per arrivare dove è ora… infine anche qualche curiosità col rapporto con le Maison, viste le quantità importanti che “muove” anche per loro…(non voglio aprire una gintoneria 😀 )
    L’espressioni Apparentemente “ingessate” da copertina della champagne(…o sarebbe meglio riassumere con l’aplomb…) vs la spontaneità dell’Italiano e il tripudio di mondanità della Sua offerta!
    Evidentemente, condividiamo coi cugini più di quanto ci ostiniamo a negare e denigrare 🙂

    • In effetti, CH Brut Réserve o Roederer Brut Premier allargherebbero ancora di più l’offerta, ma la scelta sta a lui, ovviamente!

  2. Nonostante tutto, terrificante. Seguito (da appassionato) per qualche tempo su Instagram ma poi abbiamo abbandonato.
    Imprenditore capace e uomo furbo, si colloca al sommo grado per ignoranza che diventa particolarmente fastidiosa poiché esibita ed ostentata.
    Il fatto che venda Champagne in dosi considerevoli non è bastevole per ritenere il protagonista dell’articollo ‘un bene’ alla causa del nostro vino.
    Viceversa.

    • Caro Ludwig, concordo in pieno.
      Sono stata in gintoneria… i prezzi sono ottimi, il prodotto di qualità, ma non credo che questo possa bastare. Nulla di personale, il personaggio di Davide mi è anche a tratti simpatico, ma credo che lo champagne, come qualsiasi buon prodotto, non debba essere sdoganato, bensì conosciuto ed apprezzato. Peccato perché Davide ne è sicuramente un gran conoscitore ed un indubbio amante, ma quanta poca eleganza si percepisce dando un’occhiata al profilo Instagram…
      Ammetto tranquillamente di invidiare la possibilità di assaggiare alcune bottiglie, ma vorrei dire al signor Lupetti che definire invidiosi a priori i detrattori di Davide o chi semplicemente non condivide il suo modo di bere champagne… beh mi sembra francamente esagerato.
      Saluti
      Chiara

      • Con invidiosi non mi riferivo certo agli appassionati o agli avventori, ma ad alcuni concorrenti di Davide e altri venditori di champagne che ne parlano male o perché non riescono a fare numeri simili o perché non riescono a vendergli il proprio prodotto. Avrei dovuto specificare, ha ragione, mi spiace aver creato un fastidioso misunderstanding.
        Poi, come ho detto a Ludwig, ci sono aspetti positivi (quando sento dire, di fronte all’offerta di un calice di champagne “no, è roba da ricchi”, ci rimango male, allora ben vengano locali come quello di Davide) e altri negativi che tendono a esagerare con la spettacolarizzazione.
        Ora spero sia d’accordo con me.

    • Lo sapevo che l’articolo avrebbe fatto rumore e creato due categorie, sostenitori e detrattori. Come al solito, la verità sta nel mezzo: quando ci si ‘spaventa’ dello champagne, Davide l’ha invece reso più popolare, se mi passa il termine; d’altro canto, a volte è vero che certe spettacolarizzazioni vanno un po’ sopra le righe…
      Chi vivrà vedrà

      • Buonasera Alberto.secondo me Più che reso popolare lo champagne,si vedono persone che fanno a gara,passami il termine,” a chi ce l’ha più grosso”.fiumi di champagne di qualità ingurgitati,per poi postare foto dei trofei.per carità funziona,lui è abile in ció.quindi tanto di cappello.ma ci scostiamo parecchio dal moto,il quale condivido, champagne uguale piacere

        • Champagne, ahimé, è anche questo…
          Ma sì, resta sempre valida l’equazione champagne = piacere! Per fortuna…

  3. Un grande a suo modo… peccato non aver avuto ancora l’occasione di passarci, quando apri in Emilia?
    Solo un appunto, perchè non propone C.Heidsieck reserve a 50€(…o anche il PJ…) che avrebbe la fila da Brindisi??
    Sarà l’inflazione presente nelle grandi città metropolitane?

    PS: sarebbe bello poter sapere di più su i suoi inizi, com’erano i rapporti con gli operatori… e come è il rapporto con le maison… le copertine patinate vs la mondanità( …di tutto purchè si venda o affinate strategie di distribuzione?)
    forse qualche detrattore dei cugini si ricrederebbe su quanto siamo simili e quanto condividiamo! Avanti Davide, se non la apri tu qui, la apro io la Champagneria!

