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Sans Année

Initial, la porta d’ingresso al mondo di Selosse

Alzi la mano chi non conosce Anselme Selosse! Credo di non fare torto a nessuno quando dico che prima di quest’uomo c’era un modo di fare champagne e...
di Alberto Lupetti

champagne selosse Initial

Alzi la mano chi non conosce Anselme Selosse! Credo di non fare torto a nessuno quando dico che prima di quest’uomo c’era un modo di fare champagne e dopo di lui tutto un altro, almeno da parte di alcuni produttori e di un certo tipo di champagne, più territoriale. Guardando alla sua terra, il giovane Anselme si è fatto un’idea: doveva andare contro le rese elevate e l’uso della chimica per esaltare invece il terroir perseguendo una viticoltura organica. Così, terminati gli studi a Beaune, nel 1980 Anselme prende dal padre le redini del domaine di famiglia, con vigneti non solo nella stessa Avize, ma pure a Cramant e Oger (oggi 47 parcelle totali con 8.500 piante di Pinot Noir e 65.000 di Chardonnay), e inizia una piccola rivoluzione fatta di conduzione organica e potature basse, in modo da favorire naturalmente le basse rese. L’idea di Anselme è avere terreni in ‘perfetta salute’ e poi riportare tutto questo in bottiglia. Infatti, pure in cantina dice la sua: fermentazioni in barrique di Borgogna (in piccola parte nuove) con soli lieviti indigeni, bassissima SO2, lunghi élevage sulle fecce con bâtonnage settimanale in inverno e mensile in estate, malolattica svolta naturalmente in maniera molto contenuta. Dopo l’imbottigliamento, durante la maturazione sui lieviti (in genere dopo 18 mesi dal tiraggio, che avviene sempre a luglio), le bottiglie vengono spostate e poi riaccatastate una a una per rimettere in sospensione i lieviti e questo avviene tra le 2 e le 4 volte a seconda dell’etichetta.

cantine Selosse
Un luogo oramai mitico: la cantina di Selosse. Tutti i vini sono fermentati in barrique di Borgogna, per circa il 20% nuove.

Tutti i vini di Selosse sono sans année a eccezione di uno, il raro millesimato prodotto in sole 6.000 bottiglie, per questo i vins dé réserve sono molto importanti. Sono conservati in barrique il primo anno, in botte il secondo, in cuve il terzo. Completano il quadro il rémuage manuale, così come il dégorgment, anche se quest’ultimo è effettuato di volta in volta a seconda degli ordini. Il dosage, infine, è spesso nullo o contenutissimo, in genere al di sotto dei 2 g/l, perché per Anselme “i grandi champagne non hanno bisogno di trucco”. Alla fine di tutto questo discorso, l’unico problema è che Anselme produce solo 60.000 bottiglie l’anno, suddivise in ben 12 etichette: gli oramai 6 celebri Lieux-Dits, il summenzionato Millésime, il ricercatissimo Rosé, il particolare Exquise (è un dosato, un sec nella fattispecie), il mitico Subastance e i due classici V.O. e Initial.

La parte del leone – si fa per dire… – nella produzione di Selosse, con ben 33.000 bottiglie, la fa proprio l’Initial, che è stato il primo champagne prodotto da Anselme, da cui il nome. È un assemblaggio di tre annate, con circa il 55% della vendemmia base (in questo caso la 2009) e il 45% di altre due annate come riserve; dopo l’imbottigliamento, i lieviti sono stati rimessi in sospensione per due volte fino al dégorgement, avvenuto dopo circa 30 mesi. È l’unico champagne di Anselme un po’ più dosato, se così si può dire ed Exquise a parte, ovviamente: tra i 3 e i 5 g/l.

Anselme Selosse
Il grande Anselme Selosse, a buon diritto entrato a far parte della storia dello champagne e della Champagne.