  4. Caro Lupetti, l’amore per lo champagne e il rispetto per quei professionisti che tutti i giorni sono in vigna sempre alla ricerca del giusto dosaggio e della migliore uva, non rende possibile non commentare un’articolo che mi sarei aspettato di leggere nel peggiore settimanale scandalistico estivo.
    Mi stupisco di lei, provando vergogna e scoramento nel riscontrare un abbinamento puerile e di bassa lega allo champagne, che dovrebbe essere ed è eleganza e classe pura.
    Purtroppo, con le sue lodi a tali personaggi, non rende onore alla sacralità di certi argomenti.

    • Rispondo volentieri al suo commento perché senza dubbio costruttivo.
      Quando ho deciso di fare questa piccola intervista a Davide Lacerenza per la rubrica Il Personaggio, sapevo benissimo che sarebbe stata una mossa rischiosa in quanto mi sarei sicuramente attirato diverse critiche, ciò nonostante sono andato avanti. Perché? Mi piace raccontare il mondo dello champagne a 360° e Davide ne fa certamente parte. Il come ho cercato di spiagarlo nell’introduzione all’intervista, ma evidentemente non ci sono riuscito.
      Champagne è senza dubbio classe ed eleganza, è il ‘re dei vini’, ma mi sono accorto che questo lo sta rendendo fin troppo elitario, al punto che vedo persone avere paura dello champagne in quanto lusso, roba da ricchi, eccetera. E questo, li allontana dallo champagne.
      Portando su LeMieBollicine Davide Lacerenza, ho voluto fare una provocazione e dimostrare che lo champagne non è solo un vino patinato, ma è altro, è soprattutto piacere, allegria e convivialità. E con il suo modo di fare, a volte sopra le righe, non lo nego, Davide ha certamente remato in tal senso.
      Non è d’accordo?

      • Posso inserirmi?
        É vero, siamo abituati a idealizzare lo champagne in contesti elitari e vedere il re dei vini “trattato” come fosse l’Astoria a fine tappa(Carbon nell’F1, Champagne, ops! … e tanti altri Cristal, dompe e Cattier con l’ace in mano ad individui che ben poco han da spartire con ambienti e persone di classe se non i soldi…) ci fa lacrimare sangue.
        Però, è il mercato bellezza! E abbiamo imparato quindi che soldi e cultura non sono oggi sullo stesso piano… purtroppo quella non si acquista né tanto-meno importa quando viaggi a 6 cifre.
        Se prima erano i re, i nobili, l’avvocato Agnelli… adesso hai anche calciatori, starlette, dj e rapper… non proprio l’immaginario(attuale) dell’eleganza e nobilità che questo vino si è costruito negli anni… e Davide mi pare sia stato bravo a capire questa cosuccia, sfruttando il principe degli status symbol dei vini, lo champagne… Non credo che con la sua attività allarghi la base di appassionati, credo allarghi(culturalmente parlando) il vertice di chi ha solo i soldi per permetterseli…

        Una curiosità mi sorge spontanea… dal lato produttori di champagne, prendiamo proprio i marchi più gettonati del locale: DOM, Crital, Krug e PJ… penseranno quali sono i soggetti che per conto loro “promuovono” il vino? Si chiedono, questo va bene, questo no?
        di tutto purchè si venda è la filosofia oppure c’è alla base la consapevolezza che il mercato champagne (e dei vini) è cambiato e quindi occorre seguire strategicamente il trend?

        Vorrei dire che, oltre alla patina, si scorge la semplicità del vino prodotto e lo spirito animato in larga parte dai contadini della regione, che ho come la sensazione bevano lo champagne come vino da tavola… quindi ben lontani dai contesti del lusso, della classe e dello sfarzo…
        le Maison han contribuito ad elevare il contesto in cui questo vino viene consumato, coniandone l’immagine…
        si tratta infatti di un vino relativamente semplice da produrre, soprattutto per le tecnologie richieste,(lo dico col senno della regione emilia, dove il rifermentato in bottiglia si fa dalla notte dei tempi…), poi certo, per fare il Cristal o la GC non basta l’artigiano, il torchio e la vasca in cemento…

        Quindi alla fine, mi sembra più vicina oggi la Gintoneria al vino che non il “palazzo”(che è forse questo, il contesto, il motivo di rifiuto di una clientela più verso il basso nella scala del potere di acquisto e non il vino Champagne in sé).
        Trovo sia semplicemente umano gustare il vino con spensieratezza del contesto… invece ci arrovelliamo (anche per aggiungere valore, certo) nel riporlo nei posti più assurdi e spersonalizzanti… con il risultato di frenarci davanti alla giacca e cravatta o davanti all’insegna altisonante

        Se però, alla sottrazione del contesto, i ricarichi continuano a sommarsi, allora è davvero il trionfo del soldo sulla cultura… quindi non conta da dove viene il vino che bevi, conta l’importante costo… poi il contesto è solo un’appendice, perchè in quel momento varrebbe qualsiasi posto

        Perdonate la riflessione sconclusionata e infinita 🙂

        • Riflessione molto interessante, invece.
          Che dire, da parte mia? Ho dedicato quasi una vita allo champagne continuerò a farlo, come critico, ma anche come osservatore. Spero di farlo bene e a volte credo sia giusto parlare anche di certi fenomeni com la Gintoneria. Viviamo in un paese libero, quindi alcuni ci andranno altri lo eviteranno, alcuni avranno apprezzato questo articolo altri lo avranno criticato, ma lo sapevo e ho voluto comunque correre il rischio.
          E a chi s’è stracciato le vesti dopo questo articolo chiedo: vogliamo parlare dei ristoranti che hanno in carta il più diffuso brut sans année a 100 euro solo perché c’è scritto champagne?
          Lo ripeto, per lo champagne è il miglior vino del mondo ed è un vino che deve andare braccetto con l’allegria, la conviviali e, soprattutto, il piacere. Costa, certo, ma costa perché costa produrlo, ma questo costo non deve poi moltiplicarsi in maniera indecente solo perché il nome champagne evoca prestigio…

      • Caro Lupetti, concordo con quanto scrive e trovo la sua risposta equilibrata.
        Pensavo di esser stato troppo severo con il mio giudizio, ho voluto informarmi e confermo quanto già esplicato.
        Ho letto anche della ex socia, vergogna della più vergogna… forse anche lei oggi Lupetti, con qualche informazione in più non scriverebbe più su tale locale.
        Sante’

        • Che dirle? Non conosco i retroscena e non mi interessano, così come i gossip, e non ho interessi di alcun tipo nella Gintoneria. Ci sono stato tre volte, Davide con me è stato sempre molto carino, ho visto l’impulso che dà allo champagne, con un modo che può piacere o meno, e ho deciso di parlarne. Punto. E lo rifarei.
          Santé!

  5. Condivido assolutamente,per me schampagne e spumante sono cose assolutamente diverse,a mio avviso lo schampagne è inarrivabile ,lo spumante italiano buono ma poco convincente,peccato io non posso permettermelo,ma il peggior schampagne è sicuramente meglio del miglior spumante classico Italiano.Alessandro

    • Lo champagne è per me il miglior vino del mondo e su questo non si discute. Però, anche in Champagne ci sono vini dozzinali, non creda. Quindi il peggior champagne non è affatto meglio del miglior spumante italiano…

  6. Ho letto le recensioni su TripAdvisor e devo dire di non aver mai letto giudizi così forti.
    Da leggere.

  7. Sinceramente, dopo aver letto i prezzi che si pagano in questo posto, non capisco come si possa, quasi, definire popolare : crudi da € 50,00 a pezzo.

    • Mi sembra che l’aggettivo ‘popolare’ fosse riferito a certi champagne, in proporzione, ovviamente. 190 euro non sono pochi in assoluto, ci mancherebbe, ma diventano un prezzo molto competitivo (o popolare…) se applicato a una bottiglia di Cristal, che in un locale ristorante costa ben di più.
      Su questi 50,00 euro per i crudi non so cosa dirle… che tipo di crudi? In quale quantità? È un prezzo effettivamente pagato?
      Però non mi fate passare come l’avvocato della Gintoneria! Ho visto e ho voluto raccontare…

  8. Buongiorno,

    mi trovo in accordo con Lei quando afferma che lo Champagne non debba essere relegato a questa o quell’altra élite, ma è altresì vero che, per avvicinare le persone ad un prodotto di questo livello, secondo la mia opinione, siano fondamentali e necessarie generose dosi di preparazione e cultura, ma soprattutto, umiltà e savoir-fare. Qualità che si dovrebbero ritrovare nelle persone meritevoli, soprattutto in materia di tale prestigio. Quanto detto male si accorda ai manierismi e alla boria di certe persone che nulla hanno a che vedere con quelle sopraccitate.
    E’ un privilegio immenso avere la possibilità di degustare champagne, quindi comprenderne il suo mondo ed apprezzarlo.
    Tutto questo dovrebbe fare riflettere.