Initial

bottiglia champagne initial selosse100% Chardonnay
dég. 30 apr. 2013 – Personalmente preferisco il più ‘sofisticato’ VO, o meglio, ritengo il VO (che sarà nella prossima edizione della guida Grandi Champagne) il prototipo della filosofia e dello stile di questo produttore, ma la tiratura limitata a sole 3.600 bottiglie ‘costringe’ i più a guardare all’Initial… Oddio, non che si tratti di una scelta di ripiego, perché questo Initial sfodera un naso ricco e indiscutibilmente affascinante, certamente complesso, anche opulento. In una fusione veramente perfetta, troviamo tanta mineralità, note di miele, burro e pure le spezie, oltre alla frutta a pasta gialla, mentre il legno si avverte appena, quasi a livello di tostature boisé. La bocca attacca in maniera avvolgente, con una bollicina finissima, e sembra giocata su un’affascinante contrapposizione tra la freschezza e l’ossidazione, con l’agrume, i ritorni minerali e speziati, una piccantezza di ginger che rende ancora più vivace e divertente il finale, invero più ampio che profondo. Sarà, ma alla fine è proprio buono…
Voto: 90/100

La differenza tra un artigiano e un industriale non sono le dimensioni della produzione, bensì l’approccio”, ecco la sintesi dell’Anselme pensiero…

Gli champagne Jacques Selosse sono distribuiti in esclusiva da:
Moonimport – tel. 010/314250 – www.moonimport.it

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10 risposte a “Initial, la porta d’ingresso al mondo di Selosse”

  1. mi piacciono molto i vini di selosse forse non come le cuvee top delle grandi maison ma sono garndi champagne , a partire appunto dall’initial . A mio avviso per esprimersi , più di altri, questa tipologia di champagne , generalizzando in maniera superficiale Laval , Collin, Chartogne Taillet, Prevost etc ha bisogno di tempo in bottiglia . Aprirli troppo giovani fa spesso rimpiangere i soldi spesi se al contrario gli si da il giusto tempo la soddisfazione non manca quasi mai.

    una domanda che non c’entra niente ,Sig. Lupetti, le piacciono gli champagne di Fallet Prevostat ?

    • Di Fallet-Prevostat ho ricordi incantevoli dell’Extra Brut di qualche anno fa. Poi, però, non sono più riuscito a replicare l’emozione e, anzi, ho notato una qualità troppo altalenante, anche nel medesimo cartone…
      Selosse e il tempo? Beh, come i grandi champagne migliora parecchio con il passare degli anni, ma personalmente non andrei troppo oltre i 5-6 anni.

  2. Buonasera.
    Oggi ho stappato una bottiglia di Initial però la mia bottiglia ha una particolare etichetta che non ho ritrovato nella foto in rete : è scritto Initiale.
    Può dirmi qualcosa di più?

    Grazie!

    • Era il primo nome, poi cambiato in Initial. Quindi si trattava di una bottiglia vecchiotta, che… dovrebbe aver garantito una bevuta straordinaria, vero?

  3. Buongiorno Alberto,
    recentemente abbiamo trovato a casa di amici 2 bottiglie di Selosse, precisamente una di Initial e una di Substance entrambe con degorgement 2007… erano in ottimo stato ma non potevano restare ancora lì e così le abbiamo bevute…
    Premetto che è stata la mia prima esperienza con Selosse, avevo il timore che le bottiglie fossero invecchiate un po’ troppo invece si è rivelata un’esperienza incredibile, in particolare il substance mi è parso un capolavoro.
    Erano presenti inevitabilmente note evolutive, però entrambi gli champagne erano ancora buonissimi, bollicina finissima, una freschezza ancora presente che riequilibrava l’evoluzione e una persistenza pazzesca.
    Ritengo che siamo stati molto fortunati, mi chiedo però quale sarebbe stato il momento migliore per bere queste bottiglie (8/10 anni dal degorgement?)

    • Analisi perfetta. Il problema del ‘quando’ è sempre funzione del proprio gusto personale e delle propria pazienza.
      Per quanto riguarda gli champagne Selosse, invecchiano molto bene, ma sono d’accordo che la loro finestra di migliore espressività sia tra i 2 e i 10 anni post dégorgement, salvo amare particolarmente le note evolutive…

  4. Potrei gentilmente chiedere che annata diciamo di “base” (maggiormente presente) in una bottiglia di Initial sboccato 11/19?

    Grazie mille in anticip

    • Initial, VO e Rosé sono sempre 50% annata X, 30% annata X -1 e 20% annata X -2. Qui l’annata X dovrebbe essere la 2013.

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