  9. Beh
    Dalle recensioni lette devo dire che non andrò mai in questo posto.
    Invece i suoi consigli sulle bottiglie di champagne continuerò a seguirli con interesse.
    Saluti.

    • Beh, devo dire che volevo fare rumore e… ci sono riuscito! Forse troppo.
      Per l’altro aspetto che mi riguarda più da vicini, grazie! È la cosa per me più importante.

  10. Buonasera Alberto.
    Premesso che non conosco il locale in questione pur abitando vicino Milano, ritengo abbia fatto bene a fare questa intervista, ognuno di noi si farà la propria opinione. Nessuno è obbligato a frequentare il locale solo perché è “andato” su le mie bollicine, benché molti di noi inevitabilmente risentiamo delle sue opinioni….
    Detto ciò, sperando di non tirarmi addosso inutili insulti, le giro una piccola provocazione. Sempre più spesso le chiediamo una Masterclass a Milano, o comunque nel Nord Italia…..a questo punto perché non farla proprio in gintoneria?!?

    Buona serata.
    Gabriele

    • Buongiorno e grazie per il suo contributo equilibrato.
      Ha centrato l’obiettivo: non sto sponsorizzando la Gintoneria, ma raccontando un locale che, con il suo singolare modo di fare, ha certamente dato un impulso a un modo di avvicinarsi allo champagne meno formale, facendo numero, tra l’altro.
      Poi, come ha detto giustamente lei, ciascuno è libero delle proprie azioni, nonostante quanto possa scrivere io (grazie della considerazione!).
      Infine, la sua idea non sarebbe male e ci avevo già pensato, ma devo rifletterci per bene…
      In un modo o nell’altro, però, devo effettivamente organizzarmi su Milano al più presto.
      Saluti

  11. L’effetto Davide Lacerenza è sicuramente quello di far desiderare ad ognuno una bella bottiglia di Champagne da aprire in compagnia .
    Non penso si possa considerare negativamente il voler allargare il più possibile il bacino di utenza di questo prodotto sdoganandolo da prodotto elitario e solo per ambienti circoscritti a momento di spensieratezza aperto a chiunque.
    Non sarà sicuramente un personaggio pacato e di alta classe ma il suo lavoro lo sa fare egregiamente e nessuno ha mai saputo attirare più clienti di lui in questo target.
    In questo mondo in cui il denaro comanda anche le più blasonate maison hanno bisogno di personaggi così per poter continuare a sopravvivere.
    Se di champagne si vuole parlare non si può evitare di raccontare tutte le sfumature che vi girano attorno.
    Buon articolo.

  12. Buongiorno, mi permetto di esprimere la mia opinione da frequentatore saltuario del locale.
    Lacerenza che è un fine commerciante, sta usando al meglio i social (instagram) per fare business questo è chiaro e assolutamente legittimo.
    Ha trovato la chiave di volta per fare il botto…e spesso anche con prezzi equilibrati per prodotti di qualità e nome indiscutibili. In questo è un grande e in molti dovrebbero imparare da lui.
    Il suo problema temo sia il senso della misura…ormai ampiamente superato da scene penose di povere ragazzine seminude che nuotano a rana nel liquame della sua fontana o rampolli semideficenti sbronzi che sciabolano con l’iphone bottiglie che andrebbero trattate con i guanti.
    Da persona intelligente qual’è Davide dovrebbe interpretare il limite come un punto da cui il flesso può pericolosamente diventare discendente…e sarebbe un peccato…
    La sua intervista, non se la prenda, fa un po’ ma solo un po’ marchettina dopo il grande battage pubblicitario che lacerenza ha fatto via instagram (60.000 fwrs!!) sulla sua guida (peraltro davvero eccellente e che ho comprato anche io).
    con stima.
    Marchese

    • Analisi a dir poco perfetta. Grazie del suo contributo.
      A me certe scene non sono capitate, ma posso immaginare… E spero che Davide legga questo suo interessante commento e ne faccia tesoro!
      Saluti

  13. E’ un articolo che lascia abbastanza perplessi, soprattutto perché scritto da una persona assolutamente capace e competente. Io non credo che un locale ove si ‘sciabolano’ bottiglie, utilizzando il Rolex o la American Express black, rompendo la bottiglia, sprecando champagne, giusto per il gusto di dire “ho bevuto una bottiglia da 2000€” possa essere considerato come posto degno di nota. Lo champagne può essere elitario o popolare, non è questo il punto ma non può e non deve essere volgare. Versare una bottiglia di champagne nella scarpa di una donna, oppure lavarsi i piedi o buttare tre quarti di bottiglia per terra è solo una forma di ostentazione che non mi appartiene e non è un modo per far conoscere lo champagne, è semplicemente un modo rozzo e volgare per arricchire le tasche del signor Lacerenza (o di chi c’è dietro) di lui e per vedersi ‘taggati’ sul profilo Instagram di Davide Lacerenza.

    • Lo sapevo, forse anche lo temevo, ma ho voluto farlo lo stesso. Perché? Perché lo champagne va sdrammatizzato. Va bene, forse nel locale di Davide a volte si va sopra le righe, ma chi vuole bere una grande bottiglia e pagarla un prezzo giusto, anzi giustissimo, può farlo. Storture a parte, beninteso.E purtroppo.
      Invece non accetto la sua insinuazione di voler ottenere visibilità sui social di Davide Lacerenza. Se permette, non credo proprio di averne bisogno.

  14. Secondo me Davide è un fenomeno della vendita e le critiche mi sembrano molto sterili.Se pensate che una maison possa vivere solo con sommelier o intenditori vi sbagliate.Certo che bere un saloon 96 alle 5 di mattina dopo 5 bottiglie in tre non ha senso ma qui è l’aquirente che sbaglia non il venditore che deve fare cassa.È un po’ come pensare al alta moda solo per modelle o fisici top.E comunque non tratta tutti i tavoli allo stesso modo.

  15. Ebbene si il mio vino preferito. Quello che per la prima volta mi ha fatto innamorare di questo meraviglioso mondo(premetto che negli anni sono diventato pure barolista). Trattato come uno spumante di bassa fascia. Come quando vedo le discoteche piene di dom perignon a 500 euro rovesciato in volgari flute.
    Ormai non c’è più religione. Ma concordo sul fatto che le maison non dicano nulla. Peccato. Un bel giro di vite… E comunque i prezzi della cuvee di Laurent perrier a 80€. Non sono a buon mercato. La maison fa una promozione mescita per cui la bottiglia si compra a 25 € perciò… Non facciamo i furbi. Mentre Cristal a 190 e un buon prezzo. Ma non crediate in giro si paga 200€.

    • Il mondo è bello perché vario (o avariato?), diceva qualcuno… Lo champagne, purtroppo è vittima del suo stesso successo/mito, da cui le numerose storture. Purtroppo.
      Per quanto riguarda la Ginotneria di Davide, confrontando i suoi prezzi con altri locali che fanno mescita (i suoi prezzi vanno paragonato con questo tipo di realtà e con i ristoranti, non con le enoteche da asporto) a quanto ho visto ha una carta dei vini veramente competitiva per quanto riguarda i prezzi.
      D’altronde, che ne pensa allora di quei ristoranti, perfino mediocri, dove una bottiglia di VCP Carte Jaune costa 90/100 euro?

  16. Puó piacere o meno, ma Davide Lacerenza sta divulgando la passione e il messaggio dello champagne, cerca di regalare delle emozioni a tutti quelli che credevano che aprire una bottiglia di questo vino magnifico fosse un qualcosa solo per i ricconi.
    Ovviamente lui si è creato un personaggio, è un grande imprenditore, ha capito l’utenza media cosa vuole e lui glielo offre.
    Io credo che sta a noi come interpretare una bevuta e sono convinto che lui sia in grado di dare anche delle dovute spiegazioni tecniche a chi venera questo prodotto, tipo me che sono champagnista incallito, poi se si vuole solo postare la storia su instagram e ci vuole divertirsi sa come fare e parte lo show.
    Fa numeri, numeri importanti e apre delle bottiglie importanti, a volte anche troppo e una persona che riesce in questo ha qualcosa da dire, da offrire e da regalare, quindi che piaccia o meno è uno in gamba.

  17. Gentile Lupetti
    Pur condividendo lo “spirito” con il quale aveva aperto il post e rimarcando che ovviamente non È un sostenitore del “nostro” non posso considerare credibile un personaggio protagonista di gesti così sconsiderati e pericolosi.

    Con la sua Ferrari sfida una Ducati nel centro di Milano: l’ultima bravata di Davide Lacerenza

    pubblicato il 26 novembre 2019 alle ore 18:05
    Una folle corsa per le vie del centro di Milano tra una motocicletta Ducati e una Ferrari California rossa. Uno dei protagonisti della bravata è Davide Lacerenza, proprietario del noto locale milanese “La gintoneria di Davide”, molto noto e seguito sui social network, che ha ripreso con il suo smartphone la sfida di velocità, andata in scena a due passi da Porta Venezia. Nelle immagini messe online si vede il contachilometri della Ferrari salire di giri fino a toccare i 137 all’ora. Il ristoratore milanese non è nuovo a questo genere di cose: in passato erano già circolati in rete diversi video in cui si trovava alla guida del Ferrari a velocità folli.

    • Lo ribadisco per l’ennesima volta: a Davide Lacerenza va ascritto il merito di aver ‘sdrammatizzato’ lo champagne e, soprattutto, aver portato i giovani verso lo champagne in luogo di cocktail e superacolici. Nessun altro l’ha fatto a quanto mi risulta. Poi, per carità, alcuni atteggiamenti con lo champagne sono eccessivi e, a mio avviso, manca un’offerta sui sans année. Ma tant’è.
      Punto.
      Quello che fa nella sua vita privata sono affari suoi e non mi interessa. Come immagino (e spero) a nessuno interessa la mia vita privata (che comunque tengo per me).
      Amen.

  18. Sig. Lupetti, non sò quanti anni ha lei, io ne ho 62 e la prima volta che sono andato in Champagne ne avevo 29. Da li piano piano sono tornato perchè nel 2004 volevo acquistare Jacques Selosse in cantina(all’epoca costava 30 euro) ma non è stato possibile allora sono ”caduto” presso un piccolo vigneron sempre di Avize ed ho acquistato prima qualche bottiglia poi via via qualche cartone fino ad arrivare a circa 100 cartoni all’anno sempre per me ed amici. Ho passato nottate con Patrick ad assaggiare prodotti, annate diverse, ed ascoltare il personaggio fino ad arrivare nel 2016 a farci anche la vendemmia per capire dal dentro come funziona il meccanismo. Quindi direi che sono un appassionato con palato allenato, niente di più.
    Per carità nulla contro Lacerenza che fà il suo mestiere ed ha il suo businnes, ma per me che ho fatto mila e mila km per scoprire un pò il mondo dello Champagne non è un riferimento, quindi capisco i commenti di chi magari con sacrificio si compera qualche bottiglia particolare e se la apre in qualche occasione speciale e dà un valore a quello che beve.
    Però chiudendo questo discorso Gintoneria, è facile dire di Krug, Salon, Selosse, Roeder ecc. però mi piacerebbe avere dei pareri su Champagne meno conosciuto ma di tutto rispetto come ad esempio Fallet-Prevostat di Avize, Patrick Schlesser di Avize, Dominique Caux di Oger, Dasautels-Cuiret di Oger, Les freres Mignon di Cramant e tanti altri.

    • Quasi 55 e ho iniziato ad andare assiduamente in Champagne dal 2001.
      Capisco benissimo il suo pensiero. E lo avallo. Anche io sono nato ‘maisonista’, ma poi, con il tempo, ho sempre più scoperto e amato la realtà dei vigneron. Realtà invero molto eterogenea nella quale non sono molti quelli che riescono a fare costantemente eccellenza. Comunque, nel corso degli anni, ho sempre più posto l’accento sui vigneron e, non a caso, sto pensando a una pubblicazione a tema. Vedremo.
      Fallet-Prevostat, come saprà, non esiste più, invece approfondirò con piacere gli altri tre. Anzi… grazie della segnalazione!

      Fermo restando, però, che è un errore contrapporre maison e vigneron, preferire le une e scansare gli altri. O viceversa. Proprio no. Entrambi hanno i loro pro e i loro… non dico contro, ma punti a sfavore. Ma entrambi hanno ragione d’essere. Sono due facce della stessa medaglia. Quella medaglia bellissima che si chiama Champagne!

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